Bo Summer’s, Andreotti e il segreto dell’omofobia

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Giulio Andreotti 00di Bo Summer’s  twitter@fabiogalli61

Se si potessero pesare le parole, quantificarle numericamente, quello che è stato detto su Andreotti non  sarebbe certamente quantificabile in tonnellate di tonnellate. Mi aggiungo io, miseramente. Col mio farneticare. Dato che di politica, mai, mi avete visto scrivere.

Una preoccupazione monossessiva, la mia, ma capisco pure che erano altri tempi quelli di Giulio Andreotti. Personalmente mi preoccupano più gli attuali bigotti antigay, antidico, antisesso del 2013 di quelli che nel passato lo sono stati. Andreotti era un figlio dei suoi tempi. Integerrimo. Non so quanti altri politici della sua stessa generazione, nemmeno a sinistra [lo dico ripensando a Pasolini e al suo rapporto col PC] avessero, in quel contesto politico, posizioni diverse in materia in questo nostro Paesello della Cuccagna, se escludiamo i Radicali. Penso pochi.

La mia scelta di dedicargli queste righe cercherà di rispettare chi può essere addolorato dalla sua dipartita; non sbrodola un curriculum da wikipedia che i lettori già conoscono o possono facilmente reperire. Paro, e lo sapete, di una figura che per tutta la vita ha inseguito il potere, l’influenza, il protagonismo, l’arroganza divertita: la mia è una totale indifferenza per un personaggio di questo tipo. Ma, comunque, ritengo che sia sempre esecrabile festeggiare per la morte di qualcuno. Questo è il mio pensiero, se mai ne ho uno.

A scatenare la bagarre sui gay è stato lo stesso Giulio Andreotti che ha preso il testimone dello schieramento anti-DiCo. Si era guadagnato proprio “sul campo” il titolo di nemico giurato di gay, lesbiche, omosessuali e transessuali. E così, Andreotti sui DiCo portò avanti la sua battaglia personale a suon di  ba-bau, spauracchi, pregiudizi (alludendo, a volte, ad equazioni tra omosessualità e pedofilia, ma questo è un classico, lo conosciamo bene, non ci stupisce più) e un’aneddotica per exempla da foulietton morali e religiosi. Ribadendo, come era chiaro già al tempo che fu dello scontro Luxuria-Mussolini, che gli schieramenti politici dell’Italia di oggi non vedono più fronteggiarsi fascisti e comunisti, ma “fascisti” e “froci”, ovvero i rappresentati di due linee politiche che si dividono proprio sulla questione omosessuale e che il Corriere della Sera definisce “omofobi” da una parte e “omofili” dall’altra. Quando sarebbe ormai da intendere che la sessualità e trasversale alla politica, ma tant’è.

Concentrandoci su Andreotti, riporto qualche perla del suo pensiero:

Sono all’antica e le unioni le vedo solo tra un uomo e una donna.

Noi abbiamo sudato lacrime e sangue per fare la riforma agraria e dare la terra ai contadini. Invece, oggi, vogliono dare il contadino al contadino.

Ora capisco perché mia madre da ragazzino non voleva mandarmi al cinema. Temeva facessi brutti incontri, perfino in quel cinemetto in via dei Prefetti, dove ti davano anche la merenda.

Quindi omofobo e sessista? Franco Grillini, presidente Gaynet Italia, ci racconta: «Ho incontrato per caso Andreotti in un ascensore della Camera dei deputati qualche anno fa e gli chiesi come mai ce l’avesse tanto con gli omosessuali. “Non glielo posso dire – rispose – e in ogni caso io sono di un altro secolo, queste cose non le capisco e non le voglio capire”. Mi salutò garbatamente e se ne andò. Poi votò contro la fiducia al governo Prodi su di un tema di politica estera per protesta perché erano appena stati varati i Dico. Insomma, un esponente di una cultura sessista e omofoba tipica della sua generazione e del partito di cui era leader». «Andreotti – aggiunge Grillini – porta con sé i segreti della prima Repubblica ed anche una cultura che non aveva mai capito nulla della modernità [o antichità della evidente cognizione della sessualità] e che, anzi, la contrastava».

Giulio Andreotti è rimasto agli anni Sessanta per sempre: allora persino il matrimonio civile veniva considerato concubinato dalla Chiesa, non ha mai voluto comprendere dove andasse la società». Il senatore a vita non nega: «Sono all’antica e le unioni le vedo solo tra un uomo e una donna». La polemica sui Dico divide ora il mondo politico tra omofobi e omofili. Non è più soltanto una battaglia ideologica sulla famiglia o uno scontro giuridico sulle tutele per le coppie non sposate.

La sua carriera politica era iniziata nel 1946, quando, grazie ad Alcide De Gasperi, divenne membro della Costituente. È stato nominato senatore a vita nel 1991 da Francesco Cossiga.

Le mie parole nulla aggiungeranno e nulla toglieranno a tutto quello che si sta dicendo su Andreotti. Nemmeno mi va di fare lo spiritoso. Sappiamo benissimo quanto lui lo fosse. Imbattibilmente spiritoso, questo è da dire. Di fronte alla morte ci deve essere comunque il rispetto che si deve a ogni essere umano. Ma un conto è il rispetto per la persona [non si lascia nemmeno il cadavere del nemico in pasto ai corvi], altra cosa è il rispetto per la Storia. È morto Giulio Andreotti un protagonista della vita politica italiana, con molti chiaroscuri. Compreso il suo “segreto dell’omofobia”: perché ce l’avesse così tanto con gli omosessuali.

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