Recensenda: Bo Summer’s, una volta per tutte, Nanni Balestrini

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Nanni Balestrini 01di Bo Summer’s  twitter@fabiogalli61

È da poco uscita l’antologia delle poesie di Nanni Balestrini: Antologica. Poesie 1958-2010. So che ne siete già al corrente e che già lo avete acquistato. Ma ho proprio voglia di presentarlo, col solito metodo, a strappi. Una volta per tutte.

Un rapporto provocatorio stabilito con il pubblico, la centralità della sua poetica, con quell’ignaro e pacifico lettore al quale si rivolge ironicamente nella prefazione alla riedizione de La violenza illustrata e di cui diceva, già in Linguaggio e opposizione, che “quotidianamente annaspa immerso fino alla fronte nel luogo comune e nella ripetizione”.

In Balestrini ci sono tutti quanti i tratti di una poetica che è oralità e coralità, e che s’accordano al tentativo di dar voce alle sollecitazioni collettive di mutamento politico.

Una scrittura tutta tesa a scardinare i miti dell’ideologia borghese. Se, invece si vogliono valutare i miti come l’espressione delle idee del popolo, la sua poesia trova alimento proprio nell’energia delle masse, affonda le proprie radici nei conflitti sociali, diventandone al contempo testimonianza e linfa.

I suoi testi divergono dalle utopie, dalle costruzioni astratte e individuali. Discorso attuale, n’est pas?! E ciò avviene, in primo luogo, attraverso un’estetica del riutilizzo e il deviare degli avanzi linguistici della produzione di massa, recuperati e riutilizzati secondo la tecnica del ready-made dadaista.

La sua lingua, per costituzione d’avanguardia, nel duplice senso che attribuiscono a questo termine la critica artistico-letteraria e il gergo politico, è da collocarsi fra quei rarissimi artisti che sono riusciti a far coincidere nella loro pratica impegno artistico e civile, superando l’asettica contrapposizione fra autonomia e eteronomia, fra il purismo estetico ed un’arte spuria perché al servizio di nient’altro che se stessa.

Nonostante il maggior grado di leggibilità dei suoi testi dagli anni Settanta in poi , non vi è soluzione di continuità fra il suo primo periodo, la fase più apertamente impegnata della stagione dei movimenti, e tutta la produzione successiva. Rilevabili sono distacco e passione, utopia e sovvertimento. Da un lato, lo sguardo, l’arte visiva, il principio d’individuazione, la ragione che ordina; dall’altro la potenza della musica, l’immediatezza e l’irruenza della vita, l’esplosione caotica del reale, il multiforme divenire.

Nanni Balestrini Antologica 00

Prendendo le mosse dall’idea di una realtà complessa, ambigua, molteplice, in continuo movimento, così, è proprio nell’estrema esperienza dell’indicibilità e dell’inafferrabilità che si coglie la base ontologica del suo fare estetico. E decisamente credo che questa sia da considerarsi una delle ragioni per cui Balestrini, a differenza di un gran numero di poeti e prosatori suoi contemporanei, non si è mai dedicato al “terzo genere”, la critica, proprio perché il suo “fare” coincide interamente con la sua poetica, è poetica in atto, si delinea come momento di riflessione sull’operare estetico e come modalità di riconfigurazione dell’esistente e del contemporaneo.

“La poesia dovrà più che mai essere vigile e profonda, dimessa e in movimento. Non dovrà tentare di imprigionare, ma di seguire le cose […] ed essere […] ambigua e assurda, aperta a una pluralità di significati e aliena dalle conclusioni per rivelare mediante un’estrema aderenza l’inafferrabile e il mutevole della vita”.

I principali procedimenti utilizzati da Balestrini sono il taglio e la combinazione (il collage e il montaggio, il cut-up e il fold-in) presi in prestito alle avanguardie del Novecento, dal dadaismo al surrealismo alla beat generation, facendosi portatore di una parola oppositiva ma proprio attraverso composizioni corali e polifoniche.

Così la poesia di Balestrini assolve anche a un’evidente funzione mitopoietica, in un’epoca caratterizzata dallo “sclerotico e automatico abuso di frasi fatte e di espressioni convenzionali”, dal “linguaggio anemizzato e amorfo delle quotidiane conversazioni” come ha scritto.

Il valore della poesia risiede nella sua “possibilità di opporsi efficacemente alla continua sedimentazione, che ha come complice l’inerzia del linguaggio” al fine di creare uno “spiraglio tra le cupe ragnatele dei conformismi e dei dogmi che senza tregua si avvolgono a ciò che siamo e in mezzo cui viviamo”.

Col passare degli anni e sotto le sue innumerevoli nature – oltre ad essere poeta, è anche narratore, artista visivo, autore teatrale, organizzatore culturale, militante politico – Balestrini ha sempre svolto la sua attività all’insegna di un’esigenza rivoluzionaria, non smettendo di battersi, in un andirivieni continuo dal testo al mondo, dall’arte alla vita, per l’atterramento delle gabbie culturali, sociali, politiche e l’affrancamento individuale e collettivo. In questa etica eversiva e nella costante tensione dialettica istituita fra creazione artistica e realtà, risiede l’estrema coerenza di un fare poetico che continua a rivelare tutta la sua efficacia e la sua attualità.

Il collage, il montaggio, il cut-up, il fold-in, il ready-made Dadà, le Avanguardie Storiche, insomma, Nanni Balestrini è stato, fra gli italiani, involontariamente, assieme ad Antonio Porta, uno dei grandi punti di riferimento cui guardavo quando scrivevo e mi confrontavo negli Anni ’80, letterariamente parlando.

Come spiegarvi che si può crescere anche leggendo testi come questi?

 

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