Venezia non è solo la “Primavera a Palazzo Fortuny”, o forse sì… Intanto Emilio Campanella racconta

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Pablo Picasso Tete de Femmedi Emilio Campanella

Come  spesso accade, i Musei Civici Veneziani iniziano prima, stagioni, festeggiamenti, eventi di vario tipo. Con l’occasione dell’8 Marzo , ecco:  PRIMAVERA A PALAZZO FORTUNY, in programma sino alla Presa della Bastiglia, siccome sarà aperta sino al 14 Luglio. Si compone di cinque esposizioni, delle quali tre fotografiche.  Chi conosca questo magnifico palazzo medioevale ne ricorda e ne subisce il forte fascino dovuto anche all’illustre proprietario che gli dà il nome attuale, ma ne ricorderà anche i rischi espositivi. Se la sala al piano terra cui si accede da Campo San Beneto, risulta la meno impervia per ogni mostra, essendo di una struttura abbastanza regolarmente rettangolare, il percorso si ferma qui per LE AMAZZONI DELLA FOTOGRAFIA, dalla collezione di Mario Trevisan ( le sale successive espongono solo le opere del palazzo ). Una scelta piuttosto importante di trentasette scatti che vanno da Marina Abramovich, a Leni Reinfensthal, da Cindy Sherman a Ghitta Carell, da Shirin Neshat a Diane Arbus, da Florence Henri a Vanessa Beecroft.

Unico appunto le didascalie semi illeggibili.

All’ammezzato, la libreria, per gli anglomani: bookshop. E si arriva al primo piano nobile, apoteosi dell’antico padrone di casa, fra luci soffuse ed un fascinoso allestimento, ormai noto, di elegantissimo trovarobato; invenzioni illumino e scenotecniche e tentazioni da wunderkammer.

Il problema sono sempre le mostre temporanee, che debbono coniugarsi con l’ambientazione. Talvolta funzionano, anche benissimo, questa volta per nulla!  Ne fanno le spese due esposizioni su tre: MEMORIA APERTA di Barbara Paganin, i cui gioelli inventivi, venticinque pezzi numerati e con il titolo unico ch’è quello della mostra, sono costretti nel pur importate armadio delle meraviglie, con una luce fissa che appiattisce…oggetti da vedere uno per uno, piccole sculture accurate che sarebbe stato importante esporre in vetrine che le valorizzassero.

Molto peggio è andata all’ampia e notevole esposizione dedicata ad una personalità quale quella di Dora Maar ed il suo drammaticissimo legame con Pablo Picasso, non a caso il titolo è proprio: NONOSTANTE PICASSO. Sei sezioni sparse nel salone, mal illuminate, con didascalie raccolte su fogli volanti che si possono consultare avvicinandosi alle poche fonti di luce. Molti gli scatti della Maar, di Man Rey, di alcuni altri che l’hanno ritratta…un poco meglio va nelle salette laterali.

Esposto anche TETE DE FEMME (Dora Maar) di Pablo Picasso del 1939 .

Benissimo va alle sculture di Ritsue Mishima, undici vetri molto ben illuminati e valorizzati, per quanto non certo innovativi, belli, si, ma molto visti. Si conclude al secondo piano nobile con SHADOWS di Anne Karin Furunes, otto fotografie dall’archivio Fortuny ingrandite e riprodotte su tela dipinta e perforata.

Buona Primavera.

 

 

 

©emilio campanella 2014
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