Shale Gee, giovane rapper emergente che lotta – dice – contro l’omofobia. L’intervista

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foto ©Giada Giurgola
foto ©Giada Giurgola

di Gaiaitalia.com

Qualche settimana fa siamo stati raggiunti via email, attraverso la nostra pagina Facebook, dalla proposta di una giovane artista che ci proponeva di pubblicizzare il suo brano perché lei lottava contro l’omofobia ed avremmo dovuto – secondo lei – darle spazio. Spiegandole le ragioni per cui non avremmo fatto ciò che ci chiedeva, le abbiamo invece proposto – alla giovane rapper emergente Shale Gee – una intervista dove avrebbe potuto spiegarci quello che leis entiva, scriveva, pensava. Di seguito vedrete come l’impegno contro l’omofobia non impedisca, nonostante i buoni propositi, di scivolare nei più triti loghi comuni, nelle risposte che tanti hanno dato prima della nostra gentile amica (come il non volersi “etichettare” rispetto alle proprie possibili opzioni sessuali, ma la risposta l’abbiamo provocata noi). L’intervista è pubblicata esattamente come l’abbiamo ricevuta.

Eccola:

Due parole su di lei…

Valentina Gatto in arte Shale Gee,giovane rapper emergente, membro della crew Fat Cap Family. Stile che oscilla tra il rap introspettivo e quello militante, impegnata in temi sociali come per l’appunto l’omofobia.

C’è tanto disinteresse in italia per le questioni legate all’omofobia che si devono muovere gli artisti. Come mai?

Secondo me semplicemente perché l’artista, avendo tra le mani un mezzo di comunicazione estremamente potente, si rende in qualche modo portavoce delle più disparate emozioni della gente. Per come la vedo io, il disinteresse nasce forse dal non aver provato determinate sensazioni sulla propria pelle, e dalla scarsa apertura mentale.

Lei è impegnata in prima persona con un brano musicale,ce ne vuole parlare?

Che male c’è (no all’omofobia) è un brano che ho composto con una facilità pazzesca, scritto tutto d’un fiato, in un solo giorno. Era un qualcosa che covavo dentro da un bel po’,per cui avevo un accumulo di emozione che premeva per uscire. Ricordo che quando andai in cabina per registrarlo, fui pervasa da una carica molto forte, tanto che anche il mio produttore ne rimase impressionato.

foto ©Giada Giurgola
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Lei è lesbica,bisessuale,eterosessuale…? Non trova fastidioso dover definire il suo orientamento sessuale come se ce ne fosse bisogno?

Questa è una domanda che mi hanno fatto in molti, difatti trovo fastidioso doversi “etichettare” necessariamente. Sono felicemente impegnata da tempo con un uomo, ma per me l’amore non ha sesso, per cui perché doversi precludere delle emozioni ? Se un giorno dovessi innamorarmi di una donna,non avrei alcun problema.

Come nasce l’idea del brano?

L’idea del brano nasce dal forte bisogno di dare voce ai vari disagi che vive il mondo lgbt. Ma anche dall’esigenza di donare un messaggio di speranza. Volevo in primis scuotere le coscienze, affinchè un giorno la situazione possa cambiare.

Hai vissuto esperienze personali di discriminazione?

Fortunatamente no, ma mi sono trovata diverse volte coinvolta in discorsi con persone che la pensano in maniera opposta da me,e ammetto di essermi scaldata un po’, ma ho tentato in tutti i modi di portare il mio pensiero, cercando di aprire un po’ le menti.

Perché secondo lei in Italia si è ancora così lontano dalla totale uguaglianza di diritti?

Perché c’è ancora molta gente che la pensa all’antica, per esempio sul matrimonio, o ancorata profondamente all’idea della famiglia tradizionale. Probabilmente c’è anche un po’ di “ignoranza” verso tutto ciò, per cui secondo me ci vorrebbe una maggiore sensibilizzazione ad esempio nelle scuole, e poi dovrebbe partire prima di tutto dai genitori,nel sensibilizzare i propri figli verso questa importante tematica.

Il suo brano nasce da un dolore personale,o più da una necessità di dire basta?

Entrambi. Per fortuna sono circondata da amici omosessuali,e il loro dolore è anche il mio. Il mio brano nasce dal voler sbattere in faccia il disagio dell’omofobia, a chi lo provoca e a chi non se ne è mai interessato.

Due parole sul suo brano per i nostri lettori…

La mia canzone è un grido di speranza, di disagio, in qualche modo una sorta di “richiesta d’aiuto”. Il mio intento era quello di comunicare qualcosa di forte e importante, spero di esserci riuscita.

I suoi progetti futuri?

Sto lavorando ad un disco in collaborazione con Middles, un componente del mio gruppo. Parallelamente, sono in fase di composizione del mio nuovo ep da solista, composto da 5 tracce, prodotte da BusyMantra. Nel disco ci sarà anche un pezzo contro la violenza sulle donne, e verrà estratto come singolo. Stiamo aspettando di girare il video p er farlo uscire ufficialmente sul web. Continuate a seguirmi, peace.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(3 giugno 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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