Gabriel Garcia Marquez, morte di uno scrittore

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Gabriel Garcia Marquezdi Il Capo

Se leggete Cronaca di una Morte Annunciata, del 1981, in lingua spagnola, avrete di fronte un capolavoro assoluto. Non ho mai letto nulla di più fluido e di più perfetto. La lingua è magnifica, lo stile unico, si ha la sensazione che sia stato scritto in un attimo. E’ un romanzo straordinario.

Garcia Marquez era considerato un maestro della letteratura, non solo un grande scrittore, non solo un premio Nobel. Garcia Marquez era un maestro. E a lui piaceva.

Era un uomo d’azione, a suo modo, per amore della cultura e della Pace. E forse anche per il suo godimento personale fatto anche di autocompiacimento. L’ho seguito in moltissime occasioni, pubbliche e mediatiche, ascoltandolo difendere a spada tratta la spa Castro che governa Cuba come un fatto privato, con la voglia di prenderlo a sberle e di gridargli in faccia di tutto, soprattutto che l’essere uno scrittore di successo non lo autorizzava ad essere complice.

Ma questo era il mio punto di vista, non il suo. E bastava riprendere in mano una delle sue pagine e mettersi a leggere per essere conquistati – ogni volta! – dalla pulizia della sua scrittura, dai profumi dei suoi giardini, dal profumo della pelle dei suoi personaggi. Inebriante.

Gabriel Garcia Marquez è morto in Messico dopo una lunga malattia all’età di 87 anni. Bandiere a mezz’asta in Colombia. Onori di stato a Cuba. Se ho trovato l’uomo discutibile, lo scrittore – la cui opera può piacere o no – non lo è. E se esisteva un dio della letteratura, quello era Garcia Marquez.

Poi che ci sia coerenza tra l’artista e l’uomo quella è una mia pretesa. E come tale la zittisco.

 

 

fonte: wikipedia.

 

 

 

 

 

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