Pride, il film che racconta la lotta comune di minatori e persone omosessuali

Altra Cultura

Condividi

PRIDEdi Alessandro Paesano  twitter@Ale_Paesano

Durante lo sciopero dei minatori della Gran Bretagna che durò quasi un anno, tra il 1984 e 1985, il governo Tatcher sequestrò i fondi al NUM, il sindacato nazionale dei Minatori. Gruppi di solidarietà per gli scioperanti sorsero un po’ ovunque fornendo non solo denaro ma anche beni alimentari visto che le famiglie rimaste senza stipendi e senza sussidi stavano letteralmente morendo di fame.

Undici associazioni gay e lesbiche in tutta la Gran Bretagna sostennero i minatori vessati dalla stampa dalla polizia e dal governo mandando soldi e generi alimentari.

Al Pride del 1985, in tempi in cui la partecipazione constava in 3 mila anime appena, i minatori pensarono bene di ingrossarne le fila in segno di solidarietà. Sfilarono famiglie intere, mamme, papà e prole.

Non si tratta di un racconto inventato, è tutto vero, su internet trovate anche un documentario girato da uno di questi gruppi di solidarietà il LGSM Lesbian and Gays Support the Miners.

Questa storia eccezionalmente semplice è approdata sul grande schermo grazie alla pervicacia dello sceneggiatore Stephen Beresford (che cercava da 20 anni qualcuno intenzionato a produrre il film).

Il film è Pride (GB, 2014) di Matthews Warchsus, dall’11 dicembre nelle nostre sale, PRIDEdistribuito da Teodora film di Vieri Razzini che ha scelto Pride come commedia di Natale.

Pride è una forza della natura, una inaspettata iniezione di ottimismo in un periodo nero per i diritti di tutte le persone anche quelle non etero.
Un film che ci racconta delle discriminazioni che il potere destrorso e bianco esercita impunemente nei confronti di classi sociali o categorie di persone percepite come aventi meno diritto a quegli inalienabili diritti umani che vengono calpestati quotidianamente, ancora oggi, nella civilissima Europa.PRIDE

Mark Ashton fondatore del LGSM spiega nel film con una semplicità incontrovertibile la ragione per cui le persone omosessuali, oggetto di scherno anche da parte della classe lavoratrice, devono sostenerne la lotta contro il governo Tatcher: perché conoscono bene tanto quanto i gay e le lesbiche l’odio feroce col quale la stampa, la polizia e il governo applica quotidianamente una pressione fatta di violenze, soprusi e intimidazioni.PRIDE

La solidarietà tra chi subisce gli stessi attacchi ai diritti fondamentali sociali e civili non può essere messa in discussione.

La sceneggiatura di Beresford racconta dell’avvicinamento di gay e lesbiche ai minatori mostrando reciproche diffidenze ma anche l’onestà intellettuale di chi non conoscendo è disposto e disposta ad aprirsi al confronto e alla conoscenza altrui.

Beresford adotta per questo racconto il tono della commedia riuscendo a trattare lo sciopero ad oltranza, le vessazioni contro la classe operaia e contro le persone non etero con estrema leggerezza che non significa superficialità, tutt’altro.

L’ironia e l’autoironia tengono insieme discorsi e contesti dolorosi e tremendi sui quali Pride offre uno sguardo veloce e icastico: l’odio del governo Tatcher per chi usa uno strumento democratico di lotta politica come lo sciopero; la polizia come strumento di repressine del Governo; la distribuzione iniqua dei ruoli lavorativi che vedono le donne piegate ai lavori donneschi della cucina (quando una delle mogli dei minatori, dinanzi due ragazzi che stanno insieme chiede loro chi è che fa le pulizie in casa? spiazza la coppia che si aspettava la classica domanda sui ruoli sessuali); mogli che prima di essere sposate sono donne, persone molto più intraprendenti e curiose dei mariti; l’odio per i froci e le lesbiche, odio fisico (aggressioni e percosse che il film riporta senza col giusto realismo pur se in una commedia) odio psicologico (quello delle madri per i figli).

PRIDETutto però è illuminato da una speranza di fondo che diventa concreta realtà: la solidarietà tra gay e lesbiche e una classe sociale tradizionalmente omofoba può costruire momenti organizzati di lotta, una lotta sostenuta da una sororanza che trova forza e dignità dall’ammanco di diritti, perché le botte prese dalla polizia, il dileggio della stampa, le politiche governative ferocemente discriminatorie sono le stesse.

Beresford nel film smantella tutti i luoghi comuni sull’omosessualità cui il cinema (e non solo) ci ha abituati: dai comportamenti promiscui dei gay che nel film invece sanno anche intessere solide storie d’amore, alle vie diverse che gay di diverse generazioni hanno saputo trovare per continuare a vivere in una società omofoba. Tanti gli esempi nel film.

La solitudine cui sono condannate a vivere le persone dichiaratamente gay, in quanto discriminate e prive degli spazi sociali di condivisione e crescita, non sono poi così dissimili da quelli dei minatori considerati incolti e ignoranti. Il luogo comune che vuole i gay provetti ballerini viene capovolto in uno strumento di autoemancipazione quando due minatori incapaci di rimorchiar pulzelle si fanno dare lezioni di danza dal gay per rimorchiare.

Così durante il Pits and Perverts un concerto organizzato per finanziare l’acquisto di un furgone con il quale portare derrate alle famiglie colpite dallo sciopero, mentre Joe, l’unico personaggio inventato del film, giovanissimo gay in erba bacia per la prima volta un ragazzo i due minatori andati a lezione di danza riescono a sconfiggere il pregiudizio di due ragazze che non ne volevano sapere dei minatori e riescono a baciarle. Il regista ci mette del suo e fa ripredere alla mdp i due momenti con lo stesso movimento di camera.
La solitudine è delle persone, della gioventù, non cambia con l’orientamento sessuale…

Un marito ex minatore in pensione confessa alla moglie di essere gay. La donna senza battere ciglio dice di saperlo già. Ah, fa il marito, lo hai scoperto da quando sono giunti qui i gay? No, gli risponde lei, lo so almeno dal 1968…PRIDE

Quegli uomini gay che si sposavano negli anni 50 non lo facevano per vigliaccheria ma perché allora la società non offriva loro alcun margine di manovra. Un margine di manovra che la generazione degli anni 70 si è costruita a suon di gay pride e azioni di protesta, tramite una visibilità che, denunciando l’ammanco di uno spazio sociale, costruisce spazi di condivisione anche nella reazione negativa delle fasce più omofobe della società.

In questa lotta gli insulti sono tante medaglie guadagnate durante la lotta, non a caso il nome dato al concerto di finanziamento, al quale parteciparono anche i Bronsky Beat, porta il nome di Pitts and Pervers, (buchi e pervertiti, dove buco indica lo scavo del minatore), un titolo offensivo usato dalla stampa per sminuirne l’alleanza, subito assunto come slogan di rivendicazione.
Le persone che ancora oggi si chiedono retoricamente cosa ci sia da essere orgogliosi non possono più nascondere la loro omofobia strisciante dietro una domanda retorica.

La solidarietà tra persone anche diverse è possibile, è auspicabile e le somiglianze soverchiano sempre le differenze.PRIDE

Dopo avere visto il film andatevi a vedere il documentario girato illo tempore dal gruppo LGSM.

Scoprirete, con la stessa meraviglia dell’infanzia dinanzi una vetrina di giocattoli, il rigore filologico con cui Pride è stato girato e riconoscerete senza ombra di dubbio personaggi e situazioni (anche il modello, il colore e la scritta sul furgone sono le stesse).

Capirete così anche l’enorme grandezza degli e delle interpreti del film che hanno saputo donarsi totalmente ai personaggi che portano sullo schermo con intelligenza e umiltà. Perché a differenza dell’Italia i cui film non sanno più confrontarsi con la realtà il cinema inglese sa ancora cogliere a piene mani dalla Storia, senza retorica e senza buonismo, anche quando ci racconta una storia coi toni leggieri della commedia, confezionando un tributo allo spirito di corpo, che oggi abbiamo perso un po’ tutte e tutti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(10 dicembre 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©alessandro paesano 2014
©gaiaitalia.com 2014
diritti riservati
riproduzione vietata

 

 

Pubblicità