“I Triangoli Neri”, il teatro diventa poesia #Vistipervoi

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Carlotta Tommas - Christa 03di Alessandro Paesano twitter@Ale_Paesano

Si nota il tocco della poeta nella scrittura drammaturgica di Monica Maggi.
Il personaggio di Christa, giovane donna lesbica internata nel campo di concentramento di Dachau, protagonista del suo I Triangoli Neri, diventa per l’autrice, al suo debutto teatrale, l’occasione per parlare dell’esistenza di una donna ebrea alla quale piacciono le donne.

Christa è un coacervo di sentimenti di amore e di disprezzo, per la madre e per se stessa in quanto lesbica, incarnando una condizione e un modo di sentire il lesbismo squisitamente legati all’epoca delle deportazioni naziste, quando la lesbicità, come tutte le omosessualità, era anche una prigione interiore dato che la società non concedeva spazio alcuno alla crescita relazionale e alla costruzione di una storia d’amore tra persone dello stesso sesso che non fosse imbrigliata nell’ipocrita condanna sociale del vizio. Questo non impediva che amori anche grandi nascessero come quello di Christa per la sua amata Lea, che ricorda con dolore l’amore interrotto dal suo arresto e dall’internamento.Maggi nel testo restituisce dignità a questa omofobia interiorizzata che non ha impedito a Christa di innamorarsi e di fare l’amore, agendo il lesbismo con una libertà, malgrè lui, che oggi non trova riscontro alcuno nelle donne lesbiche di oggi, pavide e invisibili, in una società ancora omofoba ma che, almeno, non ti interna più. Una constatazione che si fa lucida denuncia con la quale Maggi inchioda il pubblico a una responsabilità etica e politica che ci fa tutti piccoli e piccole dinanzi le grandi vette di amore e disperazione che Christa, donna e lesbica vessata e internata, è riuscita nonostante tutto a raggiungere.
Nonostante l’abisso di esclusione dal quale erano costrette a emergere prima di essere le donne di allora sono state molto più libere e autodeterminate delle donne, lesbiche o meno, di oggi le quali, come ricorda Edda Bili, si sono date al maschismo, assumendone caratteri e idiosincrasie.

Carlotta Tommas - Christa 02Un j’accuse che Maggi fa con una ferocia che nasce dallo stesso amore per le donne del quale lo spettacolo è uno dei più bei tributi cui abbiamo mai avuto la fortuna di assistere (un tributo all’amore anche carnale privo di quelle allusioni gratuite di tanta letteratura gay).

La cifra di Christa non si esaurisce nel suo lesbismo come amore sentimentale e sessuale per le donne. Il lesbismo è strumento di indagine del femminile, motivo di confronto tra se stessa e la madre dalla quale è nata, dipanando un legame a doppio filo con questa prima donna dal ventre della quale è venuta al mondo. Un legame che si spiega e si comprende pienamente solamente all’interno e dal punto di vista di una una cultura squisitamente ebraica (dalla discendenza matrilineare alla psicologia e alla sociologia delle donne ebree che son tali solamente quando generano figli e figlie). Un legame tra donne e tra madri e figlie che Maggi riassume con una semplicità apparente che in realtà è frutto di una consapevolezza che normalmente si acquisisce dopo anni di psicoterapia, che coglie e restituisce alcune delle dinamiche malate cui le madri, più o meno involontariamente, sottopongono le figlie, dinamiche così ben espresse dai commenti e dalle considerazioni di Christa (tu che mi strappavi la pelle a morsi perché solo così ti sentivi vera anche tu) cui fa da specchio a quella fame di donne che Crista, internata, può sopperire solamente mangiando se stessa dando enormemente spessore al personaggio che non riamane appiattito al suo orientamento sessuale.

Maggi intesse e sviluppa Christa con le fibre di allora, ma con un telaio contemporaneo, , per rimanere in metafora, dando una visione ineccepibile della memoria storica che non si limita ad essere memento, ma si p(r)opone sempre come esigenza politica per il presente, per la vita qui e adesso.
Così il grido disperato di Christa che afferma l’esigenza di vivere in un altro spazio e in un altro tempo riecheggia in sala arrivando al pubblico vestito di nuovi significati richiamando per il presente la stessa disperazione di allora nonostante oggi la via al lesbismo sia molto più facile (almeno in Europa) di quando le donne lesbiche venivano deportate nei campi di concentramento.Carlotta Tommas - Christa 04

Christa è magnificamente interpretata da Carlotta Tommasi che non si limita a portare in scena un personaggio, ma incarna una persona inventandone il linguaggio del corpo, la postura, la fibra fisica, restituendone la statura morale nei piccoli gesti del corpo, delle mani mai ferme, nelle inflessioni della voce restituite con una padronanza sorprendente e un registro duttile di ampio spettro con la voce che sa farsi bassa e grave o sottile come un sussurro. Una presenza in scena che non potrebbe essere più vera capace da sola ad evocare un mondo che sul palco fisicamente non vediamo essendo la scena spoglia ad esclusione di un giaciglio coperto da un lenzuolo bianco che funge da letto, e dalle luci che scolpiscono l’aria.

La regia di Trinelli interviene senza snaturare testo e interprete e senza preoccuparsi di porre la sua firma che si distingue proprio nell’assenza, nella sottrazione, una regia sostenuta dell’amore per il teatro che lo spinge a mettersi al servizio del testo e dell’attrice.

Un gioiellino (per la durata) che potete vedere sino a domenica 1 Febbraio al teatro dell’Agorà di Roma.

Un gioiellino struggente e straziante, come l’amore, quando viene reciso.

 

 
I TRIANGOLI NERI
di Monica Maggi
con Carlotta Tommasi
regia di Ennio Trinelli

fino al 1 febbraio 2015
TEATRO AGORA’
via della Penitenza, 23 Roma

Ingresso 11 € (+ 2 euro di tessera)

Inizio ore 21.00
Domenica ore 17.30

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(28 gennaio 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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