Giacominazza di Luana Rondinelli #Vistipervoi tanto i masculi sono tutti uguali

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Giacominazza 00di Alessandro Paesano  twitter@Ale_Paesano

Giacomina, giovane e risoluta, va a trovare la cartomante Mariannina cercando in lei, donna strana, colorata, eppure accettata da tutto il paese, il mezzo per comprendere e comprendersi. Nasce tra le due donne un confronto-scontro fatto di due modi diversi di approcciare le convenzioni sociali uniformarsi accettando il ruolo dell’eccentrica o dire la verità a qualunque costo.
Due donne diametralmente opposte che si scrutano, si confrontano, e si affrontano senza giudicarsi con una solidarietà che parte da uno spirito di corpo, da una sororanza che passa attraverso la stessa discriminazione, quella di una società chiusa e provinciale come quella italiana che relega le donne in ruoli secondari.

 

L’intelligenza drammaturgica di Luana Rondinelli si nota subito già alle prime parole di Mariannina, scritte in un dialetto siciliano di straordinaria forza musicale e poetica.

Per parlare dell’amore tra donne Rondinelli affronta l’argomento non già dal punto di vista della  militanza lesbica.

Conoscendo bene le difficoltà incontrate dalle donne nell’essere accettate per quel che sono, la difficoltà femminile in una società patriarcal maschilista come quella italiana  travalica l’orientamento sessuale e si insinua tout court nel corpo della donna, un corpo che nella società  quando afferma la propria autodeterminazione trova modo solo e sempre in funzione a un maschio, anche se è un maschio da cavalcare.

 

In una delle scene più belle della piéce (ma non è l’unica) Mariannina credendo che l’esitazione di Giacomina sia il sesso dei maschi le mostra con disinvoltura come cavalcare i masculi senza averne paura, che tanto son tutti uguali. Mariannina si diverte a mimare l’atto sessuale che conclude con un bacio sulla bocca della ragazza affatto privo di malizia, divertito, divertente e liberatorio.
Un bacio che per Mariannina è un gesto di intimità e che per Giacomina è causa di turbamento. Un turbamento che non riguarda l’accettazione della propria lesbicità ma che è la spontanea reazione a un’onda di emozioni e di sentimenti che non hanno una grammatica tramite la quale esprimersi quando una donna desidera un’altra donna.

La mancanza di una lingua pensata a misura di donna costituisce in tralice l’ossatura drammaturgica più nascosta ma anche quella più potente della piéce perché accomuna le due donne ben al di là del loro differente orientamento sessuale.
Una sororanza che l’omosessualità maschile non conosce perché per quanto stigmantizzati  gli omosessuali vivono in un mondo fatto a misura di uomo, mentre per la donna l’emancipazione sessual affettiva deve sempre prima sottrarsi al maschilismo di default che la penalizza in quanto femmina.
Questo dallo spettacolo emerge in maniera chiara e precisa.
Mariannina e Giacomina sono le due facce della stessa donna che deve sempre lottare per vivere da soggetto e non da oggetto il proprio corpo un corpo desiderante, poco importa se il suo amore, se il suo desiderio, si rivolge ai maschi o alle femmine.

 

A dare forza a questi due personaggi è prima di tutto il testo il cui lessico declinato nella cadenza di un dialetto impiegato in maniera esemplare, e anche, naturalmente, da Luana Rondinelli che interpreta Mariannina e Claudia Gusmano che si dà anima e sangue a Giacomina con una intensità che commuove. Entrambe riescono a restituire tramite il linguaggio del corpo dei personaggi che interpretano un sottotesto che si fa glossa a quanto detto e non detto in una sinergia tra testo e sottotesto che solo il grande teatro di parola sa ottenere.

 

Rondinelli firma anche la regia che con pochi semplici tratti, l’uso oculato delle luci che sanno sottolineare stati d’animo e tappe del percorso di liberazione e autodeterminazione di entrambe le protagoniste,  e qualche scarno essenziale dettaglio di scenografia, riesce a restituire un’atmosfera, un gusto, un vissuto quasi tragici, sicuramente universali e straordinariamente attuali.

 

Rondinelli e Gusmano volano altissime eppure mantengono entrambe una umiltà del saper fare, e fare  bene, senza mai darlo a vedere, e sempre al servizio del testo, dei personaggi e anche del pubblico (che infatti applaude copiosamente)  coronando la perfezione di uno spettacolo del quale già alle sue prime battute si intuisce l’importanza, la bellezza e la verità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(21 aprile 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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