Roma Fringe Festival 2015: “L come Alice”, Laura Garofoli sa farsi amare

Altra Cultura

Condividi

Roma Fringe Fest 2015 - 06 L come Alicedi Sandro Giovanoli

L come Alice è uno spettacolo tutt’altro che facile. Surreale fusione di generi di diverse estrazioni, questa opera è una combinazione di teatro e video arte, tratto dal romanzo “Attraverso lo specchio” di Lewis Carrol e dalla traduzione di Antonin Artaud è ispirato al teatro della crudeltà di Artaud e alla “Logica del senso” del filosofo Gilles Deleuze, senza il quale probabilmente lo spettacolo non avrebbe visto la luce: una serie di suggestioni filosofiche e intellettuali hanno quindi messo in moto l’ingranaggio creativo con cui Nexus, con il sostengo della Compagnia Mauri Sturno, ha sviluppato la sua trasposizione scenica dell’opera di Carrol.

L’allestimento è completamente in stile steampunk, ovvero mescola elementi ottocenteschi con arredi e tecnologie che richiamano invece un’epoca più moderna (“Come sarebbe il passato se il futuro fosse arrivato prima”, è alla base del pensiero steampunk).

Tutti abbiamo in mente ormai la Alice della Disney – la Disney lo ha rovinato, ci confessa Nexus – meno quella di Carrol; ancor più lontana dall’immaginario collettivo appare l’Alice di Nexus, interpretata dalla sorprendente Laura Garofoli. Le parti del libro ritenute rilevanti sono state estratte e fissate in questa composizione moderna, ricca dal punto di vista interpretativo, essenziale nell’unico – ma finemente costruito – oggetto scenico, la scrivania in cui c’è tutto il mondo di Alice; anche le luci percepiamo dovessero avere un ruolo molto più determinante nella creazione dell’atmosfera, purtroppo la location aperta con le sue luci naturali non consentiva mai un buio completo e le luci di scena erano costrette a scontrarsi con quelle dell’ambiente. In generale crediamo che il lavoro sarebbe molto più adatto ad uno spazio chiuso, che non ad uno aperto e dispersivo come il palco B del Fringe Festival: è necessario che il lavoro ti assorba, che l’atmosfera sia quella giusta e l’immersione totale, che un tic-toc ti colga di sorpresa nel buio e che non ci siano distrazioni da altre fonti rumorose o di movimento. Ad ogni modo ci appare davvero un buon lavoro, sebbene criptico per certi versi e forse ancora in via di sviluppo, studio, mutamento continuo, in cerca di una sua ossatura più solida che lo renda meno spezzettato, più viaggio e meno quadro; inoltre la ricerca ed elaborazione si può apprezzare ancor più profondamente forse solo ripercorrendo lo stesso percorso che va da Carrol a Artaud a Deleuze, perché il processo di studio è stato davvero intenso, tortuoso, concettoso e cerebrale.

Nonostante la matrice intellettuale e l’impossibilità di coglierne a pieno i frutti se non ci si muove sullo stesso binario concettuale, crediamo che lo spettacolo risulti gradevole e fruibile ad un pubblico abbastanza vasto, soprattutto per la resa dell’attrice Laura Garofoli che sa farsi amare, guardare, cattura con un’energia fuori dal comune e ottima presenza scenica. Non si può non far caso allo studio minuzioso dei suoi movimenti scenici, alla padronanza con cui sa padroneggiare il corpo, a come quegli arti riescano ad essere allo stesso tempo unico corpo e organi indipendenti. E’ lei che traduce in azione l’idea, ne diventa padrona e in essa si muove libera come liberi si è nella propria fantasia. Ci viene quasi da pensare a quella L del titolo, sempre meno di Alice e sempre più di Laura. E lei da sola, in un’oretta, ci ripaga delle vecchie delusioni.

(11 giugno 2015)

©gaiaitalia.com 2015 – diritti riservati, riproduzione vietata

Pubblicità