Roma Fringe Festival 2015, vince “Fäk Fek Fik” #Vistipervoi la nostra Tea Milani c’era

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Roma Fringe Fest 2015 - 08 Fak Fek Fikdi Tea Milani

 

Si è conclusa ieri (5 luglio, ndr) la rassegna del Roma Fringe Festival alla prima edizione nella sua nuova casa: Castel Sant’Angelo. Ed è quindi arrivato il momento di tirare un po’ le fila di quello che è stato questo mese di teatro (se così si può dire). Ad essere sincera, mi sarei aspettata molto di più da una rassegna che vanta la propria internazionalità. Il basso livello di certi spettacoli mi era sembrato già evidente dalla prima settimana di Festival.

Ma veniamo ai finalisti.

Guerriere – tre donne nella Grande Guerra di e con Giorgia Mazzucato: bella l’intenzione di sottolineare l’importanza della figura femminile durante la Prima Guerra Mondiale, raccontandoci le vite di tre donne costrette a reinventarsi. Ma il punto é proprio questo: tutto è raccontato. L’azione si assesta ad un livello di monotonia tale da rendere prevedibile ogni movimento, o parola, anche il colpo di scena finale non ha la forza necessaria per rialzare lo spettacolo e sicuramente la dizione non perfetta e cadenzata dell’attrice (forse voluta) ha influito sulla pesantezza di alcuni passaggi emotivi.  La musica ha sicuramente aiutato a sostenere l’inizio, ma non le si può delegare l’onere di reggere l’intera pièce. Inoltre, una domanda: perché creare una scenografia così curata, se poi la si usa solo come sfondo – sfondo ad una mera narrazione… Con pochissima azione?

Gli ebrei sono matti: Dario Aggioli (nonché autore e regista) vince a ragion veduta la menzione speciale come migliore attore. La sua costruzione del personaggio di Enrico risulta perfetta, ma quello che non regge é Guglielmo Favilla, interprete di Angelo/Ferruccio: non é all’altezza del collega, spesso sembra in difficoltà e non riesce ad interagire sulla scena come dovrebbe. Lo spettacolo alla lunga risulta difficile da seguire proprio per la complessità dei personaggi e il finale non sufficientemente spiazzante come ci si aspetterebbe. La drammaturgia, poi, è un po’ scarna.
Les aimants di e con Sara Mangano e Pierre-Yves Massip: spettacolo di teatro danza che dà la dimensione di quanto gli organizzatori abbiano puntato alla eterogeneità nella selezione degli spettacoli. Un genere, il teatro danza, di non semplice interpretazione per chi non ne è un assiduo frequentatore e capace di cadere in una retorica di gesti troppo semplicista e didascalica. Di contro qui andiamo nella direzione opposta: la vita di coppia viene descritta nella sua complessità con trovate intelligenti, ma mediante l’uso di un simbolismo troppo azzardato, il quale non rende spesso fruibile ai più il senso delle azioni. Trovo si sia perso un po’.
Fäk Fek Fik: lo spettacolo che stravince il festival conquistando i premi per migliore attrice, migliore drammaturgia e miglior spettacolo. Delirio a tre dal ritmo forsennato che rapisce anche chi cerca di resistergli. Nato della rivisitazione dello scritto di Schwab, arricchito di contenuti e movimenti scenici ben orchestrati. Solo due pecche: il buco lasciato (temo volutamente) a metà spettacolo, come una sorta di “fine primo tempo” che, da una parte lascia riprendere fiato al pubblico, dall’altro risulta quasi un errore, quasi ci fosse problema tecnico. Secondo punto, il finale forse troppo diluito, risulterebbe molto più efficace levandogli qualche battuta, che ho trovato superflua. Ma resta il fatto che era il migliore che questa finale offriva.
Ed il punto è proprio questo e non dovrebbe essere questa la questione.
Ribadisco il mio disappunto su alcune scelte artistiche ed organizzative: decidere di portare in scena così tanti spettacoli (quest’anno erano 82), che poi è anche lo spirito del Fringe, ha decisamente i suoi rischi, ma trovo che la qualità non debba mai essere messa in secondo piano. Così come sono certa che tra gli spettacoli non ammessi al Festival ce ne fossero alcuni molto più innovativi e geniali di altri che hanno partecipato. La domanda è: perchè LORO no?
Alla prossima edizione, dunque. Speriamo più ricca in termini di sostanza e non solo di numeri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(6 luglio 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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