Teatri di Pietra #Inscena Canto Scuro con Giovanna Amarù: il 12 luglio

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Canto Scuro 00di Gaiaitalia.com

 

 

“Canto Scuro”, in scena il 12 Luglio nello spazio Antiquarium dell’Arco di Malborghetto, è la prima tappa del progetto di teatro danza intitolato “Trilogia della luce” che si articola attraverso tre diverse creazioni che ruotano intorno a tre temi centrali: il Nome per Canto Scuro; il Volto per “Being Back”; il Tempo per “Peau d’ame – Pelle d’anima”.

La danzatrice e coreografa Giovanna Amarù trae spunto dal dramma di Elettra per una rilettura in chiave onirica dell’incidenza significante costituita dal nome: alla luce distinguo le cose, separate, scolpite, nude, che portano un nome perché sono state nominate, il nome è questa luce che vedo e fu vista […].

”Ho voluto riportare le cose al loro valore nominale. Leggere il solo piano metaforico, quello che ricadendo fuori dall’oggetto da accesso all’intimo di questo – afferma Giovanna Amarù – Elettra è lo splendore, l’ambra gialla. E’ la proprietà di alcuni corpi che sfregati attirano o respingono altri corpi,è quel fluido rapido che si manifesta con scintille, che imprime al sistema nervoso una violenta vibrazione. La trasparenza di Elettra rivela l’opacità di Clitennestra, ne denuncia l’inerzia e l’impostura. Elettra è colei che si lascia attraversare, che riconosce e si autogenera, fuori di stirpe. Colei che al potere sostituisce la possibilità, come puro movimento. Elevando il lutto a luce, annulla un recinto e si fa essa stessa ultimo limite, ultima fuga in sé stessa, ultima espiazione e testimonianza. Elettra piange l’assenza del padre e del fratello, ma non attende e non accoglie, erigendosi a figura negativa della femminilità o come oltre/femminile. L’igloo, la casa impossibile di Merz, è la bolla chiusa dell’infanzia, indistruttibile come il giardino remoto di un gioco che fu.

Il suo abbandono è reso necessario da un ulteriore abbandono,in una sinonimia fra crescita e scioglimento dai legami. Elettra è energia viva, dunque separata;ed il tavolo, quel frammento di suolo sollevato da terra come altare alla convivialità, si fa tomba. Ho voluto intendere questo Canto Scuro come corto circuito dell’esistenza, come energia svincolata,non servile in nulla, non timorosa. Un brillare gratuitamente in un cielo vuoto, siderale quanto la lontananza dall’essere sé”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(10 luglio 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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