Pensavamo tutti di aver sbagliato qualcosa, in coda alla Sala Perla del Casinò, si sa i primi giorni, nonostante si venga da anni, si ha qualche dubbio, anche se l’organizzazione sempre migliore ha più o meno la medesima struttura, ma poi abbiamo capito: si trattava di un documentario, peraltro molto importante, sulla rivoluzione ukraina del 2013/2014, ma eravamo veramente quattro gatti!
Seguendo i tre mesi di proteste sempre più estese, di scontri con le forze dell’ordine, sempre più sanguinose e con molte vittime, un numero altissimo di feriti, dispersi, sino alla cacciata dell’inviso presidente rifugiatosi fra le braccia dello zar russo, ed il ritorno della precedente, imprigionata e perseguitata presidente. Una cronaca lucidissima e costruita con attenzione al montaggio, seguendo i tempi delle giornate di scontro, inframmezzata da interviste con i protagonisti di quei giorni, dalla Piazza Maidan, agli altri luoghi caldi della città di Kiev, la partecipazione, i soccorsi, le vittime fra i soccorritori disarmati.
Il corpo disciolto di una polizia assassina che massacrava con manganelli metallici, che lanciava lacrimogeni e peggio, e poi lo sparare proiettili di gomma, poi viti e bulloni, e di seguito proiettili veri. Mercenari assassini.
La costruzione del film ha una progressione narrativa ed un ritmo estremamente efficace. Ed è tutto vero!
Una voce diretta ci racconta, un coro di voci testimonia la tragedia di un popolo che si solleva e le repressioni che subisce. Noi leggiamo le notizie sui giornali, seguiamo trasmissioni, ma siamo lontani, molto lontani: queste sono voci forti che urlano dolore e disperazione, raccontano fatti in prima persona, è tutto molto diverso. Ciò che fortemente colpisce è la trasversalità interetnica, interreligiosa, e di tutti i livelli sociali che ha coinvolto i cittadini uniti a dire no…
(4 settembre 2015)
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