“Francofonia” di Alexander Sokurov: in concorso per #Venezia72

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Venezia 72 - 00 Francofonia Sokurovdi Emilio Campanella

 

 

 

I lunghi, dettagliatissimi titoli di testa con la voce fuori campo del regista che riceve telefonate. Alexander Sokurov nella sua stanza-studio rivede immagini del film che ha appena terminato di girare. Comunica con un capitano a bordo della sua portacontainer che trasporta opere d’arte (!!!) su un mare tempestoso molto, molto, molto preoccupante. La comunicazione è difficile. Intanto cominciamo a vedere le immagini del girato, qualche ciak in campo, si parla del Louvre, di Parigi, della capitale francese sotto l’occupazione, fra immagini di repertorio, finti documentari, ambientazioni, evocazioni, invenzioni, supposizioni, farneticazioni…

Una Marianna, anche troppo presente, scandisce le sue tre parole. Un Napoleone I ingombrante si propone e ripropone indefinitamente… Intanto vediamo gli incontri fra il gerarca nazista che si occupa dell’arte in Francia, in quel frangente, ed il direttore del Louvre, poi direttore dei Musei di Francia, anche per il governo di Pétain. Intorno a questo luogo ruota tutto il film: la sua storia, la sua importanza, il fatto che sia nato anche per conservare opere trafugate e razziate durante muscolari campagne militari. Il regista, nel suo monologo interiore ad alta voce  riflette, ragiona; scorrono immagini di ritratti, statue, quadri famosissimi, intanto su quella nave i containers sono sempre più in pericolo.

Nel 1940, le opere più importanti del museo erano state trasferite altrove, in castelli in provincia, per salvarle, e con successo!

Se questo fosse stato fatto per l’Ermitage durante l’assedio di Leningrado, ci sarebbero stati meno danni, e Sokurov torna ad occuparsi del protagonista di ARCA RUSSA del 2002, ma osserva come il rispetto, anche intermittente per l’arte nell’Europa dell’ovest, non sia assolutamente esistito per quella dell’est, mentre scorrono terribili immagini di repertorio relative all’assedio.

Torniamo a Parigi: il Grand Louvre, la piramide, alcuni dei “divi” del museo, le sale archeologiche… l’arte assira, i reperti antichissimi dei palazzi e delle capitali, i tori alati con i volti dei sovrani… La scena è silenziosa, alcune persone sono ferme e guardano ammirate gli antichissimi colossi; la voce tace, tutti pensiamo che se questi reperti sono qui è perché sono stati strappati al loro paese, ma sono qui, e sono salvi.

Dobbiamo tutti fare il massimo per conservare la memoria del nostro passato, le vestigia di civiltà che ancora ci parlano, e che sono la storia di tutti indistintamente.

All’inizio Sokurov aveva interrogato i padri nobili della sua cultura, ormai definitivamente silenziosi.

Film sfaccettato, ricchissimo di spunti, osservazioni, riflessioni, dubbi, domande, montato con sapiente ed apparente disordine, in realtà, sorvegliatissimo ed abile nel calcolare gli effetti dialettici del discorso svolto in 87 minuti di documentario-non documentario, film narrativo e no.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(4 settembre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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