Bruegel, Capolavori dell’arte fiamminga. A Bologna a Palazzo Albergati fino al 28 febbraio

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Bologna-Mostra-Brueghel--00di Emilio Campanella

 

 

 

 

 

Fino al 28 febbraio 2016, a Palazzo Albergati di Bologna. “Bruegel, capolavori dell’arte fiamminga”: nelle piccole, intime sale del palazzo, una mostra che prende per mano i suoi visitatori.

Si tratta di un’esposizione composta quasi essenzialmente da opere provenienti da collezioni private europee e d’oltre oceano, a parte due o tre, fra cui I Sette Peccati Capitali di H. Bosch, olio su tavola del 1500-1515, nella linea fantasiosa delle efferatezze, che arriva da Ginevra (Geneva Fine Art Foundation). Nella prima sala, non lontano dalla Lamentazione di Pieter Coecke van Aelst e aiuti, del 1540-1550 c.a sorprendente per la morbidezza dei gesti, l’abbandono del Cristo morto dal braccio allungato ed sostenuto, la mano come un fiore che sta appassendo, quindi la quasi leonardesca Madonna Delle Ciliegie di Joos van Cleve.

L’esposizione è, comunque, incentrata sulla famiglia Bruegel e sulle loro scelte stilistiche che hanno influenzato fortemente il secolo. Molti quadri sono piccoli, per committenze private, più facilmente e frequentemente di soggetto profano. Il percorso è punteggiato di opere grafiche, non numerosisime, ma determinanti per chiarificare le innovazioni formali e tematiche che le botteghe portavano avanti. In questo senso l’esposizione è intima, proprio perchè tutto è da guardare da vicino e a lungo, per la ricchezza e la precisione dei particolari, che sono le cifre riconoscibili della pittura fiamminga, quella pittura nordica che guardava all’Italia la quale a sua volta s’ispirava per i paesaggi a quella, come è ben evidente nella pittura veneta. La profonda differenza è che a nord l’umanità è immersa nel paesaggio ch’è protagonista dei dipinti mentre in quella italiana la figura umana è fulcro dell’attenzione.

Paesaggi piccoli ed accurati, da vedere da vicino, prendendosi tutto il tempo, lasciandosi colpire dai contrasti di colori caldi e freddi.

La profondità di campo, come nella Città Costiera con Ponte ad Arco di Jan Bruegel il giovane e Lucas van Valckenborch (1590-1595); non mancano surreali realtà, sogni, incubi, anche in Pieter Bruegel il vecchio (e aiuti), nella Resurrezione del 1563 c.a. Belle navi dalle vele gonfie, incise e dipinte, per la gioia di clienti più o meno abbienti che potevano sognare avventure, solo guardando una parete di casa… Navi di mercanti, molto spesso delle famiglie dei pittori che decisero un altro destino per la loro vita, e si fecero testimoni del mondo che li circondava. Altri divennero ambasciatori, portando la pittura nelle grandi sedi diplomatiche e nelle corti. Ma noi restiamo qui fra le allegorie abitate da fiori ed animali, fra i trionfi floreali, in mezzo alle feste popolari vivaci e coloratissime, ricche di un bozzetismo preciso e molto spesso impietoso.

Al secondo piano, un’ampia sezione dedicata ai miti. In questo ambito, sorprendente l’Allegoria dell’Udito di Jan Bruegel il giovane, 1645-1650 c.a (Diana Krueger, Ginevra); di seguito una galleria di trionfanti nature morte floreali, prima di concludere con le feste popolari: Le Sette Opere di Misericordia di Pieter Bruegel il giovane, del 1616, i sei episodi delle Nozze Contadine di Merten van Cleve, 1558-1560 c.a, Danza Nuziale all’Aperto di Pieter Bruegel il giovane del 1610 c.a, sempre suo il Ritorno Dalla Fiera, 1619-1636 c.a.; una mostra imperdibile.

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