“Albania Casa Mia”, Aléksandros Memetaj è splendido cantore di se stesso

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Aleksandros Memetaj 00di E.T.        twitter@iiiiiTiiiii

 

 

 

 

Non ho voluto scrivere di Aléksandros Memetaj e del suo spettacolo “Albania Casa Mia” mentre lo spettacolo era in scena per una ragione principale: lo conosco personalmente e la stima che nutro per lui come attore è nota ad Aléksandros come a tutte le persone che del suo entourage fanno parte. Un articolo durante le repliche che il suo primo spettacolo da “solista”, non uso casualmente questo termine,  sarebbe sembrato una forzatura e non volevo né che lui ne beneficiasse, di quanto sto per scrivere, né che qualcuno potesse leggere sotto le mie parole chissà quale “difesa d’ufficio” in un ambiente, quello teatrale capitolino, che più che impegnarsi nel pettegolezzo dovrebbe migliorarare la qualità delle proposte e fare scomparire l’affittacamerismo. Definitivamente. Ma questi sono solo relativamente fatti nostri.

 

Aléksandros Memetaj si impapera troppo spesso, si sbaglia, pronuncia male alcune parole, la sua dizione non è sempre fluida, non perché è straniero, ma perché si stanca troppo e dà tutto se stesso anche nei momenti in cui potrebbe risparmiarsi, ma ha scritto ed interpretato un pezzo di tale forza, di tale straordinaria sincerità, di tale spudorata e prorompente personalità, di un così dirompente significato politico e culturale da avere diritto all’applauso soltanto per il coraggio di averlo messo in scena. Il copione dello spettacolo è di una sincerità cristallina, scritto benissimo, senza nessuna mediazione intellettuale, teso a raccontare quanto le umane meschinità, quelle che ingenuamente e per comodo giustifichiamo come perpetrate a “fin di bene”, possano essere devastanti e, soprattutto, ingiustificabili. Lui, Memetaj, mentre fs tabula rasa dei luoghi comuni e ci fa quasi lacrimare dalla commozione, se ne sta solo sul palco per un ora e un quarto dialogando con il pubblico come se non avesse fatto altro per tutta la vita, come se su quel palco ci fosse nato per raccontare proprio quella storia lì a noi cialtroni italiani che sappiamo tutto di tutto soprattutto quando non sappiamo nulla di poco, e ci offre una buona occasione per emanciparci dal nostro insopportabile razzismo interiore, quello che ci fa pensare di essere sempre migliori della persona che abbiamo di fronte.

 

Viene dalla provincia veneta (che anche il vostro cronista conosce bene), quella dello squallore intellettuale più becero, dell’infelicità più profonda, dell’ignoranza più gretta, il nostro Aléksandros Memetaj. Usa l’Italiano, l’Albanese e il Veneto, che non è un dialetto, è una lingua, e conferma ai Serenissimi Dottori del Razzismo che l’unica maniera di uscire dalla grettezza intellettuale è l’essere tanti in uno: più culture, più lingue, più cervello. Alla faccia del prete che dice messa in dialetto e dell’insegnate che insegna in classe in veneto, costruisce uno spettacolo magnifico e si prepara ad una carriera alla quale soltanto lui stesso potrà fare lo sgambetto.

 

Dopo avere replicato al Teatro Argot di Roma dall’1 al 13 dicembre, lo spettacolo “Albania Casa Mia”, tornerà in scena nel corso del 2016 (sapremo dirvi dove e quando). Ci aspettiamo che il giovane Memetaj sia in grado di approfondire ulteriormente il rapporto con il testo, lo spettacolo e l’essenziale regia di Giampiero Rappa che lo sostiene egregiamente.

 

L’asfittico panorama teatrale capitolino impari da questo giovane attore che con la spudoratezza della sincerità ha costruito un gioiellino culturale che è insieme un’opera teatrale e un manifesto politico.

 

 

P.S. Ho conosciuto recentemente durante un viaggio in treno di qualche ora un giovane rapper toscano di origini albanesi che mi ha mostrato alcuni video dei suoi lavori. E’ un altro giovane pieno di talento che non perde il suo tempo a scrivere post imbecilli sui social. Anche il suo lavoro è contraddistinto dalla “pancia” e dall’urgenza di dire, a conferma che non avere più fame non può che portare alla morte di sé.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(23 dicembre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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