Rendez Vous Festival del film francese 2018, “Gaspard va au Mariage”: eteronormati, come sempre

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di Alessandro Paesano #rendezvous2018 twitter@Ale_Paesano #cinema

 

 

Gaspard va au Mariage (t.l. Gaspard va al matrimonio) (Francia/Belgio, 2017) di Antony Cordier che, dopo tanti anni, torna dietro la macchina da presa per la terza volta (il suo film precedente, Happy Few, è del 2010) è un film corale su una famiglia fuori dalla norma, composta dal padre Max, tombeur de femme (è suo il matrimonio, che non si farà), Virgil, un figlio maggiore che lo aiuta a mandare avanti uno zoo prossimo alla chiusura, Coline, giovane donna ancora chiusa nell’adolescenza (simboleggiata da una pelle d’orso di cui si veste da quando era bambina), e da Gaspard, l’unico sottratosi allo Zoo e alle sue dinamiche e che “torna a casa” per il matrimonio accompagnato da Laura una giovane donna che ha incontrato per caso sul treno e che presenta alla famiglia come sua fidanzata.

Tra flashback dell’infanzia, quando fratelli e sorella erano sostenuti da loro madre, morta in seguito all’aggressione di una tigre dello zoo, una serie infinita di invenzioni create da Gaspard (tra le più riguardevoli i paracadute per tappi di champagne e il pulisci ombelico automatico) scopriamo il padre eterno bambino ed egoista, la sorella innamorata, in maniera nemmeno troppo metaforica, di Gaspard, Virgil trascurare la felicità personale per il bene superiore della famiglia (finirà lui per sposarsi, approfittando del matrimonio organizzato per il padre costretto a rinunciare) mentre Gaspard dopo avere avuto la forza di allontanarsi dalla famiglia sembra incapace di prendere qualunque nuova posizione. Ci pensa Laura la sua finta fidanzata, che diverrà, ça va sans dire, vera a fine film,  a spronarlo a volersi bene e riappropriarsi della propria esistenza smarcandosi dall’amore incestuoso della sorella (che “finalmente” scopre il sesso con un invitato del matrimonio) e dandosi all’avventura (di nuovo in un treno, con Laura) lontano dalla famiglia, mentre alcune frasi della lettera scritta a Virgil recitano che “l’amore significa trovare qualcuno da amare più della propria famiglia”.

Film discontinuo con tante situazioni interessanti che non sembrano però mai trovare modo per far progredire la storia in maniera organica, con un approccio gioioso alla sessualità (le scene più belle del film sono quelle che vedono i personaggi relazionarsi col proprio corpo e quello altrui, con una nudità sincera ed equamente distribuita tra personaggi maschili e femminili),  Gaspard va au Mariage risente troppo di un punto di vista maschile (del regista che firma la sceneggiatura con la collaborazione di Julie Peyr e Nathalie Naje) nel quale la sessualità femminile è ancella di quella maschile (perché mai Laura, così determinata per tutto il film, deve ordinare a Gaspard di scoparla per bene e non decidersi lei a scopare per bene lui?) al punto tale che la scoperta del proprio corpo da parte di Coline non passa per l’autoerotismo ma per il sesso genitale con un maschio, mentre le manette lasciate da Gaspard in regalo a suo fratello servono a legare la moglie di lui e non già Virgil stesso…

Sembra proprio che per smarcarsi dall’anticonformismo familiare al limite della famiglia disfunzionale il regista non trovi niente di meglio che un punto di vista eteronormato coi ruoli tradizionali tra maschi e femmine, senza nemmeno che il pubblico (che tira un sospiro di sollievo quando Coline fa sesso con un uomo che non è suo fratello Gaspard) se ne accorga, in barba al motto femminista e femminile il corpo è mio e me lo gestisco io…

Recitata da un gruppo di attori e attrici amato e conosciuto in Francia questa commedia, pur distinguendosi per tanti momenti significativi, propone una conclusione posticcia e semplificatoria: a differenza di quanto mostrato nel film non si risolvono i problemi personali con una relazione di coppia.
Nella vita reale accade casomai il contrario non si riesce a entrare in coppia finché non si risolvono i problemi personali, finché, cioè, non si sta bene con se stessi e con se stesse.

Ma questo il film sembra ignorarlo completamente…

 




 

(8 aprile 2018)

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