di Giuseppe Sciarra
Il decennio che più di tutti ha partorito un numero considerevole di meteore musicali sono di certo gli anni ottanta. Mai come in quella decade il panorama musicale è stato illuminato da miriade di artisti che hanno imperversato nelle classifiche per una stagione o per qualche anno. La lista dei cantanti o dei gruppi musicali da one hit wonder o che hanno fatto un disco grandioso e altri successivamente così così ignorati dalle classifiche è lunghissima. Pensiamo al folgorante esordio del grande Terence Trent D’Arby con “Introducing the Hardline According to Terence Trent D’Arby (1987)” un disco che ha venduto la bellezza di dodici milioni di copie per poi essere seguito da altri album meno incisivi, le cui vendite non sono state altrettanto esaltanti. Oppure Edie Brickwell & New Bohemians che con il disco “Shooting Rubberbands at the Stars (1988)” e il singolo “What I Am” hanno conquistato pubblico e critica, mentre col successivo “Ghost of a dog (1990)” delusero le aspettative spingendo la band a ritirarsi dalle scene per molti anni, salvo poi ripresentarsi successivamente solo nel 2006 con il disco “Stranger Things”.
Un’artista molto brava nata in quel decennio e morta a livello commerciale poco tempo dopo è la cantautrice Tanita Tikaram. Di origini malesi, vissuta tra Germania (dove è nata) e Regno Unito ebbe un esordio folgorante a soli diciassette anni – un enfant prodige salutata come una piccola Joni Michtell all’epoca – con lo splendido “Ancient Heart (1988), trainato dai singoli meravigliosi di grande successo come “Good Tradition” o l’enigmatica “Twist in my Sobriety”, una canzone le cui sonorità arabeggianti cullate dalla sua voce bassa, profonda, sensuale un po’ alla Tracy Chapman, un po’ alla Sting e un po’ alla Amanda Lear, incantarono (e continuano a incantare) qualsiasi ascoltatore si approcci a questo evergreen. Che cosa accade poi a Tanita Tikaram coi successivi album, con cui non riuscì a bissare il successo e i livelli dello straordinario d’esordio, proverò a spiegarlo in questo articolo da fan imparziale che riconosce gli errori di uno dei suoi artisti preferiti – un artista lo ami veramente soprattutto se noti la differenza tra le cose belle e meno belle che ha fatto e non amandolo o peggio ancora idolatrandolo a priori.
Tikaram ha pubblicato dal 1990 al 1992, tre album consecutivi, “The Sweet Keeper (1990)”, “Everybody’s Angel (1991)”, “Eleven Kind of Loneliness(1992)”, senza prendersi una pausa per poter maturare il suo sofisticato stile da folk-singer con il risultato che i dischi da lei scritti e prodotti in quel periodo, a parte qualche canzone carina e altre un po’ meno, risultano senza infamia e senza lode. Uno stile astruso e un modo di cantare alla Elvis Presley rendono quasi irritante l’ascolto di alcune sue canzoni. Non capisco perché la cantante di origini malesiane che ha una voce fuori dal comune, tra le migliori della musica pop come disse Billy Corgan degli Smashing Pumpiks, in quel periodo si fosse ostinata a cantare male facendo il verso a Presley con risultati tutt’altro che buoni. Caso emblematico è “Eleven Kind of Loneliss”, il suo disco meno riuscito di quel periodo ma che sarebbe potuto essere tra i suoi più belli se non ci fossero stati degli arrangiamenti esageratamente barocchi a caratterizzarlo e quel modo di cantare insopportabile. Vi esortiamo ad ascoltare un pezzo del disco “To Drink the Rainbow”a riprova di quanto scrivo. La versione studio è pessima. Quella nuova, riadattata dalla Tikaram per un disco acustico uscito nel 2012 semplicemente meravigliosa.
Nel 1995 “Lovers in the City (1995)” non cambia le carte in tavola. Il pezzo più bello del disco è “My Love Tonight”, carino il brano che dà il titolo all’album, affascinante “Bloodlines”, niente male “Wonderful Shandow”, per il resto no comment. “The cappuccino song (1998), è sicuramente meglio dei suoi precedessori, anche se è ritenuto dai suoi fans un disco troppo commerciale e distante dall’anima dell’artista. Scomparso per fortuna il modo di cantare alla Presley ha il suo punto forte nella bella e melodrammatica “Amore si”, un tango alla Marisa Monte e in “ I don’t wanna Lose of Love” e nella cover degli Abba “The Day Before You Came”. Peccato che le migliori canzoni del disco siano uscite come b-side: “Only One Boy in The Crowd”, “ Feeling is Gone”. Terribile e trash la canzone che dà il titolo all’album, ripudiata dalla stessa Tikaram come gran parte dei pezzi di questo disco troppo pop per i suoi gusti.
La rinascita della Tikaram avvenne nei primi anni duemila. Dopo sette anni di pausa, una lunga permanenza in Italia tra Bologna e Firenze, incessanti studi di canto e pianoforte con Daniela Ronconi, la fascinosa chanteuse di “Ancient Heart”, pubblicò un disco che se fosse stato il seguito del suo primo album, l’avrebbe confermata negli anni novanta in cima a tutte le classifiche. “Sentimental (2005)” è il ritorno a casa di un’artista che dopo anni di incertezze e dischi sbagliati si è finalmente ritrovata con un album da camera raffinato e in linea con la musica jazz di quel periodo, alla Norah Jones e Diana Krall per intenderci. “Everyday is New” in coppia con Robert Treherne è il seguito commerciale di “Twist in my sobriety” che tutti aspettavano da tempo, un hit garantita ma purtroppo mancata. “Play me Again”, “Heart in Winter”, “Love is a Just Word” pezzi con orchestra al seguito di pregevole fattura.
Ancora meglio Tanita farà qualche anno dopo con il suo secondo capolavoro assieme a “Ancient Heart”, “Can’t Go Back (2012)” un disco che si rifà al rock e al pop degli anni sessanta (All Things to You, Rock’N’Roll), ma anche a un’elettronica stile Air (Heavy Preassure), con due torch song spaccacuore (e classifiche) stranamente non uscite come singoli (Make the Day e Keep it Real). “Close to the People” (2015) è un disco minore rispetto a “Sentimental” e “Cant’Go Back” che non manca di ottime intuizioni come i singoli “The Way You Move” e “Food On My Table” che però sicuramente conferma la rinascita di una cantautrice pressoché ignorata in patria e in Italia ma che ha ancora uno zoccolo duro di estimatori in paesi come Germania, Austria e Polonia e che speriamo prima o poi sia riscoperta come merita anche dalle classifiche e dalla critica. Tanita Tikaram merita una seconda chance.
Andatevi a cercare sul suo canale YouTube gli inediti che ha regalato durante il lockdown ai suoi fans: “I saw the Morning” è un capolavoro e preannuncia un nuovo album rinviato durante la pandemia che promette molto bene.
(31 dicembre 2021)
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