Torino GLBT Film Festival, giorno cinque con Alan Turing, e poi Murad ed Antoine. Leggete

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ToGay-07 Alan Turingdal nostro inviato Massimo Capo

Quinta giornata di festival, la partecipazione non diminuisce, le file davanti alla porta d’ingresso del cinema sono sempre lunghe ed i commenti fuori dalle sale sono davvero entusiasti.

Il livello rimane alto.

Sala due, riprogrammano “Codebreacker” (Greatest Codebreacker) di Clare Beavan regista e produttrice di documentari e drammi televisivi, vincitrice di un Emmy con la serie “Simon Schama’s Power of Art”  e Nic Stacey ,anche lui, regista e produttore per la televisione britannica con all’attivo molti lavori televisivi, tra gli ultimi la serie “Order & Disorder” del 2012. Il docu-film, con la sceneggiatura di Simon Berthon e Craig Warner racconta la storia del matematico Alan Turing, interpretato da Ed Stoppard attore inglese nato nel 1974 che ha  iniziato la propria carriera in teatro ed ha già al suo attivo molte partecipazioni cinematografiche.

Turing è considerato il padre dell’intelligenza artificiale e si deve a lui  il sistema che ha permesso di decrittare il “codice Enigma” durante la seconda guerra mondiale,  permettendo così di conoscere  con largo anticipo le  mosse dei tedeschi, contribuendo in maniera determinante alla loro disfatta.ToGay-08 Codebreaker

Per una denuncia da parte di Turing contro un suo amante occasionale, che gli aveva rubato l’orologio del padre, Turing rivelerà ingenuamente alla polizia che con il ragazzo in questione ha rapporti sessuali. Il governo inglese lo condanna per “grave indecenza”. La stessa accusa che portò Wilde in prigione per due anni.

Turing sceglie l’alternativa della castrazione chimica e questo renderà il matematico una persona infelice che non troverà altra via d’uscita se non il suicidio nel 1954, con una dose di cianuro.

ToGay-09 Codebreaker

Questo docu-film racconta gli ultimi diciotto mesi di vita di Turing e ricostruisce parte delle conversazioni che ha avuto con lo psichiatra Franz Grimbaumm, interpretato da Henry Goodman, attore inglese con una brillante carriera nata nei teatri londinesi.

La parte del leone in questo lavoro è senza dubbio riservata al montaggio di Leigh Brzeski, che ha avuto la capacità e la bravura  di legare le ricostruzioni filmate e spezzoni d’epoca alle interviste con  esperti di tecnologia e computer come il co-fondatore della Apple Steve Wozniak ed a David Leavit che su Turing ha scritto la biografia “L’uomo che sapeva troppo” e che guida lo spettatore nel mondo del matematico.

ToGay-10 CodebreakerNota amara, che dovrebbe far seriamente riflettere, sull’ultima immagine che chiude la storia  appare una nota  che informa che solo nel 2009 il governo britannico si scusò con Turing con queste parole “meritavi di più”. Si dovrebbe trarre qualche insegnamento dagli errori.

Doppio salto carpiato sul posto e nella stessa sala si proietta un altro documentario intitolato “One Zero One” del regista Tim Lienhard, giornalista radiofonico e televisivo che ha realizzato vari documentari ed è oltre che regista anche produttore di questo documentario che narra la storia di Cybersissy e BabyBjane, due drag queen che si esibiscono come performer ssulle scene delle disco più famose da New York ad Ibiza.

Dietro i fantastici costumi e le iperboliche parrucche si celano Murad ed Antoine.  Murad è alto un metro e quarantanove, una vita passata dentro e fuori dagli ospedali, ha un occhio solo, mani e piedi deformati. Antoine quarantenne  ha problemi psicologici ed una famiglia disfunzionale alle spalle.

ToGay-11 One Zero OneInsieme formano un duo drag in cui si fonde il clownesco, la danza ,l’ironia, Divine e Bette Davis.

Lienhard, dopo averli visti in un club di Colonia decide di raccontare la loro storia, racconta cosa c’è dietro al trucco/maschera, la consapevolezza di una vita difficile, il maturare di una filosofia che porterà  a fare della sofferenza un’arma per vincere la stessa sofferenza non solo fisica, ma anche interiore.

Antoine ,durante la sua intervista, da non dimenticare la personale  visione del numero “101” che dà il titolo al  documentario, ci confida anche la sua idea  del mondo e di quello che lo circonda, lo fa con la sua arte e con il suo essere artista non solo sulla scena, ma rendendo  palpabile il suo pensiero attraverso la pittura e la ceramica, arti che attraversa con indubbio ed infinito talento.

Il documentario è dedicato a Murad.

 

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