Roma, Renzo Rubino al Gay Village tra ironia, talento e influenze balcaniche

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Renzo Rubino 03di Ghita Gradita

Un concerto che è volato via, finito troppo in fretta, bis inclusi. Renzo Rubino è bravissimo. Si presenta con una band atipica: batteria, basso, violino e pianoforte, con il batterista che è anche violoncellista. Tutti, Rubino in testa, si divertono come matti. Pubblico incluso.

Lui è conosciuto per la canzone con cui ha vinto il premio della Critica al Festival di Sanremo 2013, Il Postino (Amami uomo) presentata al Festival comunista di Fabio Fazio contro il parere di tutti perché per Rubino “Wagner andrebbe suonato anche in Israele”, a sottolineare che la grande musica dovrebbe essere suonata ed ascoltata ovunque.

Ma lui non è solo quella canzone: è anche tutto il contrario.

E’ energia, swing, cultura musicale, innovazione, talento, spirito irriverente, testi un po’ caustici, immagini fortissime e spirito da ragazzino maleducato. Ed è proprio per questo che ci piace.

Renzo Rubino 00

Che dire del concerto? Che non si sta fermi un attimo, che l’energia di Renzo Rubino è contagiosa, che i suoi testi sono una lezione di linguistica, che canta benissimo e che in mezzo a tutto questo talento trova la maniera di non dimenticare l’ironia mai. Che è una grande prova di intelligenza.

Poi il pupo è giovane e fa in tempo a rovinarsi. O a migliorarsi. Dietro le quinte: un’affabilità straordinaria, molti punti di vista e la ricerca di una toilette. Che siam sempre esseri umani.

L’atmosfera straordinaria del Gay Village romano è questa. Si riesce a diventare tutti amici. O a vivere in armonia. Che sono un po’ la stessa cosa.

Renzo Rubino 01

 

 

 

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