Di culture, teatri, giovani talenti e vecchi tromboni per i quali la pensione non comincia mai

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Culturadi Gaiaitalia.com

Ci capita spesso ultimamente di venire invitati, e di assistere con piacere, a rappresentazioni teatrali, prime di compagnie importanti o meno importanti, a proiezioni, dibattiti, presentazioni di libri. Ripetiamo, con paicere accettiamo gli inviti e due o tre di noi partecipano.

Si tratti di spettacoli di teatro, si tratti di presentazione di libri, quello che ci colpisce sempre è un certi dilettantismo, un pressapochismo degli invitandi, presentandi, recitandi, insomma il mettere in scena o scrivere cose perché sì, per il desiderio di farlo, o per quello di apparire o per ambizione, desideri che sani, senza cioè il concorso dell’ego, sono più che legittimi e che è giusto soddisfare.

L’ultimo appuntamento letterario al quale abbiamo assistito riguardava l’opera prima di una giovane 26enne, che c’ha tenuto a dirci che lei era prima di tutto un attrice così che l’espressione “Ah, sì?” è stata lì con noi, spudorato convitato di pietra, proprio come se c’entrasse, il cui libro – pubblicato da un editore di quelli “no non mi dai un centesimo giusto le spese di stampa e ti compri duecento copie”, uno di quelli che s’incazza se lo chiami editore a pagamento, non si era nemmeno preoccupato di corregere i tre errori di sintassi, i due di grammatica e i tre refusi che stavano in prima pagina. Quando si dice l’incipit.

A teatro non va meglio: abbiamo assistito recentemente ad uno spettacolo messo in scena da alcuni giovani attori, alcuni dei quali conoscevamo, diretti – per quanto il regista pensava di avere fatto – da un uomo che per età e si presume, esperienza, dovrebbe conoscere il mestiere del regista.

Ne è scaturito uno spettacolo scolastico, nel senso peggiore del termine, dove i pur bravi e generosi giovani in scena non venivano affatto valorizzati, essendo probabilmente il regista preso dalla sua voglia di “essere il regista che dirige” e non quello che valorizza e accompagna per il bene suo e dello spettacolo.

E anche dei giovani in scena.

Ci chiedevamo, in una pizzeria al taglio in cui ci spiegavano perché dovevano tagliare la pizza in senso orizzontale anziché verticale, perché bisogna sempre darsi delle regole, se questo sorta di “sfruttamento” del talento altrui in nome della propria mancanza di talento o di successo giovi solo alle tasche di qualcuno e non faccia che amentare la frustrazione altrui invece di contribuire, grazie anche alla presenza di altri prodotti di largo consumo e quasi nessun valore culturale, a distruggerla quella vecchia troia che chiamiamo Cultura e che manca tanto a tutti quanti.

Erano solo domande tra amici che non è detto abbiamo anche trovato delle risposte.

 

 

 

 

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