Vent’anni fa moriva Derek Jarman, l’Ultimo degli Inglesi

Altra Cultura

Condividi

Derek Jarman 00di Il Capo

Il 19 febbraio 1994 moriva Derek Jarman, dilaniato dall’HIV, e chi scrive dirigeva – ironia della sorte – Edoardo II in teatro dall’opera di Marlowe, ma con evidenti ispirazioni jarmaniane. Derek Jarman, che incontrai a Londra negli anni ’80, è stato per me un esempio, un maestro della radicalità irriverente ed intelligente. E’ stato, per tutti coloro che amano l’Arte, The Last of England, dal titolo del suo film più difficile. Forse il più bello.

Derek Jarman fu cineasta, fotografo, straordinario pittore, sceneggiatore, drammaturgo, regista, fu un artista a 360°che si misurò con ogni forma d’arte. Di famiglia assai agiata, figlio di un militare di alto grado dell’Esercito di sua Maestà, si diede alla pittura, frequentando l’accademia d’arte londinese, dove stupì, per molte ragioni, che non staremo ad elencare. Viaggiò molto.

Nel suo libro Modern Nature, racconta che durante un viaggio negli USA, alla domanda di due compagne di viaggio che gli chiedevano come fosse la sua casa, lui rispose che viveva in una villa del 1600. Le due americane gli comunicarono la loro pena per il fatto che dovesse vivere in una casa così misera. Poco prima gli avevano chiesto se in Inghilterra i cittadini potevano permettersi il cioccolato.Derek Jarman 01 The Angelic Conversation

Nessuna delle osservazioni raccolte durante i suoi viaggi, nessuna delle nozioni che erano parte della sua grande cultura artistica, nessuna delle irriverenti idee che nascevano dal suo intrattabile spirito queer, andò perduta da quel momento. Nel 1986 scoprì di essere vittima dell’HIV, che al tempo non lasciava scampo, c’era poco tempo. Decise di fare tutto ciò che non aveva fatto prima: nacquero così i suoi film, dopo “The Angelic Conversation” (vedi foto), capolavoro in stop-motion basato sui sonetti di Shakespeare di cui coglie lo spirito gay e “Jubilee”.

Fu il momento del suo film più radicale, quel “The Last of England” che vede protagonista TildaDerek Jarman 02 - The Last of England Swinton (foto a destra) e nel quale, in piena crisi tatcheriana (con la Clause 28 in atto, che impediva di fatto ogni possibile argomento correlato con l’omosessualità nelle scuole, insegnamento di autori omosessuali incluso) ed in piena crisi AIDS – in quel periodo Margaret Tatcher stava tentando di porre in atto misure fortemente restrittive nei confronti dei gay, ritenuti portatori del virus HIV ed un pericolo per la società in termini sanitari – Derek Jarman si dichiarava “L’Ultimo degli Inglesi”, dichiarando che avrebbe lottato per la libertà della sua gente – la popolazione LGTBI – perché lui era appunto “The Last of England”.

E’ a distanza di vent’anni che possiamo vedere quanto il suo impegno sia servito.Derek Jarman 04 - Caravaggio

“Caravaggio” (a destra), sceneggiato con Suso Cecchi D’Amico che glielo fece riscrivere tre volte, è un film straordinario sulla storia del grande pittore italiano, un’innovazione assoluta nell’uso dell’inquadratura fissa che ricalca l’arte jarmaniana. Ogni inquadratura, un quadro.

Poi venne il successo internazionale con “Edoardo II” (in basso), del 1991, con il quale vince la Coppa Volpi a Venezia, segue nel 1993 il magnifico “Wittgenstein” sull’opera (e sull’omosessualità) del grande filosofo. Derek Jarman 03 - Edoardo II

Nel frattempo l’HIV lo rende cieco, ma lo spirito indomabile di Derek Jarman non si piega nemmeno di fronte alla cecità e partorisce “Blue”, uscito postumo: 80 minuti di schermo blu elettrico con gli ultimi appunti sulla malattia e le ultime riflessioni sulla vita del grande artista in sovrimpressione. Un film dolorosissimo.

Derek Jarman muore il 19 febbraio 1994, nel pomeriggio. Mi telefonano da Londra per dirmelo.

Piango.

Derek Jarman 05Modern Nature, At your Own Risk, ma soprattutto Chroma, sono libri imperdibili di Derek Jarman che si trovano anche in italiano.

Evitate Wikipedia per avere notizie su di lui, ciò che è riportato serve a poco e non inquadra il personaggio.

Derek Jarman è stato un rivoluzionario. Un radicale assoluto. Un terrorista del conformismo. Un distruttore iconoclasta nemico delle convenzioni e dell’ignoranza. Ha distrutto ogni barriera con la forza della sua intelligenza e creatività.

Vorremmo che tanti attivisti potessero essere definiti nello stesso modo.

 

 

 

 

©gaiaitalia.com 2014
diritti riservati
riproduzione vietata

[useful_banner_manager banners=15 count=1]

 

 

 

 

Pubblicità