Amore e Resti Umani di Brad Fraser (1989) al Dei Conciatori di Roma: resti umani tremendamente attuali

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Resti Umani Roma 00di Alessandro Paesano

Quando debuttò in Canada nel 1989, a Calgary, Alberta, Unidentified Human Remains and the True Nature of Love (t.l. Resti Umani Non Identificati e la Vera Natura dell’Amore) di Brad Fraser si impose subito per la commistione di stilemi della drammaturgia, dal thriller (il misterioso serial killer che agisce indisturbato in città) alla sit-com, dal film horror (i racconti della squillo Benita) alla commedia sentimentale (l’innamoramento del diciassettenne Kane per il quasi trentenne David, ex attore del quale il giovane è stato un fan), alternando momenti di commedia cinica a momenti di grande dramma, con scene di violenza e dall’esplicito contenuto sessuale.

Mentre Fraser dipinge l’immaturità sentimentale di un gruppo di uomini e donne sulla trentina, dimostra anche come l’orientamento sessuale degli uomini e delle donne non sia rigidamente suddiviso, come di solito si pretende, tra omo ed eterosessualità e che questa ambivalenza non indichi alcuna ambiguità (come recitava il titolo dell’adattamento cinematografico diretto da Denys Arcand nel 1993 “La natura ambigua dell’amore”) o indecisione dei personaggi ma sia nella natura delle cose.  Così il protagonista maschile, David, ex attore che ora fa il cameriere, innamorato sin dai tempi del liceo del suo migliore amico Bernie (al quale lo lega un rapporto che scopriremo essere simile a quello dei protagonisti di A sangue Freddo di Truman Capote, come ci ha giustamente fatto notare Ennio Trinelli), gay dichiarato e promiscuo, si intrattiene anche con Benita, una sua amica  squillo dalle doti sensitive. Candy la coinquilina di David, stanca delle bugie degli uomini (l’ultima quella del barista Robert, che le nasconde di essere sposato) si lascia sedurre da Jerry, una lesbica dichiarata conosciuta in palestra.

Fraser non  suggerisce che l’orientamento sessuale sia una scelta, né indica nell’omosessualità un degrado, tutt’altro. Mostra al contrario come la disperata ricerca di affetto sia ostacolata da una morale che ci costringe ad abbracciare solo un orientamento sessuale senza seguire quel che spontaneamente c’è in noi. Così il diciassettenne Kane, che è etero, trova difficoltà ad ammettere a se stesso di essere innamorato di David, ma non  a fare sesso con lui (quando David, per sfotterlo, gli intima di mettersi al muro e abbassarsi i pantaloni), mentre Robert e Candy fanno sesso vagheggiando un sentimento d’amore contraddetto dai reciproci comportamenti (lui sarà sposato e lei non lo sa, ma lei, mentre gli giura amore, frequenta anche Jerry).
Il sesso, ci dice Fraser, è sia un’arma di controllo che una di prevaricazione (anche l’aborto, ai tempi del liceo,  dell’allora ragazza di Bernie, che in seguito si è suicidata).

Sesso che è anche, se non soprattutto, il mezzo tramite il quale dissimulare il disperato bisogno di affetto, amore e considerazione che ogni personaggio dimostra di avere. Resti Umani Roma 01

Il testo ha un approccio ai sentimenti e alla sessualità umane quasi mistico (la veggenza di Benita) e irrazionale (le motivazioni che spingono il serial killer), testo nel quale Fraser individua con precisa lucidità come tra la promiscuità etero, appena dissimulata da una parvenza di socialità, e quella esplicita diretta e consumistica gay, non c’è una differenza sostanziale ma solo di forma e di come,  non solo etero ed omosessualità sono due varianti omologhe di una bisessualità che ci accomuna, ma anche il vissuto emotivo tra uomini e donne non è poi così diverso come i ruoli di genere pretendono.
Se da un lato Candy sembra naïf, nel suo credere in storie evidentemente condannate a fallire prima ancora di nascere, mentre David sfoggia un cinismo caparbio e adolescenziale, Benita agisce il sesso con la stessa disinvoltura maschile di Bernie, mentre Candy usa Jerri, che si è davvero innamorata di lei, proprio come Robert usa lei.

Anche la violenza manesca, quella di Bernie con Benita, quando lui e David vano a trovarla, non è poi così differente da quella di Candy che lancia verso Jerry il regalo inopportuno che la ragazza le ha portato presentandosi davanti casa sua senza alcun preavviso.

Solo l’eccesso patologico e criminale del serial killer è squisitamente maschile.

Sorprende, a distanza di 25 anni dalla sua stesura, la sostanziale attualità del discorso che Fraser intraprende nella commedia nella quale il punto centrale ci sembra, più che la paura indicata nel programma di sala,  l’immaturità sentimentale, l’eterna adolescenza di questi trentenni (tanto che tra loro e Kevin non c’è soluzione di continuità).

Nonostante l’imborghesimento generale di una generazione di uomini e donne omosessuali che oggi reclama il sacrosanto diritto di sposarsi proprio come le coppie etero, l’immaturità sentimentale degli uomini e donne, etero gay o bisex, è sostanzialmente ancora oggi la stessa del 1989.

Resti Umani Roma 02Certo il testo messo in scena da Giacomo Bisordi su traduzione di Cosimo Lorenzo Pancini per Bàrbaros Teatro si basa sulla riedizione della commedia pubblicata da Fraser nel 2006, col titolo accorciato di Love and Human Remains, mantenuto anche in italiano, riedizione nella quale sono stati espunti i riferimenti alla contemporaneità, di allora, che lo datavano, ma l’orizzonte etico della commedia è ancora sostanzialmente immutato, anzi forse oggi c’è ancora meno consapevolezza di certi meccanismi che nei personaggi di Fraser agiscono appena sotto pelle.

La messinscena di Bàrbaros teatro è sostenuta da una solida produzione (lo dimostra anche l’elegante e patinato programma di sala distribuito gratuitamente) con una scenografia semplice ma efficace (un praticabile di quinta dall’interno del quale vengono prelevati abiti  per i cambi di costume, effettuati tutti  in scena, e dentro il quale alcuni dei personaggi alla fine scompariranno) e un cartellone di attori e di attrici che hanno in comune (cinque su sette) l’esperienza formativa alla Silvio D’amico.

La loro recitazione, per quanto formalmente impeccabile, è altalenante passando da alcuni momenti di intensa verità (quando Kevin pensa che David stia per scoparselo, quando Robert dice addio a Candy, quando Benita legge nella mente di Kevin la prima volta che David lo porta a conoscere la sua amica) ad altri di fredda accademia, la cui responsabilità è del regista, che manca della esperienza, del mestiere, per dirigere quattro attori e tre attrici che solo quando ritrovano in sé i sentimenti che devono esprimere risultano davvero credibili.

D’altronde Bisordi è troppo impegnato nel coordinare i sette personaggi che decide di tenere presenti sul palco anche quando non sono in scena per potersi davvero dedicare alle intenzioni dei suoi interpreti…

Questa scelta registica risulta un poco ingombrante soprattutto nei continui cambi d’abito, non sempre fatti per necessità di scena (e allora perché?), senza che si integrino davvero nella messinscena costituendo solamente una distrazione per il pubblico.

Altrettanto non risolto è il registro realistico della regia, dai nudi, raramente davvero necessari, come quello di Robert privo, per ovvie ragioni, di quell’eccitazione che la nudità dovrebbe mostrare (ma allora perché farlo spogliare?) e anche quelli femminili, insistiti e presentati più per piacere al pubblico che per sostenere il testo (efficacissimo e necessario invece quello di Kane) o quando le lattine di birra vengono offerte senza che nessuno le apra mai (sono già tutte aperte).

Anche la geografia degli spazi non è sempre connotata con precisione (la porta d’ingresso, inesistente,  dell’appartamento di David e Candy ha almeno tre posizioni diverse) anche se la direzione generale dei movimenti dei personaggi ha una sua leggibilità purtroppo non proprio adatta alle caratteristiche architettoniche del teatro dei Conciatori (una platea digradante e ripida) penalizzando le file più alte cui è impedito di vedere cosa accade a terra sul palco (che è a livello del pavimento) sul quale il regista sviluppa un buon terzo dello spettacolo.

Nulla di troppo grave da inficiare la messinscena o da scalfire la bellezza del testo portato in scena con generosità da parte degli e delle interpreti anche per i nudi.

Nudi che sono anche indizi di una certa pruderie con la quale si è fatta pubblicità allo spettacolo, nelle cartoline e nei flyer  del quale spicca, vero specchietto per le allodole, la dicitura consigliato a un pubblico adulto contenuti espliciti che non si riferisce certo ai castissimi nudi ma, semmai, a una fellatio con eiaculatio in ore raccontata in scena da David.

Così come non possiamo non notare certe descrizioni giudicanti del programma di sala (il corollario di sodomie di David che racconta molti più rapporti sessuali orali che anali) o la diversità che Kane scoprirebbe in sé, che hanno a che fare con l’endemica incapacità di noi italiani e italiane a riferirci agli orientamenti sessuali non etero con la necessaria serenità impedendoci, nostro malgrado, di sottrarci dall’impiego di un lessico discriminante, anche se nella messinscena questo (pre)giudizio è assente e la misoginia delle continue battute di David è propria del testo di Fraser.

Amore e resti umani è uno spettacolo godibile che non può che crescere di replica in replica.

Un testo doloroso, portato in scena con coraggio e determinazione, uno spettacolo da premiare con un pubblico numeroso come quello che ha caratterizzato la prima di ieri.

Avete tempo fino a domenica 16 marzo.

 

 

 

©alessandro paesano 2014
©gaiaitalia.com 2014
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