Pasolini Roma. Un’occasione per riflettere sulla società più omofobica d’Europa

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Pasolini Romadi Alessandro Paesano

Ha aperto il 15 aprile al Palazzo delle Esposizioni la mostra Pasolini Roma che, dopo essere stata ospitata dal 22 maggio al 15 settembre 2013 a Barcellona, presso il CCCB (Centre de Cultura Contemporània de Barcelona) e, dal 14 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014, a Parigi alla Cinémathèque française (Parigi) approda finalmente a Roma, dove resterà fino al prossimo 20 luglio, per concludere il suo viaggio espositivo europeo a Berlino dall’11 settembre 2014 al 5 gennaio 2015, al Martin Gropius Bau.
La mostra nasce da una idea di Fred Benzaquen, Gilles Duffau, Olivier Gonord, Xavier Jamet, Hélène Lacolomberie, Nicolas Le Thierry d’Ennequin con il prezioso aiuto di Jordi Balló, Alain Bergala, Gianni Borgna, Davide Toffolo, Žilda.

Pasolini Roma indaga e restituisce al pubblico che la va a visitare i legami che Pier Paolo Pasolini ha avuto con la nostra Capitale, dal suo arrivo in città, il 20 Gennaio del 1950, fino al suo assassino avvenuto la notte tra il 1 e il 2 Novembre del 1975 all’idroscalo di Ostia.

La mostra illustra sia i legami personali, le abitazioni romane delle quali Pasolini parla anche nelle sue poesie,  le amicizie che intesse col mondo artistico e intellettuale e con il popolo di Roma, quel sottoproleatariato raccontato nei suoi romanzi e ritratto nei suoi film, sia quelli artistici, la Roma così come è entrata nei suoi film, nelle sue inchieste, nelle sue poesie, nei suoi romanzi.

Organizzata in sei sezioni cronologiche  la mostra presenta al pubblico una ricca collezione di fotografie, dattiloscritti e manoscritti di Pasolini, alcuni dei suoi quadri e dei suoi disegni (mancano però quelli bellissimi della sceneggiatura disegnata del cortometraggio  La terra vista dalla Luna) e di ritagli di giornali dell’epoca, oggetti personali (l’automobile con cui va in giro per l’Italia per il suo documentario sul sesso Comizi d’amore) e numerosissime  immagini video, dei suoi film, delle sue interviste, presentati in un allestimento scenografico dominato da una penombra intima  e accogliente più documentale che celebrativa, materiali che ritornano e si confrontano sempre con i discorsi del Pasolini poeta e intellettuale.

Un allestimento riuscito che permette al pubblico di riconoscere o conoscere luoghi e monumenti di Roma così come li ha visti, vissuti, celebrati e amati Pasolini.

Ne scaturisce un ritratto dell’uomo, dell’intellettuale e dell’artista variegato, molteplice, complesso anche, che invita il pubblico a soffermarsi sui tanti materiali proposti (per leggere tutto e ascoltare e vedere tutti i filmati non basta una mattinata)  che diventa una mappa concettuale di base, una griglia a partire dalla quale si possono approfondire i tanti aspetti dell’uomo, del poeta, dell’intellettuale, del regista.

La mostra non ha timore nel ricordare il boicottaggio continuo che Pasolini ha subito in vita, dalla destra fascista e cattolica (ma anche dalla sinistra omofoba che lo espulse dal partito Comunista nel 1949, durante il primo processo per atti osceni con adolescenti accusa dalla quale viene prosciolto) da una società politica e culturale che ha sempre cercato di isolarlo, zittirlo, censurarlo, presentando l’elenco completo, con tanto di tavola sinottica, dei 37 procedimenti legali che Pasolini ha subito ancor prima del suo arrivo a Roma e dai quali è stato sempre prosciolto (compresi i due posteriori alla sua morte). Pier Paolo Pasolini 02

L’omosessualità di Pasolini viene detta senza censure e senza giri di parole (quasi), senza dar seguito a una certa tradizione esegetica che vuole che Pasolini vivesse la propria omosessualità male e in gran segreto.

Alcuni documenti presenti in mostra (come la lettera inedita e mai spedita a Flaiano nella quale Pasolini si dice innamorato, presumibilmente di Ninetto Davoli, che aveva appena conosciuto sul set de La ricotta)  ci restituiscono una immagine meno tormentata e sofferta della vita sentimentale (e non solo sessuale come venne ridotta in vita) di Per Paolo Pasolini.

Solamente alcuni dettagli sulla sua morte sono vengono messi come tra parentesi.
Quelli dei rapporti intercorsi con Pelosi, il suo presunto assassino,  e una vera e propria ingiustificabile grande omissione: la macchina del fango che seguì al suo assassinio guidata dal quotidiano romano Il Tempo e dai quotidiani cattolici, che cercarono di liquidare la matrice politica dell’omicidio di Pasolini presentandolo come la morte di un omosessuale che, molestando un giovane, se l’era andata a cercare.

La verve documentale della mostra, scientificamente precisa anche se non completa (d’altronde è impossibile mettere tutto), qui viene a mancare non solo per motivi di censura, o per pavidità, ma, almeno così crede chi scrive, anche per una sorta di pudore sociale, per non ricordare una Italia omofobica che, negli stessi anni che faceva di Pasolini un molestatore, metteva Braibanti in carcere e curava il suo compagno Giovanni Sanfratello con l’elettrochoc e il coma insulinico.Pier Paolo Pasolini 01

D’altronde manca alla mostra una vera ricostruzione politico sociale di quegli anni, non permettendo così di guardare all’opera di Pasolini con la giusta prospettica politica e socioculturale.

Anche questa mera ricostruzione cronologica restituisce il pensiero e l’opera dell’Intellettuale.

La mancanza di una vera prospettiva storica oltre all’omissione  dello scempio morale che è stato fatto del Pasolini pederasta sono il segno che il paese non solo è ancora profondamente omofobico ma che ha perso l’abitudine a coltivare una memoria storica che va perdendo ogni giorno di più.

Che la mostra sia stata concepita all’estero, dove il vissuto evenemenziale dei fatti italiani è solo di seconda mano, giustifica solo in parte la sua impostazione volta più a spettacolarizzare che a far riflettere, a raccontare, più che a documentare.

Anche nel sito pasoliniaoroma.com, che accompagna la mostra  (dove la storia e i legami tra Pasolini e Roma sono ripercorsi tramite una mappa geografica e cronologica), non ci si sofferma sulla storia e la società italiane dell’epoca e ci si allinea all’omertà della mostra sulla macchina del fango che fu montata dalla stampa dopo l’assassinio di Pasolini. Anzi, sull’assassinio spende delle parole omofobiche.

Nel sito ci si riferisce alle giustificazioni di Pelosi sull’assassinio di Pasolini, basate sul timore che Pasolini non si accontentasse di un rapporto orale ma pretendesse anche un rapporto anale, con le parole tentativo di violenza omosessuale con quell’aggettivo omosessuale inutilmente ridondante:  e visto che Pelosi e Pasolini sono due uomini la presenza di quell’aggettivo serve solo a  ricordare l’orientamento sessuale di Pier Paolo, anche perché la violenza sessuale è violenza sessuale e basta.
D’altronde avrebbe senso dire tentativo di violenza eterosessuale?

Oppure, sempre nel sito, quando si spiega, senza entrare minimamente nel dettaglio, che la morte di Pasolini non sia riducibile a un semplice fatto di cronaca omosessuale continuando a usare lo stesso tono denigratorio di allora, perché, si sa, gli omosessuali vengono ammazzati perché se la cercano mica perché c’è una società che li odia.Pier Paolo Pasolini 00

Pasolini Roma va comunque vista e possibilmente rivista, nonostante il prezzo del biglietto non proprio popolare (molto meglio comperare l’abbonamento annuale al Palazzo delle Esposizioni, in questi giorni in vendita con un 20% di sconto), seguendo anche le varie iniziative collaterali che il Palazzo delle Esposizioni offre alla cittadinanza romana, tutte a titolo gratuito.

Da oggi e fino alla fine della mostra si terranno sei conferenze (il mercoledì alle 18.30), la proiezione pressoché integrale dell’opera cinematografica di Pasolini e due serate dedicate ai rapporti tra Pasolini e la musica (Pasolini ha anche scritto diversi testi di canzoni per i suoi film e non solo).

Oltre al catalogo, della Skira, che raccoglie i testi e le fotografie presenti in mostra, più una silloge degli scritti Pasoliniani   afferenti alla città di Roma e alla sua vita romana, la libreria del Palazzo delle Esposizioni mette in vendita una vasta selezione di libri di e su Pasolini mentre l’editore Garzanti, che ha in catalogo tutti i suoi libri, per tutto il periodo della mostra mette in vendita la versione e-book dei suoi libri a un prezzo scontato.

Una mostra come Pasolini Roma con le sue iniziative collaterali non può che far bene a chi Pasolini lo ha conosciuto, l’uomo quanto l’artista, e a chi invece può conoscerlo in mostra, e oltre, in qualche modo incontrandolo tra le sale di una esposizione che vale la pena di vedere e tornare a vedere.

Certo non siamo ancora al risarcimento morale che Pasolini ancora deve ricevere,  ma finché l’Italia rimane il paese più omofobo d’Europa, finché le persone non eterosessuali non godono degli stessi diritti del resto della cittadinanza, e vengono discriminate in quanto lesbiche gay e bisessuali,  per tacere delle persone trans, come meravigliarsi di una società che ha liquidato Pasolini come il solito pederasta che la morte se l’è andata a cercare?

Pasolini Roma costituisce un risarcimento parziale. Per chi si accontenta.
Pasolini non lo avrebbe fatto.

 

 

 

 

 

 

©alessandro paesano 2014
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