Roma Fringe Festival, delizioso lo spettacolo sui Peanuts “Il Grande cocomero” #Vistipervoi

Altra Cultura

Condividi

Roma Fringe Festival - Il Grande Cocomerodi E.T. twitter@iiiiiTiiiii

Con un cambio di programma improvviso, avevamo deciso di vedere un altro spettacolo, ci avviciniamo al palco A dello splendido spazio di Villa Mercede dove si tiene il Roma Fringe Festival in un giubileo di pubblico e di bella gente che si diverte.

Al palco A è di scena lo spettacolo “Il Grande Cocomero”, spettacolo ispirato ai Peanuts di Charles Schultz, capolavoro della tragedia in fumetto che da quando sono nato più o meno mi tiene compagia (anche se la vena politica e polemica che in qualche modo mi segna mi ha fatto poi emigrare verso strisce più cattive come “Mafalda”, ma può uno che scrive su Linus rimanere insensibile ai “Peanuts”?, direi di no).

Lo spettacolo, scritto da Pier Vittorio Mannucci, del quale presto vi proporremo un’intervista, messo in scena dalla Compagnia PaT – Passi Teatrali si ispira alle figure dei Peanuts per ricreare l’atmosfera di cinque amici che si ritrovano dopo tanti anni, in occasione della morte di uno di loro, stella del rock tutto genio e sregolatezza, che fa una brutta fine perché a distruggere quella macchina perfetta che è il nostro corpo uno se ne va in fretta.

In scena Matteo Bertuetti, Matteo Castagna, Gledis Cinque, Simone Fossati, Saverio Trovato, Gloria D’Osvaldo non sono interpreti straordinari né si sentono tali, ma sono perfettamente calati nella “verità” della storia, la guidano, vivono, giocano, divertono, animano, recitano, raccontano, sentono, regalano, guidati con mano ferma dal giovane autore e regista che ci racconta come sarebbero stati Penauts da grandi e cogliendo quella che è l’essenza tragica del fumetto di Schultz.

Bravi gli attori, tutti. Divertenti. Belli in scena. Charlie Brown (interpetato da un attore che inviteremmo volentieri a cena per ragioni extra-professionali magari regalandogli una rosa bianca – prima o dopo, non invece – ché siam gente di classe) che finalmente tira fuori ciò che è: un egocentrico insopportabile che voleva tutto per sé; la sorellina Sally che fa altre scelte, discutibilissime, Lucy che sposa un uomo che non ama, e che chiama Puzzone ed il povero Puzzone vittima della sua incapacità di avere carattere. Quindi Linus che amo in tutte le salse e il bravo Schroeder che muore giovane, perché bisogna pur pagare la genialità.

Come dice la nota della compagnia sul sito ufficiale del Roma Fringe Festival “Il Grande Cocomero è una commedia drammatica che omaggia i Peanuts di Charles Schulz indagando l’indissolubile legame che ognuno di noi ha con la propria infanzia”. Lo spettacolo scorre che è un piacere. Il testo pecca di alcune ingenuità retoriche verso il finale, ma ci sta, perché la storia le giustifica (telefonerò alla mia direttrice di Linus per dirle di contattare i ragazzi – lo prometto pubblicamente – perché il loro lavoro merita).

Me ne vado soddisfatto a salutare i ragazzi, ma la soddisfazione dura poco perché assisto poco più tardi ad uno spettacolo orribile di cui parlerò in altro articolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(21 giugno 2014)

 

 

 

 

 

 

 

©gaiaitalia.com 2014
diritti riservati
riproduzione vietata

 

 

 

 

 

Pubblicità