di E.T. twitter@iiiiiTiiiii
Abbiamo avuto la ventura di assistere allo spettacolo “Kaleido. Il Circo delle Donne”, perpetrato in scena da una compagnia che definire parrocchiale di dilettanti allo sbaraglio è poco, scritto [sic] da Michele Di Mauro anche regista [sic] insieme a Federica Vicino.
Non ci soffermeremo sulle manchevolezze del testo e sulla sua inconsapevole misoginia, ci limiteremo ad elencare ciò che i dilettanti allo sbaraglio in scena sono riusciti a (non) fare: non si sentiva una finale dalla prima fila, non si vedevano gli sguardi di attrici ed attori (si chiamano così per convezione, non per meriti), i maschi sulla scena trasudavano ego ad ogni respiro, il testo era inestistente, per non parlare delle ottime intuizioni della regia bruciate in un tripudio di incompetenza, le luci sfarfallavano continuamente dalla luce piena alla mezza luce senza nessuna giustificazione drammaturgica – anche le luci raccontano la storia, lo scrivo per farmi del male – le storielle da bar frequentato da incolti erano raccontate da donne, ma da un punto di vista maschile, le attrici e le attori in scena non avevano idea di cosa fosse stare dove stavano, né della corretta postura fisica per non parlare dell’emissione vocale, non prendevano una luce nemmeno ad accendergliela sulla testa e sorvolo sulla straordinaria e assai peculiare maniera di una della attrici per convenzione di pronunciare i nomi Blanche, Audrey Hepburn e Rita Hayworth sulla quale potrei scrivere un trattato di fonetica e trasformarlo in uno spettacolo di Commedia dell’Arte sicuro di ottenere risultati esilaranti senza inventarmi nulla.
Una delle cose più brutte che ho visto nella mia vita.
(21 marzo 2014)
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