Dosso Dossi, Rinascimenti eccentrici al Castello del Buonconsiglio fino al 2 novembre

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Dosso Dossidi Emilio Campanella

Così si presenta l’niziativa culturale trentina dell’anno: un’esposizione importante, stimolante, provocatoria, che solleverà, presumibilmente, molte discussioni fra gli addetti ai lavori e che venendo dopo quella memorabile del 1988 a Palazzo dei Diamanti di Ferrara (la prima in assoluto dedicata al pittore e la seconda, questa, che prende in esame il lavoro di entrambi i fratelli Dossi), costituirà una gioia per i visitatori del castello.

Aperta al pubblico il 12 luglio, si potrà visitare fino al 2 novembre. Si tratta di una collaborazione con Firenze, infatti rientra nel novero delle iniziative: LA CITTA’ DEGLI UFFIZI,  ed il magnifico catalogo pubblicato da Silvana, rilegato e di formato maneggevole, porta il numero sedici della collana. Tengo a notare, proprio in apertura di queste mie note, come la manifestazione sia ambientata e legata al luogo che la ospita. Oltre che all’importante lavoro svolto da Dosso e Battista Dossi fra il 1531 ed il 1532.

Il padre, Niccolò Luteri nacque e visse a Trento, prima di trasferirsi a Mirandola. L’illuminato, coltissimo principe vescovo Bernardo Cles chiamò il noto e celebrato Dosso, che si accompagnò al fratello, per decorare ed affrescare diciannove ambienti del Magno Palazzo. Proprio qui si ambienta la mostra che occorre avventurosamente inseguire per fughe di sale, corridoi, logge, ballatoi splendidi, in un’avventura continua. Tutto è ben indicato ed integrato nel percorso museale abituale ed è una cosa molto importante, siccome gli edifici costruiti in diverse epoche successive e giustapposti hanno una loro qualità avventurosamente labirintica, certo emozionante, ma in cui è facile “perdersi”.

Varie sezioni dividono gli argomenti dell’esposizione, conducendo per mano il viitatore fra le tele esposte nelle sale affrescate dall’artista, con la collaborazione del dotato fratello, (che lo sostituirà, alla morte, alla corte estense) cosicché occorre guardare con molta attenzione i quadri, le pareti, i soffitti costellati di capolavori. Si segue la carriera del pittore dagli esordi e con le influenze iniziali guardando ai grandi del tempo (sono i “soliti” Giorgione, Tiziano, Raffaello, Michelangelo), un artista stimatissimo da tutti per la sua qualità poliedrica di assorbire le esperienze e proteicamente trasformarsi facendole sue, ma mantenendo una cifra stilistica inconfondibile e particolarità precipue che sono proprie della sua pittura: magnifici paesaggi in cui si ambientano le “storie che narra”, un’ironia di fondo, uno sguardo sornione  sempre, una giocosità cortigiana coltissima e conscia di essere compresa dall’altrettanto colta committenza; una cifra onirica praticamente sempre presente. Dosso Dossi 01

Tra Venezia ed il nord, gli esordi, la prima sezione. Dosso e Battista a Trento, Stua della Fumea, la seconda nella sala che porta il nome appena citato e presenta lunette con le Arti Liberali, mentre il centro della volta è dedicato al mecenate. Dosso la corte estense, la terza, ad illustrare l’importanza di Giovanni di Niccolò Luteri, che poi è sempre il nostro, nei suoi rapporti con il duca Alfonso I d’Este ed altri importanti committenti. Da Venezia a Roma, la svolta classica. Nel segno di Michelangelo. La Camera del Duca. Tutti titoli delle sezioni in corrispondenza delle sale in cui lavorarono gli artisti, ed anche altre in cui lavorarono altri pittori che ricevettero la loro inconfondibile impronta. In questa citata, una serie di tele romboidali che ritraggono figure, espressioni, caratteri, direi, di grande interesse ed inconfondibili della maniera di Dosso, ne manca uno che arriverà fra non molto dalla Galleria di Palazzo Cini di Venezia: LA ZUFFA, e fra questi c’è anche il giocoso GIOVANE CON CANESTRA DI FIORI dalla Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi di Firenze.

Un’importante sezione di ritratti interessantissimi e raffrontati stilisticamente ad altri ritrattisti coevi, a rilevare la cifra speciale di Dosso. Dopo i Condottieri Colonna, quattro ritratti di artista sconosciuto dell’Italia settentrionale molto influenzato da Dosso, e che solo grazie a studi recenti si sono potuti ascrivere alla medesima famiglia, si passa ad Umanisti e Cortigiani, con ritratti di NICOLO’ LEONICENO di Dosso, qui in un esempio molto nordico del suo stile, dal Museo Civico di Como, un magnifico Amico Aspertini: RITRATTO DI ALESSANDRO ACHILLINI, dagli Uffizi. Poi la storia continuerà con Garofalo, ma è, appunto un’altra storia, pur se è la continuazione,  questa ed i semi gettati da Dosso. Se n’era parlato a Ferrara nel 2008 alla mostra del Castello Estense.

A conclusione, la biblioteca ed i pannelli lignei ritrovato e riposti in sito – quelli che si sono ritrovati, magnifici, e che saranno restaurati fra non molto, si spera, e nel frattempo confidando della buona ventura di fortunosi ritrovamenti che non si possono mai escludere!

La mostra è finita e non resta che fare un altro giro per fissare nella memoria tante e tali meraviglie, oltrechè perdersi a caso per questo magnifico complesso edificio. Notevole il punto di vista fissato sui soggetti sacri, come su quelli profani del pittore, di altissimo livello, sempre tutti. Concludo invitando alla riflessione a proposito di uno dei quadri più misteriosi della pittura rinascimentale, e forse quello maggiormente, in assoluto di Dosso Dossi: GIOVE PITTORE DI FARFALLE, MERCURIO E LA VIRTU’, da Cracovia,Castello reale di Wawel.

 

 

 

 

 

 

 

 

(15 luglio 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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