Roma, Drag Queen al Gay Village: viva le Drag Queen

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Gay Village Drag Factor - 03di Ghita Gradita

Scomodiamo Shakespeare e le sue tragedie messe in scena senza donne. Scomodiano quei giovani attori, poco più che adolescenti, messi in scena pesantemente truccati, per imitare al meglio le donne che dovevano impersonare (noi europei non abbiamo mai avuto le sottigliezze interpretative dei giapponesi del Teatro  ad esempio, che si dice vivano tutta la vita nei panni dei loro personaggi, al fine di raggiungere la perfezione formale ed interpretativa e scivolano come fantasmi sulle loro calzature lasciandoci a bocca aperta), e facendone, loro malgrado, una interpretazione grottesca, anche se le cronache del tempo parlano di ragazzini dalle straordinarie capacità interpretative.

Ai tempi non si sapeva, in quell’isoletta che sarebbe diventata l’odierna Gran Bretagna, che in Italia a Padova una donna aveva firmato il primo contratto professionale come attrice,  si chiamava Isabella Andreini, fondó col marito la Compagnia dei Gelosi, ed è grazie a lei se le donne possono andare in scena.

Le Drag Queen dal canto loro si esibiscono partout almeno dagli inizi del ‘900: teatri, locali, fantasia, ironia, distruzione di miti e generi, avanguardia, burlesque, vaudeville, performance più o meno elaborate, capacità più o meno artistiche, ma un fascino intramontabile.

Tutto questo l’abbiam visto anche giovedì sera, e ripeteremo anche venerdì e sabato, al Drag Queen contest chiamato “Drag Factor, The Italian Race”, dove fanciulle in abiti semplicissimi, con acconciature e trucchi semplicissimi ed un nulla di tacco, si sono esibite sul palcoscenico del Gay Village di Roma con grande successo e facendoci ridere come matti, nonostante il mal di denti. Mio non delle Drag Queen.Gay Village Drag Factor - 04

Bello spettacolo, bella gara, correttezza non spocchiosa e ma amicale, il gruppo che rinuncia ai bonus, un altro che anche, battute fulminanti, magnifici abiti, maquillage da fare invidia a qualsiasi star, coreografie che lasciano a desiderare, ma chi se ne frega, le Drag Queens son regine: regine della notte, della scena, del palcoscenico. Sono missionarie del buonumore e dell’allegria.

In questo contesto si perdonano anche i troppi sfondoni grammaticali del presentatore (un patto o un accordo che diventa definitivo anche pre ragioni etiche e d’amicizia è un suggello non un suggellamento, che ha a che fare invece con apparecchi tv e canoni RAI non pagati, giusto per dire)…

 

 

 

 

 

 

 

 

(18 luglio 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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