di E.T. twitter@iiiiiTiiiii
Regole sociali? E perché? Quanta sofferenza costa “starci dentro”? E “starsene fuori”?
Sembra questo l’interrogativo che si pone lo spettacolo “Amunì” che abbiamo avuto la fortuna di vedere domenica sera al Roma Fringe Festival. Un lavoro che ci è piaciuto molto per la sua delicatezza, per i suoi momenti giocosi, per la poesia, per la bella drammaturgia, per la regia (di Vincenzo Picone) che sembra non intervenire, ma in realtà controlla lo spettacolo con mano decisa, e per la bravura di attrice ed attore.
E’ ben raccontata la lotta che i due personaggi, silenziosamente e continuamente, oscillano tra il dover uscire fuori e il voler restare lì, lì dove sono, dove forse vogliono restare. O forse no. Ma sappiamo mai dove vogliamo restare? Non ingaggiamo ogni giorno una lotta furibonda tra lo stare dove siamo e il voler essere dove pensiamo dovremmo essere?
Brava Giuliana Di Stefano (nella foto), bravissimo Alessandro Aiello con il suo feroce accento siciliano, la sua determinazione a non cedere a quell’altra vita che non vuole, a quell’altro luogo che non sogna dove sua moglie vorrebbe trascinarlo. Magnifici i passaggi dal sogno del reale all’illusione dello sconosciuto. Eccellente l’uso del corpo da parte di due protagonisti in scena.
C’è gioco gioioso e professionalitè nel cuore degli attori in scena, c’è una bella scleta delle luci e delle musiche. “Amunì” è un gioiellino che ricorderemo con piacere ed al quale auguriamo la fortuna che merita.
(7 luglio 2014)
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