di E.T. twitter@iiiiiTiiiii
Entra in scena una ragazzina in età scolare, che comincia a raccontarci ciò che non ci interessa e che non pare essere attinente con lo spettacolo con dovremmo vedere, ma lo fa bene: anzi benissimo. E ci conquista.
Così che seguiamo con interesse lo spettacolo: si parla di Keith Haring, personaggio sconosciuto ormai ai più o meglio, conosciuto per essere “quello degli omini”, artista di strada diventato artista globale che l’AIDS si porta via nel 1991 all’etá di 31 anni.
Matteo Bertuetti, Valentina Papis, Fabio Bergamaschi, Saverio Trovato danno vita ad “Untitled Keith” e ci regalano quella freschezza del teatro che cerchiamo: sono una giovane compagnia che si mette pesantemente in gioco con leggerezza ed ironia, con preparazione, con umiltà, senza nessuna presunzione e che riesce a creare, su un testo che non ha le pretese d’eternità di altri tomi cerebrali pregni dell’ego dei loro autori, uno spettacolo gradevolissimo venato di una dissacrante ironia (e di qualche imprecisione su Keith Haring, ma siamo sicuri che le imprecisioni vengono dalle fonti e non da un cattivo lavoro di documentazione), che ci fa divertire ed applaudire a lungo.
Bravo Saverio Trovato a dare vita ad un Keith Haring insicuro, alla ricerca d’amore e di un rimedio contro l’HIV, Valentina Papis è una presenza che diverte divertendosi, Fabio Bergamaschi paga – ma solo un po’ – certe imprecisioni di movimento e Matteo Bertuetti è misurato, bravo, quasi perfetto nel suo personaggio.
Chi sono i personaggi? Tutti e nessuno, perché gli attori (Saverio Trovato a parte) recitano per quasi tutto lo spettacolo completamente coperti da tute (rossa, gialla e blu) riuscendo dove machi palestrati e attrici tettoculute non riescono: fare di uno spettacolo teatrale un momento da ricordare.
Ottima la regia.
Proprio bravi questi ragazzi. Proprio bravi.
(3 luglio 2014)
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