Roma Fringe Festival, intervista “finale” al direttore artistico Davide Ambrogi

Altra Cultura

Condividi

Davide Ambrogi 00di Max Calvo

Il Roma Fringe Festival 2014 è dietro le nostre spalle, con i suoi quasi 90 spettacoli, le sue quasi 250 repliche in poco più di un mese di programmazione, la sua bella serata finale, i premi della critica, i critici che dovrebbero cambiare mestiere, quelli bravi, quelli umili, quelli insopportabili, le compagnie di giovani deliziosi, quelle di meno giovani antipatici, la prosopopea degli esordienti che si senton Beckett e l’umiltà dei bravissimi che piangono quando ricevono i premi.

Il postfestival è sempre momento di bilanci: abbiamo quindi chiesto al direttore artistico del Roma Fringe Festival Davide Ambrogi di parlarci dell’esperienza 2014, dei momenti belli e quelli brutti, delle prospettive per il futuro. Noi sottolineiamo ancora una volta il nostro grazie per esserci stati, e per come siamo stati accolti.

Di seguito l’intervista:

 

Innanzitutto complimenti per il successo della terza edizione del RFF: ci può dare un po’ di numeri? Spettatori, spettacoli, repliche?
Di spettatori, paganti, ne abbiamo avuti una media di 500 a sera. Una media decisamente alta per qualsiasi teatro italiano.. Di spettacoli ne abbiamo ospitati 88 che replicando più volte all’interno del mese hanno prodotto un numero vicino alle 250 performance totali.

Il RoFF è una manifestazione che a Roma non ha pari, ma viene trattata come la figlia della serva. Da dove viene questo atteggiamento?
Nelle grandi città ci sono i grandi giri. Se non fai parte di questi ma magari appartieni a quelli piccoli o addirittura sei una realtà isolata, non ti resta che fare il tuo lavoro con passione e divertimento e prima o poi i grandi giri si “gireranno” a guardarti. Ghandi diceva: “prima ti ignorano, poi ti sbeffeggiano, poi ti combattono, poi tu vinci”.
A tale proposito voglio salutare un festival lanciatissimo, alla sua ennesima edizione nella capitale, che in questi giorni ha pensato bene di ispirarsi a noi durante la promozione, per la forma e per i numeri: “..Non male ragazzi, continuate così e poi vedrete che prima o poi potrete farlo anche senza fondi pubblici!”

Sappiamo che dal punto di vista dei problemi e delle difficoltà organizzative il RoFF non si è fatto mancare nulla, in questa edizione 2014, ci racconta alcuni episodi?Davide Ambrogi 01
Purtroppo, quello che imbriglia l’Italia è l’enorme strascico di burocrazia che ci portiamo dietro proveniente da un mondo che non esiste più, fatto di timbri, telescriventi, bolli e del famigerato, all’avanguardia [sic] e quanto ormai anacronistico, fax.
Una burocrazia che se prima, in mancanza di tecnologia elettronica, serviva a controllare e a gestire ipotetiche frodi o quant’altro, ora rimane solo un’inutile, pesante zavorra, come per l’appunto, il suo sineddotico ambasciatore fax.

E la politica dove sta in tutto questo?
La politica sta ovunque. Come è giusto che sia. Meno giusto è il fatto che fa apparentemente poco per cambiare le regole che non funzionano, per l’appunto per modificare e abbattere la burocrazia, per combattere il sistema di “amicizie”, e correggere tante altre cose che oramai siamo anche stanchi di stare a nominare…

Quali sono le più grandi gioie e le più grandi frustrazioni che Lei vive come direttore del RoFF?
Le più grandi gioie sono quelle di vedere platee piene per spettacoli sconosciuti provenienti dal Veneto come dalla Sardegna come addirittura dall’Inghilterra. Le frustrazioni sono quelle di incontrare spesso persone ottuse, invidiose o semplicemente colleghi che non capiscano come l’unione faccia la forza e come l’importanza di sostenersi a vicenda sia decisiva per il raggiungimento di un bene in comune: il teatro e la sua salute, soggetto che permette al nostro lavoro, bello o brutto che sia, di esistere.

E quali le più frequenti critiche che incontra?
Il fatto che il Fringe sia un festival (per sua natura, internazionale) totalmente autoprodotto dalle compagnie stesse e che quindi le stesse compagnie che vi partecipano, debbano versare una quota in denaro per la produzione dello stesso.

Ci ha detto un uccellino che potrebbe esserci un cambio di location per l’edizione 2015, va ucciso per questo – l’uccellino – o Lei ne sa qualcosa in più e magari vuole anche dircelo?
Ancora non sappiamo niente. Ci stiamo muovendo soprattutto perché pensiamo che Villa Mercede e il suo quartiere di San Lorenzo, non ci abbiano trattato nella maniera più giusta e rispettosa e in poche parole non ci meritino più. Vedremo più avanti..

Davide Ambrogi 02Lei vanta collaborazioni con alcuni tra i maggiori eventi Fringe del mondo, quanto provincialismo incontra da queste parti?
Non voglio parlare di provincialismo, quanto di presunzione e upperstatement. Soprattutto si pensa ai fringe come qualcosa di elitario o quasi come a d un rito teatrale, mentre questo non è altro che cambiarsi al buio in un corridoio, fare lo spettacolo con quel che resta dei fari, inginocchiarsi alle pareti di una stanza per uscire di scena in mancanza di quinte ecc..

Quante persone collaborano all’evento RoFF e quante e quali entità teatrali?
Di base, a lavorare 12 mesi all’anno, insieme a me sono una decina di professionisti e voglio nominarli tutti: Alessandro Di Somma ed Eleonora Turco che portano avanti una realtà di qualità come quella del Teatro Studio Uno, avamposto del teatro indipendente romano e non solo che ha ospitato Premi Ubu e lanciato nomi molto interessanti; Marco Zordan che, tra le altre, gestisce e segue la linea artistica del Teatro Trastevere; Francesca Romana Nascè, artista e operatrice di cultura con lunga esperienza in festival e rassegne, “colonna” insostituibile per tutti gli aspetti burocratici delle compagnie; Raffaele Balzano attore, regista e autore che, grazie alle sue esperienze teatrali londinesi segue la selezione artistica e la “situazione palchi”; Daniele Parisi, uno degli attori più bravi della scena italiana attuale, che gestisce la sezione Stand Up FREEnge e Marta Volterra, giornalista, che segue tutta la comunicazione, l’identità, l’ufficio stampa e le pagine social del RoFF, la nostra P.R. insomma. Poi durante il festival si aggiungono le “ragazze dell’accoglienza”, Chiara Donnanno, Emanuela Sportelli e Chiara Meschini, e poi tantissimi appassionati, giurati, amici che ci aiutano senza tregua.

Insomma…se durante tutto l’anno il Roma Fringe è un gioco di squadra, durante il mese di festival diventa un gioco di comunità in cui ognuno mette il suo: amici vecchi e nuovi (molti trovati grazie al RoFF), familiari, nipoti, figli…

Soddisfatto dei risultati di quest’anno?
Molto, come dicevo prima, per una rassegna teatrale i numeri sono unici. E questo risponde alla nostra mission: riportare le persone a teatro e far conoscere spettacoli indipendenti da promuovere e avvicinare al pubblico, offrendo all’Estate Romana (e italiana) un evento decisamente unico.

Economicamente come vanno le cose (non che siano fatti nostri) ?
Il primo anno 15.000 euro sotto. Il secondo anno 7.000. Il terzo andremo più o meno a pari. Dipende da quanto ci ricaveremo dalle cantinelle messe all’asta su ebay.. Scherzo..! (Più o meno… C’è poco da scherzare!!) Comunque piano piano si sale…

Un po’ di vacanza ora?
Se intesa come tempo per dedicarsi alle proprie passioni, sì!

 

Appuntamento al 2015 (un uccellino, un altro non quello di prima), ci ha riferito che lo staff sta già lavorando all’edizione del 2015 con alacre spirito di ricerca e rinnovamento. E il segreto sta proprio lì. Nel non fermarsi mai e cercare sempre il miglioramento personale e delle nostre attività.

Appuntamento alla prossima edizione.

 

 

 

 

 

 

 

(26 luglio 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©gaiaitalia.com 2014
diritti riservati
riproduzione vietata

 

 

 

 

 

Pubblicità