“Menoventi” e Federica Santoro aprono Teatri di Vetro 8

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1409749812_10409337_10203846376871581_789237159461784093_ndi Alessandro Paesano twitter@ale_paesano

Festival attesissimo, radicato nel territorio romano, che non si svolgeva solamente nel teatro Palladium ma anche nei lotti (i cortili) di quel gioiellino urbanistico che è il quartiere della Garbatella di Roma, quest’anno Teatri di Vetro, che chiudeva tradizionalmente la stagione, svolgendosi a maggio, rinasce dalle sue stesse ceneri grazie all’inossidabile pervicacia della sua direttrice Roberta Nicolai,  e ritorna alla città in una nuova location (Teatro Vascello, Carrozzerie n.o.t., più la casa dei teatri a Villa Pamphili) radicata nel terreno del centro (Trastevere e Monteverde) coinvolgendo diverse realtà del posto (fondazione Volume! e Moll Monteverde Living Lab),  in un nuovo periodo, Settembre – partendo il giorno dopo la chiusura di Short Theatre – e continuando a proporre una precisa idea di teatro individuando buone pratiche di produzione, residenza, sostegno alla cultura (sempre più labile) delle istituzioni.

 

hhhPrimo spettacolo di questa ottava edizione L’uomo della sabbia della compagnia Menoventi che prende spunto dall’omonimo racconto di E.T. A. Hoffman (1815) nel quale il fantastico meccanicista (il protagonista Nathaniel si innamora di una donna che si rivela essere un automa, fino a perdere la ragione e suicidarsi) viene declinato ai primi sentori psicologici dell’inconscio (i ricordi da bambino di Nathaniel che crede di aver causato la morte del padre) per improntare un racconto – magistralmente eseguito – nel quale gli elementi onirici vengono regolati da un controllo registico preciso e attento dove la verosimiglianza narrativa viene decostruita grazie a ripetizioni, reiterazioni, variazioni di punti di vista che avvengono in scena, e fuori dalla scena, anche tra la platea della rinnovata sala Nanni del Vascello, fino a inglobare il pubblico nello stesso meccanismo ossessivo narrativo.

Qualche dubbio lo suscitano certe scelte linguistiche – perché mai Nathaniel deve diventare Nataliene ?-  e su certi improbabili accordi nel genere grammaticale – quando si dà del lei i participi vanno al femminile: la vedo turbata  e non la vedo turbato anche se ci si riferisce  a un uomo…).

D’altronde a Menoventi non interessa la filologia preferiscono divertirsi a ironizzare sullo stile e il linguaggio dei racconti ottocenteschi inserendo un personaggio moderno che mangia una banana (sempre allo stesso punto) che viene suo malgrado coinvolto nella narrazione e nella messinscena.

Lavoro elegante e impeccabile nell’esecuzione – anche una minima sbavatura ne avrebbe inficiato la credibilità – l’unico limite di questa messinscena è il coté  culturale, al sottotesto del racconto di Hoffman si sostituisce il metatesto di una messinscena palese e che si autocita che non ha altra vocazione se non quella d’allestire un divertissement. Un po’ poco se paragonato a quel che veniva implicato nel racconto originale. Sono considerazioni che vengono ala mente dopo la visione durante la quale ci si diverte con gusto e intelligenza.

 

 

federica-santoro-1Dopo una introduzione dissonate al violoncello, suonato da Luca Tilli, Federica Santoro entra in scena e con la sua recitazione umorale, nervosa, sublime, dipana un monologo che si distingue ben presto come dialogo, due le voci che si parlano , capiremo presto ma non subito che si chiamano Sole e Baleno. Un dialogo che nasce dalla decisione di non partecipare alla sfilata di carnevale ma che ben presto tocca temi più personali, più intimi di quella che si capisce essere una coppia.

Santoro prende la pièce di Marco Gobetti Un carnevale per Sole e Baleno e la trasforma in un monologo a due voci, un intricato mistero affabulatorio che si chiarisce man mano che Santoro procede nella lettura (lo spettacolo appare sotto forma di mise en espace) poi, quando il pubblico crede di avere capito tutto ecco arrivare il disvelamento. Sole (l’argentina Maria Soledad Rosas) e Baleno (Edoardo Massari) due militanti del movimento anarchico hanno subito un processo con l’accusa di associazione sovversiva con finalità di terrorismo in relazione alle azioni di disturbo contro la costruzione della linea TAV. Baleno si suicida il 28 marzo del 98 impiccandosi nel carcere torinese delle Vallette Sole si suicida impiccandosi anche lei l’11 giugno dello stesso anno impiccandosi con le lenzuola al tubo della doccia nei locali della comunità Sottoiponti di Benevagienna dove era tenuta agli arresti domiciliari.

Santoro ci dà queste notizie leggendo di spalle, in fondo al palco, nella penombra. Per chi non conosce questa storia una doccia fredda.

Per chi la conosce la tenerezza del ricordo delle loro vite e del loro amore e la rabbia per le accuse ingiuste (come stabilito durante il processo).

Un carnevale per Sole e Baleno ha vinto  il  bando NDN Network Drammaturgia Nuova 2014 che ha prodotto lo spettacolo assieme a teatri di Vetro.

Sarà cambiato anche il luogo e il periodo ma Teatri di Vetro è più in forma che mai e non poteva cominciare in maniera migliore.

 

 

 

 

 

 

 

 

(16 settembre 20014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©alessandro paesano 2014
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