di E.T. twitter@iiiiiTiiiii
Come negli scorsi due anni, anche quest’anno Short Theatre 9 – direzione artistica di Fabrizio Arcuri – ospita l’evento finale dell‘Ecole de Maîtres, quest’anno diretta da Ricci/Forte. L’evento, che abbiamo visto il 25 settembre al Teatro India, pubblico numerosissimo formato per lo più da addetti ai lavori, per questo la maleducazione del pubblico accorso per celebrarlo più che per seguirlo evidentemente, ci ha disturbato ancor più del solito, ci ha lasciati soddisfatti. Perché Ricci/Forte si possono anche contestare volendo, dire che non si sopportano – e noi non lo diciamo di certo, li amiamo da quando li conoscevamo in quindici – ma non si può dire che non siano padroni totalmente di quello che mettono in scena.
La forza narrativa ed emotivo-estetica di Ricci/Forte è immutata anche in questa dimostrazione di lavoro, notevole il contributo estetico, fermissima la mano che guida le attrici e gli attori in alcuni momenti apparentemente, ma solo apparentemente, scoordinati; profondo il lavoro sul disagio esistenziale, sulla profonda solitudine dei nostri tempi che anche in questo caso Ricci/Forte hanno affrontato con quella che è ormai la loro conosciuta cifra stilistico-drammmaturgica.
Se il lavoro del corso dell’Ecole de Maîtres JG MATRICULE 192102 era basato su Jean Genet in scena non abbiamo visto molto di lui, o meglio, ne abbiamo appena percepito l’anima nella solitudine esistenziale che diventa poesia, nella violenza che diventa resistenza, nella sofferenza che diventa miglioramento di sé, nell’omofobia subita (Ricci/Forte sono maestri nell’elaborazione e rappresentazione dell’istinto animale omofobo), nel raffinato gusto estetico.
Ringraziamo Short Theatre 9 per averci invitati: ci siamo goduti la serata, cafonerie a parte, pubblico che rideva soprattutto dopo le parolacce (lo spettacolo era in inglese), se parolaccia può definirsi “cock” (cazzo, per i pochi che non lo sapessero), che rumoreggiava inconsultamente con gridolini e risatine che mascheravano l’imbarazzo dell’incultura e della non-percezione dell’evento in sé, scevro da pruderie.
Ricci/Forte provocano: ci raccontano le relazioni via Facebook, le attrici e gli attori si fanno selfies delle parti intime, ribaltano il sentire comune chiedendo di riaccendere i telefonini ed aumentare il volume al massimo, sono così convincenti che qualche imbecille poi lo lascia accesso il dannato cellulare, o il cretino che avevamo dietro di noi si sente libero di inondarci con le sue insulsaggini (gli chiediamo se per favore può stare zitto, si inalbera il maschione cum puellam che può tutto), provocano la pruderie altrui, l’incultura altrui, i pregiudizi altrui (non è affatto un caso che il maschione cum puellam abbia cominciato a lanciare insulsaggini proprio durante la più forte ed esplicita scena di uomini che amano altri uomini, perdendone ahilui la poesia) ed è patetico notare come il mondo virtuale costruito su Facebook sia ormai l’unico mondo che si considera realtà.
Un mondo tremendo fatto di gente sola che si inventa una vita che non ha fatta di selfie, vacanze immaginarie, invidie provocate ed una profonda infelicità. Nel denunciare questo stato di cose e farne arma poetica Ricci/Forte sono geniali. Come Nostra Signora dei Fiori. O Jean Genet che chiamarlo si voglia.
Saremo a teatro anche per il nuovo lavoro di Ricci/Forte, il 9 ottobre prossimo, all’Eliseo di Roma. Mondo contemporaneo permettendo.
Lo racconteremo.
(26 settembre 2014)
©gaiaitalia.com 2014 diritti riservati riproduzione vietata