Di uccelli, fratelli etero (zigoti) e della resistenza antifascista: Festival del film di Roma, edizione 9

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di Alessandro Paesano  twitter@Ale_Paesano

Rieccoci qua, alla nona edizione dell’ex Festa del cinema veltroniana, trasformata da Rondi in un Festival internazionale del film che nessuno dice di volere ma poi sono tutti qua, con la scusa di criticare, dicono.

Abbiamo iniziato, non per scelta ma per disperazione, con un film italiano, sezione Gala, prodotto da Colorado Film, Wildside esoap opera (3) Medusa: Soap Opera, (Italia, 2014) di Alessandro Genovesi.
La prima mattinata di festival prevedeva infatti come alternativa solamente la proiezione di un horror/thriller cinese (The Dead End) – eh già Muller è sempre il direttore del Festival -, quindi capirete bene che…

Soap  opera è un film anche piacevole da guardarsi, più per l’impianto scenico, made in Cinecittà, che riproduce gli esterni e gli interni a vista di un palazzo di una città completamente ricoperta dalla neve o per il cast, nel quale recitano tutti e tutte come stessero interpretando dei piccoli cameo. Un po’ meno per la fotografia di plastica.

Nomi del cinema, pochi, e della tv, molti, che danno vita a delle maschere simpatiche, dall’attrice famosa della tv che ha un debole per gli uomini in divisa, alla coppia di fratelli gemelli eterozigoti (carina la battuta sul fatto che sono etero e non omo) dove il migliore amico del protagonista (che c’è, anche se non sembra) in attesa di diventare padre, deve togliersi il dubbio se è o meno innamorato di lui (sin da quando si baciarono da bambini al campeggio scout) dandogli un altro bacio con la lingua.

I costumi à la collodi, un suicidio, che viene subito dimenticato, e due gravidanze, una in corso l’altra in gestazione, non riescono a dare spessore a un film esile esile, che scherza in maniera superficiale con la disabilità (uno dei due fratelli gemelli eterozigoti ha perso l’uso delle gambe) e sull’omosessualità dalla quale si entra e si esce con un bacio  il commento sul quale, da parte dell’amico che non ha dubbi sul proprio orientamento sessuale, non può che essere che schifo. 

Un prodotto da fiction tv nonostante le velleità registiche da film (i totali in cui i 4 appartamenti occupano tutto lo schermo generosamente panoramico).

Cominciamo bene. E continuiamo peggio.

140320_SCI_BirdMovies.jpg.CROP.original-originalIl primo film in concorso della sezione distaccata Alice nella città, alla sua undicesima edizione, A Birder’s Guide to Everything  (Usa, 2013) di Rob Mayer, è proiettato doppiato in italiano perché il film è distribuito in Italia.

Alla faccia del festival Internazionale!

Il film è una commedia adolescenziale non banale nella quale un adolescente, orfano di madre da poco più di un anno, deve fare i conti con il matrimonio del padre (con l’infermiera che assisté la madre moribonda) mentre va alla ricerca di una anatra creduta estinta.

Lui fa il bird watcher e quando, a inizio film, preferisce sbirciare un uccello invece della ragazza buzzicona che si allaccia un reggiseno di spalle, la sala, gremita di studenti di entrambi i sessi  della locale fauna scolastica romana, pensa bene di gridare a frocio.

Se questa è la generazione del futuro possiamo stare certi che Roma ne è sprovvista.

Il film godibilissimo, si fa vedere e sottolinea come il sesso a 15 anni non è un must e come la morte arriva senza preavviso e senza una ragione.
Si fa sentire un po’  meno e non solo per il doppiaggio, pessimo, ma anche per gli starnazzamenti dei cervelli sopraffini di cui sopra che commentano grassamente tutte le volte che si parla di uccelli.

E anche questo è il genio romano.

9499My Italian Secret The Forgotten Heroes (Usa, 2013) di Rob Meyer è un documentario che racconta il coraggio normale delle tante persone italiane, di fama (Bartali) o meno che hanno aiutato la popolazione ebraica a fuggire dall’Italia fascista, prima, e dalla furia nazifascista poi, nel periodo che va dalle leggi razziali del 38 alla fine della guerra.

Tra le testimonianze delle  persone sopravvissute, che nel corso del film ritornano nei luoghi che le hanno viste nascondersi e fuggire, filmati d’epoca e scene ricostruite cinematograficamente,  con una voce narrante  d’eccezione (Isabella Rossellini) My Italian Secret dice con icastica semplicità quel che nessun documentario italiano ha mai osato dire: il regime mussoliniano ha contribuito a deportare e uccidere migliaia di ebrei ed ebree, d’Italia e non, mentre vaste fasce della popolazione hanno rischiato la vita per nasconderle e farle fuggire.

Più interessato al racconto e alle emozioni che all’analisi storica e al punto di vista sociale e politico, il film di Meyer è una fonte importante di testimonianze iconografica (alcune rare immagini e filmati d’epoca)  umana (i racconti delle persone salvate, quello dei figli e dei nipoti di chi ha rischiato la vita propria e della propria famiglia) costituendo un esempio di documentario altro che va visto, diffuso e difeso. In sala, alla prima delle tre proiezioni previste, c’era una manciata di persone tutte avanti e molto avanti con l’età.

La memoria storica nel nostro paese non è cosa da giovani…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(16  ottobre 2014, rivisto il 17 ottobre)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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