Firenze: Emilio Campanella ha visto Quadri Bizzarissimi e vissuto Cene Allegrissime con Gherardo delle Notti

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gerritdi Emilio Campanella

Contrariamente alle mie abitudini partirò dalla fine e dirò ciò che non va bene in questa bellissima mostra e che è, peraltro, pochissimo: GHERARDO DELLE NOTTI, così veniva chiamato l’olandese Gerrit van Honthorst, fa parte del percorso museale della Galleria degli Uffizi, e questo è il problema; se da una parte per raggiungere le sale del primo piano si percorre tutto il secondo con il meraviglioso bombardamento di capolavori e le inevitabili fermate a salutare “vecchi amici”, altrettanto ci si trova nella fiumana turistica non sempre sensibile, od anche stremata, e questo si comprende benissimo, però, se la mostra è indicata in maniera poco chiara, ed io l’ho vista per la prima volta, guarda caso, a rovescio, salvo ripercorrerla poi tutta nella direzione giusta, succede poi di trovarsi con persone che scivolano rapidamente per le sale, distrattamente, e non ne capiscono il senso, anche se l’allestimento è curato, le luci assolutamente perfette, le didascalie ben evidenziate.

Fino al 24 Maggio, dunque, GHERARDO DELLE NOTTI, quadri bizzarrissimi e cene allegre, prima esposizione dedicata al pittore olandese, al suo percorso europeo, i suoi ispiratori, i suoi successori, la sua avventura italiana, il suo stile, e naturalmente l’uso sapiente della luce nelle sue “messe in scena”. Il percorso parte prima della sua apparizione, con esempi di artisti di poco precedenti o coevi, ma che determinarono la sua formazione.

Si parte con Luca Cambiaso (CRISTO DAVANTI A CAIFA del 1570, dal genovese Museo dell’Accademia Ligustica, drammatica scena con la luce che piove dall’alto) e con Caravaggio (l’impressionante CAVADENTI del 1609 da Palazzo Pitti) fra gli altri. Numerose tele in rappresentanza del periodo italiano, fra gli anni dieci e gli anni venti del 1600. Qui si cominciano a notare modalità che, mutuate da altri e rielaborate, influenzeranno fortemente contemporanei e successori: le sue scene notturne, appunto, la luce delle candele od altre fonti di grande effetto scenografico, con contrasti di ombre, figure fortemente illuminate, effetti di controluce… Temi d’ispirazione ed ovviamente, di committenza, ricorrenti, che si riincontrano da una sala all’altra, in cui si possono raffrontare le differenze d’impianto, le particolarità della composizione, le fonti di luce, ovviamente! Le ambientazioni sono quasi sempre notturne, che siano esterni o interni; le figure hanno sempre grandi contrasti luministici. Sono soggetti sacri e profani. Tutte le persone che vediamo sono molto umane nelle loro reazioni, nel gestire, anche nelle tensioni. Ci sono silenzi quando sono singole in meditazione, emozioni forti che traspaiono dai volti nelle scene drammatiche, clamore in quelle di feste e banchetti; anche le scene più fosche non sono mai veramente violente, non i martirii,  neppure quelle di derisione di Cristo, oppure le negazioni di Pietro.

Convivialità e giochi di sguardi, natività estatiche, pacate  scene di vita a Nazareth. Estremamente denso CRISTO DAVANTI A CAIFA, 1615-1616 dalla National Gallery di Londra. Nell’ultima sala della sezione: ADORAZIONE DEI PASTORI del 1619-1620, dal Corridoio Vasariano. Opera che si salvò dall’alluvione del 1966 e fu alla mostra: “DIPINTI SALVATI DALLA PIENA DELL’ARNO, 4 Novembre 1966, esposti alla Galleria degli Uffizi”, dal 21 Dicembre 1966. Non si salvò, invece dalla furia dell’attentato della notte fra il 26 ed il 27 Maggio 1993 che costò la vita a cinque persone, danneggiò ottanta dipinti e tre statue romane. Le schegge hanno “grattato” la tela lasciando ben poco di intelligibile. La sala dedicata a questo sfortunato dipinto, è una sorta di installazione-documentario, un tragico “son et lumières”: immagini dei soccorsi, bagliori di fiamme, grida, voci concitate, ululati di sirene, pompieri che accorrono, e pian piano, per plaghe riappare la tela com’era, nella sua luce morbida, poi nuovamente svanisce e torna la luce “cruda” sul suo stato attuale. Danni, vittime causate dalla follia umana. Un episodio simile ad altri di questi tempi, in cui si distruggono vestigia di civiltà ed opere d’arte, oppure si assalta un museo e si fa una strage, come al Museo del Bardo di Tunisi.

Tornando a Gherardo, c’è poi il periodo olandese, e di seguito l’ampia sezione dedicata a chi prese il testimone del suo genere di pittura e propagò la moda dei dipinti in cui le candele sono al centro, quasi più dei personaggi rappresentati. Un’altra indimenticabile particolarità della pittura di Gherardo delle Notti è la sua capacità di rendere la luninosità degli incernati, la morbidezza dei corpi investiti, o piuttosto accarezzati dalla luce, i chiaroscuri, i controluce, come in CENA CON IL SUONATORE DI LIUTO del 1619-1620 della Galleria degli Uffizi, non a caso scelto come simbolo della manifestazione, in cui convivialità, scherzo, divertimento e sensualità concorrono a rendere l’atmosfera festosa in questo quadro bizzarrissimo di una cena allegra, appunto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(22 marzo 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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