Sul cinema dialettico di Manoel De Oliveira, scomparso a 106 anni

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Manoel De Oliveira 01di Emilio Campanella

E’ arrivata la notizia che il decano del cinema mondiale, l’ultracentenario Manoel de Oliveira ci ha lasciato. Ogni anno, incontrandoci alla Mostra del Cinema di Venezia, e riscontrando che in programma c’era un suo film: un corto, ma anche un lungometraggio, ci meravigliavamo tutti dell’attivissima longevità di Dom Manuel. Non tutti lo amavano, ma di fronte ad una tale capacità, ormai, tutti si inchinavano… Non tutti andavano alle proiezioni. Io sì, non ne ho mancato una, e l’indomani, sotto gli sguardi spiritosamente sufficienti degli altri, noi amanti del suo cinema, ci scambiavamo impressioni ed emozioni.

Ora starà discutendo con Don Luìs, a proposito di BELLE TOUJOURS (2006), il delizioso, ironico, folle, coraggiosissimo film che continuava la vicenda di BELLE DE JOUR, mooooooolti anni dopo! Un gioco coltissimo cui si prestò Michel Piccoli riprendendo il personaggio, mentre Catherine Deneuve preferì rimanere le Severine storica. Fu Bulle Ogier, genialmente pazzerella ad avere il coraggio… vincente!

Quello di Manoel de Oliveira era un cinema di parole oltreché di immagini straordinarie, di attori magnifici, tanto il suo gruppo affezionato, quanto gli “ospiti” di lusso; ancora Piccoli in RITORNO A CASA (Je rentre à la maison, 2001) ritratto di un attore di teatro e del trauma che subisce…indimenticabile, alle prese con il Buck Mulligan della Telemachia joyciana! Dei molti film visti, rivisti, amati, amatissimi, quello che mi emoziona più profondamente è PAROLA E UTOPIA (Palavra e Utopia) in cui il ruolo di Padre Antònio Vieira è affidato a tre attori: Lima Duarte, Luìs Miguèl Cintra, Ricardo Trèpa.Episodio indimenticabile, la diatriba filosofica su riso e pianto in filosofia: Eraclito e Democrito; “avversario” di lusso: Renato de Carmine, a Roma, alla Presenza della Regina Cristina di Svezia, Leonor Silveira, altra attrice, come i precedenti, del gruppo fedelissimo al regista.

Come si sa, dalla fine della dittatura salazariana, la carriera cinematografica di Manoel de Oliveira divenne intensissima, con uno ed anche due titoli l’anno, con ispirazioni letterarie non solo portoghesi, ma anche molto francesi, tanto di testi narrativi, quanto teatrali, suggestioni storiche e filosofiche, esistenziali e psicologiche con una qualità speciale che si componeva di un’ironica, introspettiva malinconia. I MISTERI DEL CONVENTO ( O Convento, 1995) è da un testo portoghese, mentre LA LETTERA ( A Carta/La lettre, 1999) si ispira nientemeno che a LA PRINCESSE DE CLEVES di Madame de La Fayette con una ineffabile Chiara Mastroianni ed una sempre meravigliosa Francoise Fabian, oltre agli attori portoghesi abituali della “famiglia artistica” del regista. PARTY del 1996, è una sottile commedia nuovamente con Piccoli, Deneuve, Irene Papas. Ancora: UN FILM PARLATO ( Um filme falado, 2003) protagonista Leonor Silveira, SPECCHIO MAGICO ( Espelho magico, 2005), PORTO DELLA MIA INFANZIA (Porto da minha infancia, 2001): e li cito a caso, come mi vengono in mente, in disordine, mentre ancora forte è il ricordo de IL PASSATO ED IL PRESENTE del 1971, il primo che vidi, ormai molti anni or sono.

Ci mancherà, naturalmente, la lucida, disincantata, dialettica, sorniona visione di questro grande maestro; può consolarci il fatto che abbia lavorato a lungo regalandoci film straordinari, soprattutto nella prolificissima tarda e tardissima età, non come un collega, ucciso ancora giovane in uno stupido incidente stradale che ancora ci addolora, ma piuttosto come un altro grande vecchio, anche lui rimasto con noi oltre il secolo, che osservava come iniziare a lavorare in tarda età porti a farlo oltre i tempi di altri…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(4 aprile 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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