Di una Partitura P-irandelliana poco “interpretata”, #Vistipervoi di Alessandro Paesano

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Partitura P - foto di Manuela Giusto (3)di Alessandro Paesano twitter@Ale_Paesano

Fabrizio Falco ha approcciato tre novelle di Pirandello, La morte addosso (e non l’atto unico L’uomo dal fiore in bocca – che Pirandello ne ha tratto – come scritto nel flyer dello spettacolo) Una giornata e Il treno ha fischiato espungendone i dialoghi per cucirsi addosso tre monologhi che, nelle sue intenzioni, dovrebbero diventare i movimenti di un unico concerto sinfonico.
Il risultato è uno studio dal titolo Partitura P.

L’approccio drammaturgico ai testi è di superficie, Falco individua nell’affabulazione letteraria il focus della messinscena, tutta incentrata nella restituzione verbale, nella riproduzione del testo, piuttosto che nella ricerca di un sottotesto, di una intenzione che dovrebbe guidare l’attore.

Una regia esterna – Falco si è diretto da solo – lo avrebbe sicuramente saputo guidare meglio in questo confronto con Pirandello nel quale il giovane attore si attesta con una performance altalenante, mai davvero manchevole, eppure mai del tutto adeguata.

Poco credibile quando rimpiange la vita che gli sta per essere portata via dall’epitelioma perché concentrato sulla dizione e la flessione del testo piuttosto che a restituire – nonostante la sua giovane età – l’orrore della morte imminente, Falco non coglie mai davvero l’occasione di esplorare il mare sotterraneo delle emozioni tanto pirandelliane quanto proprie, risultando più convincente quando si fa narratore (soprattutto nel brano tratto dal Il treno ha fischiato).
Le emozioni e, più in generale, l’emotività della messinscena, d’altronde sono affidate (relegate?) a una partitura sonora invadente che sottolinea tutti i passaggi emozionali del testo invece di lasciarli alle recitazione che abdica così a una sua funzione precipua e imprescindibile.

Una abiura che toglie smalto alla bravura del suo interprete, quando c’è, la cui discreta capacità affabulatoria sembra essere mossa più dall’ego che dalla voglia di stare sul palco per comunicare davvero qualcosa al pubblico in sala.

Un pubblico entusiasta che ha tributato applausi generosi e gridato diversi bravo.
E chi siamo noi per contraddire il pubblico?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(7 aprile 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©gaiaitalia.com 2015 – diritti riservati, riproduzione vietata

©foto Manuela Giusto 2015

 

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