30° TGLFF, “Tom in America” di Flavio Alves visto da Gianfranco Maccaferri

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TGLFF 2015 - 11 Tom in Americadi Gianfranco Maccaferri  twitter@gfm1803

Torino Gay & Lesbian Film Festival premia un cortometraggio che esalta l’accettazione dell’omofobia interiorizzata e dell’omosessualità repressa, “Tom in America” sembra il Manifesto del Forum delle famiglie tanto è convenzionale nei suoi contenuti morali:

una coppia di anziani festeggia i cinquant’anni di matrimonio circondati dall’affetto della famiglia; il marito, attraverso il riconoscimento del bambolotto “Tom of Finland”, rimembra tutte le sue pulsioni omosessuali di una vita; stremato dal silenzio e dalla sua lotta interiore per nascondere la sua vera natura, rivela la verità alla anziana moglie; lei giustamente si chiede con chi ha condiviso cinquant’anni della sua vita, chi è davvero l’uomo con cui ha vissuto; il cortometraggio finisce con il marito che fa una scelta di continuità affettiva e di vita, buttando e allontanando da se “Tom of Finland”.

In tutta questa aberrante negazione di libertà di vita, di affetti, di scelte, di sincerità, di essere se stessi… la giuria quali significati ha visto che a me sono sfuggiti?

Forse la tensione frustrante di nascondere la propria omosessualità per tutta la vita che poi esplode e si concretizza nel raccontarlo alla moglie dopo cinquant’anni di matrimonio e di falsità, questo è un atto così agitatore tale da premiarlo in un gay & lesbian film festival?

Personalmente, l’unico atto degno di nota che ho visto nel film, è stato quello della moglie nell’esprimere al marito la sua delusione e la sconfitta nell’aver vissuto una vita accanto a un uomo falso proprio nella loro intimità, nel loro amore, nel loro scambio di sincera affettività.

Al regista bisogna dirglielo: sono un’infinità di anni che sappiamo che molte persone vivono la loro vita da etero pur essendo omosessuali, è la società basata sulla famiglia che lo pretende, e tutto questo ci ha reso sempre molto tristi e amareggiati, soprattutto quando si perpetua e non sfocia in un qualcosa di liberatorio e costruttivo.

Ma se il regista ha pensato di essere interessante raccontando la quotidiana falsità generazionale dei nostri padri o nonni, nulla di male: siamo talmente pieni di film omofobi e moralmente contrari alla libertà di amare che lo avremmo tranquillamente ignorato. Ma se il regista candida il suo prodotto al TGLFF …o vuole divertirsi provocando o probabilmente non conosce nulla della produzione cinematografica LGBT degli ultimi quaranta anni. Ignorare la tematica specifica è lecito, come è possibile che la ignorino anche i giovanissimi membri della giuria, non è una colpa, nessuno è tuttologo, anche se nessuno è obbligato ad inserirsi in un festival LGBT.

È indispensabile precisare che gli attori (Burt Young e Sally Kirkland) sono bravissimi e la regia è interessante, il livello qualitativo complessivo del film è davvero buono.

Altra precisazione: il cortometraggio in un anno è stato presentato e proposto a livello internazionale in diversi prestigiosi festival cinematografici, ma mai in festival o manifestazioni che hanno o prevedono tematiche LGBT. Un motivo ci sarà!

Il pubblico ha fatto vincere: “Aban + Khorshid” di Darwin Sernik (Usa, 2014)

Un cortometraggio costruito bene, intenso, ispirato a fatti realmente accaduti, dove l’amore rappresentato è vigoroso, sano, totalizzante, un amore che sopravvive a tutto… sino all’impiccagione dei due ragazzi.

“Dedicato a chi è morto per amore”.

TGLFF 2015 - 10 Tom in America

(6 maggio 2015)

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