L’Arte di Emilio Campanella: “Un rivoluzionario a Miramare”, Trieste fino all’8 dicembre

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Ippolito Caffidi Emilia Campanella

 

 

 

Presentata a Trieste al Museo Storico del Castello di Miramare, il 7 luglio scorso, da Luca Caburlotto, direttore del Polo Museale del Friuli Venezia Giulia, Donatella Fabiani e Annalisa Scarpa, autrici dei testi del piccolo, agile, irrinunciabile catalogo edito da Marsilio, la mostra “IPPOLITO CAFFI , DIPINTI DI VIAGGIO FRA ITALIA E ORIENTE sarà aperta fino all’8 dicembre prossimo.

Oltre quaranta opere del vedutista bellunese, provenienti dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia, ed ideale preludio alla mostra del prossimo anno, in occasione del centocinquantenario della morte dell’artista. Nel castello dell’Arciduca Massimiliano d’Asburgo, un pittore che tanto si batté per l’unità dell’Italia, che fu imprigionato, perseguitato, esiliato, accusato ingiustamente di trame, in realtà dovute ad un omonimo, e che dovette per decenni vivere come un coscritto nonostante il grande successo. Morì poi nel 1866 nella battaglia di Lissa.

Il principe e l’artista, due vite, in un certo modo, parallele, per tempi, età, interessi, legami con l’oriente.

Questo il motivo dell’allestimento nel bel castello triestino, in due sale, una al piano terreno, l’altra al primo, intelligentemente inserite nel percorso museale con il quale si integrano senza traumi. Quattro le ideali suddivisioni tematiche: Venezia, che comprende FESTA NOTTURNA A VENEZIA IN ONORE DEGLI ARCIDUCHI MASSIMILIANO E CARLOTTA, del 1857 (Trieste, Museo Storico del Castello di Miramare), dipinto in occasione della visita degli augusti sposi alla città lagunare. Roma, secondo sguardo tematico nella cui scelta risulta doveroso ricordare CARNEVALE DI ROMA, LA FESTA DEI MOCCOLETTI del 1837; Napoli con una gamma che comprende RIVIERA DI POSILLIPO del 1843, immersa in una luce chiara, il profilo del suggestivo Palazzo Donn’Anna che si staglia. Atene, Turchia, Egitto, Asia Minore, a concludere un veloce viaggio orientativo, sintetico e stimolante intorno ad uno dei vedutisti di maggiore importanza del diciannovesimo secolo, e non solo.

Viaggi e peregrinazioni di un perseguitato politico di grande successo, le cui commissioni importanti, l’amore per i viaggi, il desiderio di libertà, il sogno risorgimentale, portarono ad una vastissima produzione sempre di grande livello, di soggetti noti e richiestissimi.

Inizialmente ostile alle innovazioni tecniche della fotografia, successivamente, come molti, ne utilizzò i risultati tecnologici per approfondire le proprie originali tecniche intorno ad una ricerca formale personalissima tanto ad ardite ed inedite inquadrature di soggetti arcinoti, quanto, e soprattutto per ciò che concerne un approfonditissimo e suo unico stile di studio della luce.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(29 agosto 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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