Festa del Cinema di Roma, 2015 Monster Hunt: dov’è il lieto fine?

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Festa del Cinema di Roma 2015 - 02 Monster Huntdi Alessandro Paesano  twitter@Ale_Paesano

 

 

 

 

 

 

Al suo debutto cinematografico come regista di un film a tecnica mista (live action e animazione) Raman Hui, che firma la sceneggiatura con Alan Yuen, ci presenta una storia che, nonostante gli innesti di cultura nordamericana , si distingue per una sua fisionomia cinese.
Monster Hunt (Cina, Hong Kong , 20015) è ambientato in un mondo passato dove gli esseri umani hanno cacciato tutti i mostri relegandoli sulle montagne. Mentre il regno dei mostri è combattuto da una lotta interna per il potere il figlio della regina viene messo in salvo da alcuni impavidi fedeli che, per nasconderlo, lo portano in mezzo agli umani. Ne nasce ZhuoYaoJiJingBaiRanHaiBaoTingDaDuLiangXi14508 uno scontro-incontro tra culture ed esistenze che, seppure non sempre coerente nella sua linea narrativa, sa divertire e intrattenere con continue trovate grazie a una sceneggiatura che non perde mai il ritmo. Tra mostri che si camuffano da umani e giovani ragazzi figli di baldi cacciatori di mostri che però preferiscono fare i cuochi e i sarti (e rimangono incinti di mostri) e giovani cacciatrici di mostri inesperte ma tenaci, il film ci delizia con effetti speciali e una scenografia e dei costumi azzeccati e mai banali.

 

Peccato però che il racconto affrontato non dia occasione per mettere minimamente in discussione i ruoli tra i generi (nonostante il papà incinto è l’istinto materno della ragazza a salvare il neonato mostro da una febbre pericolosa), mentre il finale vede i mostri e gli umani separarsi vanificando la promessa messianica che il figlio della regina avrebbe segnato un nuovo futuro per mostri ed esseri umani. Il sacrificio paterno del padre incinto, che giustifica un’apparente severità (per proteggere il figlio mostro deve cacciarlo dal consesso degli umani dove sarebbe in pericolo) non fa che ristabilire il patriarcato giustificandolo con una qualunquismo politico tutt’altro che rivoluzionario.

 

Ognuno viva coi propri simili, in barba all’integrazione e al rispetto delle differenze.

 

Niente lieto fine, nemmeno nelle favole…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(16 ottobre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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