Festa del Cinema di Roma. Con “Closet Monster” il “ragazzo gay” è servito

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Festa del Cinema di Roma 2015 - 04 Closet Monsterdi Alessandro Paesano   twitter@Ale_Paesano

 

 

 

 

 

 

Nella sinossi di Closet Monster (Canada, 2015) di Stephen Dunn, presentato in concorso per “Alice nella città”, sezione collaterale e autonoma di questa decima edizione della Festa del Cinema, si legge che Oscar Madly il protagonista adolescente del film (che ha 18 anni) è insicuro della sua sessualità. In realtà Oscar sa bene cosa è e cosa vuole e infatti appena incontra il coetaneo Wilder inizia subito ad avere fantasie sessuali su di lui.

 

Il desiderio omoerotico di Oscar è però contrastato da una sensazione di malessere che si somatizza allo stomaco che è collegata a un ricordo traumatico della sua infanzia quando assisté a un pestaggio omofobico ai danni di un ragazzo i cui aggressori gli infilarono una sbarra di ferro nel sedere. Il padre al quale chiese il perché di quel gesto violento l’allora piccolo Oscar si sentì rispondere che l’aggredito era gay. Il film illustra il percorso di autoconsapevolezza di questo giovane ragazzo che scopre il sesso nel bagno di un appartamento privato, dove viene penetrato da un giovane più grande di lui (che almeno usa il preservativo) e l’amore con Wilder con il quale si bacia, uno dei baci più sensuali di cui abbiamo memoria dai tempi di My Beuatyful Laundrette: Wilder beve dell’acqua e poi ne lascia cadere alcune gocce nella bocca di Oscar prima di baciarlo, un bacio vero a labbra aperte. La liberazione di Oscar passa anche attraverso la ribellione al padre e l’avvicinamento alla madre che se ne era andata quando era ancora piccolo, altro trauma per Oscar, che dà al film un’aura di maschilismo, queste madri egoiste che abbandonano mariti e figli

 

Solo quando Oscar riesce a tirarsi fuori la sbarra di ferro che gli penetra metaforicamente lo stomaco può abbandonare il padre e andare a vivere da solo. Una metafora che si fa chiaro indice di come quello omofobico sia uno stigma che, colpendo un ragazzo, colpisce tutti i ragazzi.  Rimane però il dubbio, che il film non scioglie mai del tutto, che l’omosessualità di Oscar sia indotta dal trauma, o dalla situazione familiare e non sia invece una normale variante del comportamento umano. D’altronde Sthephen Dunn che firma anche la sceneggiatura non si emancipa dal cliché del personaggio gay e ci presenta Oscar seguendo tutti i topoi del caso: Oscar è solitario,  eccentrico (ha la mania dei vampiri), immaturo, parla ancora con il criceto, che gli risponde (a dargli la voce è Isabella Rossellini) fa del sesso anale con uno sconosciuto, e alla fine della sua emancipazione rimane da solo, senza entrare in relazione affettiva con un altro ragazzo.

Festa-del-Cinema-di-Roma-2015---03-Closet-Monster

Una solitudine che il film ci presenta come liberatoria dimenticando che l’orientamento sessuale è una caratteristica relazionale delle persone che si è davvero liberi di essere gay (come etero) solamente quando si ama qualcuno o qualcuna. Un’opera prima interessante, più per la presenza nel cast di Connor Jessup che interpreta Oscar, ce lo ricordiamo altrettanto bravo e bello nel film Blackbird (Canada, 2012)  di Jason Buxton , presentato sempre ad Alice nel 2012, che per il tema affrontato che nonostante qualche intuizione interessante (lo stigma che ferisce tutti) non sa scrollarsi di dosso un pregiudizio che suo malgrado è ancora dannatamente omofobico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(16 ottobre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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