Festa del Cinema di Roma: “Au plu prés du Soleil” il buon cinema patriarcale…

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BOB4.366119di Alessandro Paesano    twitter@Ale_Paesano

 

 

 

Sophie, giudice istruttrice, interrogando Juliette, una donna di 30 anni accusata di aver sfruttato e indotto al suicidio il suo amante, che lascia moglie e figli, scopre che l’imputata è la madre biologica di Leo, adottato da lei e suo marito Olivier. Olivier vorrebbe dire tutto a Leo ma Sophie non vuole.

Il film si dipana da questa premessa interessante con delle scivolate di gusto e molte azioni poco plausibili Sophie non ricusa il caso come la deontologia le impone, ma anzi, gelosa fa condannare Juliette.

Olivier spinto da curiosità e sensi di colpa va a visitare Juliette le dà dei soldi, e si fa sedurre mentre in una crociera Juliette, ignara dell’identità del giovane, finisce a letto con suo figlio….

Au plu prés du Soleil (Francia, 2015) di Yves Angelo che firma la sceneggiatura assieme a François Dupeyron e Gilles Legrand è superbamente girato e magistralmente interpretato ma paga una certa misoginia di fondo: Sophie è gelosa della giovane madre biologica del figlio adottivo e questo sentimento irrazionale e femminile prende il sopravvento sulle sue qualità professionali in un modo che il film dà per scontato senza spiegarlo meglio confidando che il pubblico ravvisi nel suo comportamento una reazione comune e non minata dal pregiudizio di genere (ah! le donne!!!). Altrettanto improbabile il comportamento di Oliver, che è avvocato…,  e finisce a letto con Juliette perché… non si sa ah, sì! perché le femmine sono femmine e i maschi… (e di nuovo ah queste donne!) e che il diciottenne Leo vada a letto con una trentenne (trovandola tra le migliaia di passeggeri di una nave da crociera moderna) oltre a essere statisticamente improbabile è anche implausibile per la  stessa psicologia con cui il film descrive Juliette attratta da uomini maturi e panzuti

Certo l’eleganza della scrittura, la sensibilità visiva con cui il film è diretto, affascinano e seducono ma su questi argomenti trattati ancora come casi letterari di una cinquantina d’anni fa mentre ormai sono fatti quotidiani alla portata di tutti e tutte, invecchiano il film legandolo inesorabilmente a un fatalismo patriarcale da rispedire al mittente con i complimenti del pubblico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(20 ottobre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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