di Alessandro Paesano twitter@Ale_Paesano
Hua Li Shang Ban Zou (Cina-Hong Kong, 2015) di Johnnie To racconta della quotazione in borsa della società miliardaria Jones & Sunn. Tra le nuove leve d’ambo i sessi e le alte sfere scorre la stessa febbre per una competizione spietata che però non fa trascurare le vite private, intessute sule relazioni segrete, i doppi giochi amorosi, il rischio dell’amore per il lavoro.
Girato in un inutile e inespressivo 3D il film è interessante nel restituire le nuove vie economiche della Cina postcomunista negli stilemi di una commedia cantata che descrive psicologie e sentimenti, stacanovismo e nuovo arrivismo, con rara intelligenza ed efficacia.
Qualche cliché evitabile (la compulsività all’acquisto di beni voluttuari relegata al solo femminino come se gli uomini non indulgessero nell’acquisto di beni di consumo non necessari) e un limite intrinseco che individua l’agenda segreta della vita di ogni personaggio nella sfera di un arrivismo personale e privato che non coinvolge mai la politica nel senso di vita pubblica né l’ideologia capitalista (né tantomeno comunista).
Esageratamente lungo (se ne potevano sforbiciare tranquillamente 20 muniti senza danno ferire) Hua Li Shang Ban Zou si impone anche per il corpo set che ricostruisce in studio persino le strade e le metropolitane oltre agli uffici, tutti ambienti caratterizzati dalla mancanza delle pareti con uno straniante effetto teatrale, elegante e puntuale (la scenografia come metafora dell’assenza di vita privata e al contempo dell’importanza delle apparenze in una società votata al successo individuale).
(18 ottobre 2015)
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