Bo Summer’s, scrivere come dio: “La Grande Utopia”

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di Bo Summer’s   twitter@fabiogalli61

Kandinsky Il Cavaliere Azzurro

 

 

 

 

 

 

 

 

“Dinanzi a una impellente necessità, le barriere sono travolte” Kandinskij, La grande Utopia

 

 

 

 

Cortese Signore,

nel mio dolore seguo l’orlo, lo percorro. Malamente. Di che si tratta? E che il sentimento non possa essere, forse, più doloroso?

È di Minime Anime che vorrei ancora parlarLe. È di quel testo così pronto ad insediarsi dispoticamente nel dramma [quasi murato, vale a dire: bucato a se stesso] del nulla, è di quel flauto di Pan che voglio nuovamente dire.

Lo amo, quel testo, e Lei ne è perfettamente a conoscenza. Ne parlammo di persona. È una chiave silenziosa che apre la porta. La sua forma di colomba [non che ciò accada propriamente così, non è che quel lavoro non abbia peso, o spicchi il volo, sulle mie spalle. Il suo peso atroce. Ma il gesto, qui, in questo testo, è “elevare”].

Non del male dello scrivere, la cura, il mal pensamento della guarigione al di sotto ma al di sopra e di questo, anche, già ne parlammo in aula d’Accademia quel giorno, si tratta. Là.

Quasi vinti, insanguinati, attraversano sentieri [questi miei testi, senza nessun’altra gioia che loro stessi?] che non si riconosco più.

“Accade che dei versi svelino il proprio pensiero fino al punto di non riconoscerlo..” Poesia e Destino, Milo De Angelis.

E qui è proprio dell’andare a casa attraverso percorsi sconosciuti, di questo ne ho fatto un’ottima bandiera!, ma non mi strapperanno dalla mia solitudine, la mia naturale escrescenza d’animale crudele!

Umile [e di questo si tratta] in mezzo a tanto lusso letterario [l’altro, non il mio, questo è certo] ci si domanda. La risposta, che si insedia fin dalla partenza stessa del chiedere nella mente, può liberare del cristallo, dell’ebano, o secernere liquido misterico o, peggio!, il nulla assoluto che si teme oppure, ancora, può divinizzarsi per via d’un argentino responso [atteso, creda].

Di questo io prego: mi dica se di Minime Anime ne è qualcosa. Per Milo De Angelis, al quale ho consegnato a mano il dattiloscritto in via Rosales, è un errore letterario. Lei sa quanto mi possa premere una risposta in merito.

Con ogni stima.

 

 

 

[inviando questa missiva a Roberto Sanesi il 31-10-1986]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(4 dicembre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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