L’Arte vista da Emilio Campanella: Paolo Poli, ci ha lasciati lo zio biricchino

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Paolo Poli 01di Emilio Campanella

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non me lo aspettavo proprio, anche perché non sapevo che fosse malato, ma forse lo avevo rimosso; ci ha lasciati anche Paolo Poli, il nostro elegante ottantasettenne, interprete e continuatore del teatro all’antica italiana sul lato brillante e caustico (ho sempre considerato Carmelo Bene l’esponente principe del versante tragico della stessa tradizione), della commedia borghese, del romanzo d’appendice delle buone cose di pessimo gusto, delle canzoncine, canzonette, canzonacce d’antan che ti martellano in testa senza riuscire a liberartene, ma che in fondo, ti divertono anche. Riusciva a raccontare un romanzone in cinque minuti, un dramma verista in trenta battute, una tragedia in quattro gesti, infarcendo tutto di coltissime esilaranti citazioni, couplets ammiccanti, sorrisi e strizzate d’occhio indirizzate con precisione, con un’eleganza, un aplomb invidiabili, e mai una caduta di gusto.

Dagli anni cinquanta del secolo scorso alla genovese Borsa di Arlecchino, attraverso radio (e che radio!) ed anche televisione di gran gusto, facendo coppia ad esempio, lui bambino per bene con i calzoncini all’inglese, con una Sandra Mondaini, indimenticabile bambinaccia! Ma tornando alla radio, e vado a braccio, non voglio consultare archivi ma affidarmi alla memoria, partecipazioni a dei Tre Moschettieri memorabili in cui faceva i personaggi peggiori (come Milady) divertendosi follemente, e poi, più recentemente, sempre su Radio3 le letture delle Sorelle Materassi di Palazzeschi, con uno scavo feroce dei caratteri e di un umore cattivo e perfetto, senza contare un Pinocchio forse quasi più sottile e crudele di quello del già citato Carmelo Bene.

Spaziò dalla letteratura di ricerca (Gli esercizi di stile di Queneau) all’agiografia tradizionale (Rita da Cascia, anche in una edizione sonora in audiolibro, di storica pubblicazione, in cui ricopre tutti i ruoli), dalla reinvenzione della tradizione (La leggenda di S.Gregorio), alle favole-anche-per-bambini, alle serate d’onore (Favole e Mezzacoda).

Dichiaratamente ed elegantemente omosessuale, legato ad una gaiezza antica, gioiosa e solare, fine dicitore, attore, mimo; a suo agio in abiti sontuosamente femminili come in frac bianco o nero (Mezzacoda, ancora ) lettore di poesia liberty e decadente, sempre con molto rispetto e sorniona ironia ed autoironia. Memorabili certi suoi ruoli cinematografici, come la centenaria in H2O di Roberto Faenza. Indimenticabile anche nella memoria degli amici, come dei conoscenti occasionali, per la sua capacità di conversatore sempre interessante e spiritoso, capace di creare spettacolini inventando, ricordando, raccontando con abile funambolica memoria.

Generosissimo in scena riuscì ad improvvisare ed inventare per un’ora (quando in anni lontani, i suoi spettacoli avevano un mese di rappresentazione nel perduto Teatro del Ridotto di Venezia) in occasione di un guasto tecnico fortunosamente risolto, deliziando il pubblico che si era goduto un’ora di Paolo Poli a sorpresa in regalo.

Ci manca già , ovviamente molto, questo inossidabile ragazzaccio!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(26 marzo 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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