La Nueva Ola, Festival del Cinema Spagnolo: dal vostro inviato ingordo e stacanovista

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Festival del Cinema Spagnolo 2016di Alessandro Paesano  twitter@Ale_Paesano

 

 

 

 

 

 

 

 

Estenuante, lunghissima, ricchissima, indimenticabile giornata di sabato, giornata clou dell’intera programmazione di questa nona edizione del Festival La Nueva Ola.
Dalle 14.30 (prima proiezione) alle 22.30 (in realtà 23.10 per qualche ritardo tecnico) il vostro inviato, ingordo e stacanovista, ha visto per voi (ma anche per lui) tutte e cinque le pellicole in programmazione.
5 film diversissimi per stile, genere e storie raccontate ma tutti felicissimi nella loro piena riuscita.

La sala gremitissima (anche alla proiezione delle 14.30, giusto quella delle 22.30 ha registrato una flessione ma non tutte le persone hanno la stamina del vostro inviato) è il miglior tributo al cinema spagnolo e manda un preciso messaggio alla distribuzione italiota (pavida e poco oculata): se distribuite anche altre cinematografie oltre quella, onnipresente, a stelle e strisce il pubblico viene in massa, persino alle proiezioni in lingua originale, pensate un po’!

Roma Cinema Spagnolo 04 la Isla MinimaIl primo gioiello di questa lunga giornata è La Isla Minima (tl.l. L’isola Minima) (Spagna, 2014) di Alberto Rodríguez al suo sesto lungometraggio, uno splendido noir ambientato nel 1980 che racconta dell’indagine di Pedro (Raúl Arévalo) e Juan (Javier Gutiérrez), due detective della squadra omicidi della polizia di Madrid, chiamati a indagare sul caso di due ragazze scomparse

in un villaggio alle foci del fiume Guadalquivir (profondo sud spagnolo).
Le due ragazze vengono ritrovate, morte e mutilate, e il loro ritrovamento  viene collegato alla morte di altre vittime, sempre giovani ragazze, adescate dall’assassino seriale con la scusa di trovare un lavoro che le porti lontano dal villaggio.

Rodríguez che ha una mano registica felicissima nel restituire i paesaggi con un inquadrature estetizzanti e riprese all’alto da contrapporre ai fatti su cui i due detective stanno indagando firma anche la sceneggiatura (insieme a Rafael Cobos) di un noir intelligente e ricco di citazioni (a cominciare da Le paludi della morte Usa, 2011, di Ami Canaan Mann) riuscendo a mantenere un stile europeo e nazionale che gli è valso 10 premi Goya e un enorme successo di botteghino.
Ad andare oltre alla superficie della storia raccontata il film si presenta come una splendida metafora del Paese di allora e, a ben vedere, di oggi.
Il film è ambientato nel periodo post-franchista, subito prima del tentativo di Golpe da parte dell’esercito, impedito dalla fermezza del Re Juan Carlos che sostenne il Parlamento democraticamente eletto. Questa ambientazione storica che potrà dir poco a un pubblico non spagnolo, è ribadita nel film in tanti piccoli dettagli a cominciare dalle condizioni economiche degli e delle abitanti del villaggio agli scioperi che agitano il posto come il resto della Spagna  e della Costituzione. Se il regista ci mostra dettagli storici non è mai per puntiglio scenografico: quel crocefisso con le immagini di Franco e di Hitler che i due detective trovano nella camera d’albergo al loro arrivo è il segno di un Paese ancora profondamente fascista (franchista) la cui transizione democratica fatica ancora a compiersi, così come ci confermano le reazioni dei superiori dei due detective  che a n certo punto vogliono insabbiare il caso e che hanno spostato Pedro nell’estrema provincia per le sue proteste su di un superiore ancora apertamente franchista.
Anche le rivelazioni finali sul Juan il compagno di squadra di Pedro (che Pedro scopre faceva parte della Brigata Politico-Sociale franchista) ci mostrano la grana di un Paese profondamente ancorato al passato e tutta la vicenda assume in prospettiva il memento di un periodo storico infangante come le paludi nelle quali i due detective vanno a indagare.

Attenzione però! Rodriguez non indulge in nessun manicheismo il suo sguardo non è mai banale ma restituisce la complessità dei suoi personaggi: così il “democratico” Pedro è poco interessato alla gente del luogo, mentre Juan è empatico (con i genitori delle due ragazze scomparse) si informa della gente, del loro lavoro etc.

I metodi di Juan sono all’apparenza più calmi mentre Pedro si lascia andare alla violenza per estorcere informazioni mostrando così il doppio volto del franchismo, che lavora di nascosto e della democrazia che non si cura di violare i suoi stessi precetti in caso di emergenza.

La Isla Minima non ha nulla da invidiare al neorealismo nella sua capacità di cogliere la realtà anche sfruttando gli stilemi di un genere dalla fisionomia riconoscibilissima come il noir.

Se pensiamo alla strada che la Spagna ha fatto in questi 36 anni mentre l’Italia che ha avuto il doppio del tempo per affrancarsi dal fascismo impallidisce, affogata com’è nell’ignoranza reazionaria misogina maschilista e omofoba, c’è da impallidire.
Ma questo, come al solito, è un altro discorso.

La Isla Minima è regolarmente in sala, doppiato in Italiano.

Forse qualcosa sta cambiando nel sistema distributivo italiano.

Almeno così ci piace credere.

Roma Cinema Spagnolo 07 A Cambio de NadaCon A cambio de nada (t.l. In cambio di niente) (Spagna, 2015) di Daniel Guzmn cambiamo genere e registro.

Guzman al suo film di esordio ha impiegato 10 anni, racconta in sala, per portare sullo schermo questa commedia semi-autobiografica che ci parla di Darío e Luismi, due adolescenti amici per la pelle che vivono nello stesso blocco abitativo di un sobborgo operaio di Madrid.
Dario è bello e impulsivo Luismi è sovrappeso e più coi piedi per terra.

Nonostante la saggezza gli consigli prudenza Luismi si lascia coinvolgere da Dario in azioni al limite della legalità (anzi proprio illegali): guida senza patente e furto con scasso…

Ma non si tratta di prodromi di delinquenza o devianza sociale piuttosto dell’insofferenza di un giovane adolescente che rifiuta di essere usato dai genitori, in via di divorzio, come strumento di danno reciproco.  Da solo per le strade, complice l’imminente estate, cerca altrove la sua famiglia e la trova in un meccanico fuorilegge e in una anziana signora che recupera mobili lasciati nei cassonetti della spazzatura.  Dialoghi brillanti, gusto per l’inquadratura, grande capacità di dirigere gli interpreti (i due protagonisti al loro primo ruolo, trovati dopo un lunghissimo casting tra gli abitanti del quartiere, mentre il ruolo dell’anziana collezionatrice di mobili buttati è Antonia Guzmán, la nonna del regista) A cambio de nada  ci fa ridere senza abdicare al senso critico ricordando a noi adulti la responsabilità che ci investe sempre quando abbiamo a che fare con le persone più giovani siano loro la nostra prole o nuove amicizie.

Roma Cinema Spagnolo 07 DesconocidoEl Desconocido (t.l. Lo sconosciuto) (Spagna, 2015) di Dani de la Torre è uno splendido esempio di film d’azione alternativo che non ha nulla da invidiare alle produzione statunitensi per quanto riguarda expertise tecnica e carica rocambolesca (esplosioni, inseguimenti, elicotteri e quant’altro) ma che, a differenza delle produzioni a stelle e strisce, ci presenta dei personaggi fuori cliché, o, se preferite, di contro-cliché.

Un bancario in crisi matrimoniale si ritrova in macchina con la figlia e il figlio quando riceve una telefonata nella quale uno sconosciuto lo avverte della presenza di una bomba a bordo che esploderà se non gli consegna 400 mila euro.

Il bancario si comporta tutt’altro che da eroe mentre la polizia (coinvolta suo malgrado) presenta un ispettore imbecille e una capa degli artificieri intuitiva e ruvida.

Grande intrattenimento, di nuovo, senza abdicare al senso critico (le banche non è che ci facciano una bella figura), in un film anche questo, miracolosamente, nelle sale italiane col titolo Desconocido – resa de conti.
Che ci sia una …nueva ola anche nella distribuzione italiana?

Roma Cinema Spagnolo 05 Isla BonitaLa Isla bonita (t.l. La buona isola) (Spagna, 2015) di Fernando Colomo, al suo ventesimo film, è un film riuscitissimo.

Sull’isola di Minorca (la isola bonita del titolo) le vite di alcuni amici e amiche si intrecciano. Fer un regista di una certa età in crisi (divorzio e trasloco alle spalle) giunto sull’isola per girare un documentario è ospite del suo amico Miguel Angel. Quando la moglie di questi invita in casa madre e parenti Fer viene ospitato da Nuria, più giovane di lui e scultrice. Fer pensa di fare colpo su di lei senza riuscirci. Diventa amico però della sua giovane figlia Olivia, la quale tiene una relazione a distanza con Tim anche se non disdegna fidanzamenti temporanei quando Tim vive nella sua Svizzera.
Il film ci regala momenti di riflessione sull’amore (i due ragazzi rivali di Olivia finiscono col mettersi insieme…), sui rapporti di amicizia (Miguel Angel che corre al richiamo di Fer nonostante una crisi familiare non di poco conto) sull’arte (le relazioni tra arte e pubblicità e i rispettivi messaggi nei dialoghi tra Fer e Nuria) e sulla vita in generale.

Il miracolo di questo film è che è stato girato con appena 70mila euro e che la sceneggiatura era poco più di un canevaccio e che attori e attrici son tutti amici e amiche del regista (che interpreta Fer) che hanno contribuito ai personaggi e ai dialoghi con la loro spontaneità e improvvisazione.

Nel film tre piccole sequenze di altrettante pellicole dove Fernando Colomo ha partecipato come attore (Todos los hombres sois iguales, Todo es mentira e Entre vivir y soñar) sono impiegate come flashback che spiegano a Olivia i trascorsi matrimoniali di Fer (sposatosi tre volte).

Penultima perla di una giornata davvero indimenticabile, in quel di Roma, cinema Farnese, quasi nemmeno il tempo di andare al bagno tra una proiezione e l’altra (Stamina, ricordate?)

L’ultimo film è stato una sorpresa al di là di ogni immaginazione.

Roma Cinema Spagnolo 06 Tras el Cristal

 

Tras el Cristal (t.l., Nel cristallo) presentato nel programma come film di una quasi esordiente Marisa Paredes (nella foto), alla quale è dedicata l’ultima giornata del festival a Roma, è in realtà un film culto a cavallo tra horror e omoerotismo.

Un film unico nel suo genere che racconta del legame profondo e malato tra il giovane e bellissimo  Angel (nomen omen) e Klaus, un ex torturatore di bambini, pedofilo e assassino, costretto in un polmone d’acciaio in seguito a un tentativo di suicidio perché, spiato, temeva di essere scoperto.

Angel si presenta nella casa dove Klaus vive con la moglie Griselda (Marisa Paredes) e la loro piccola figlia Rena. Angel, il ragazzo che ha spiato Klaus durante l’assassinio di una delle sue vittime durante i titoli di testa, gli legge estratti dal suo diario (che gli aveva sottratto allora)  e, in una eccitazione se(n)suale che li accomuna, si sostituisce lentamente a lui.

Da uno dei bambini coi quali Klaus  ha avuto rapporti sessuali Angel diventa un nuovo Klaus trasformando l’uomo, ora nel polmone d’acciaio, in un inerme testimone come erano testimoni  inermi le sue vittime infantili.

Angel non è mosso affatto da un sentimento di vendetta ma di desiderio cannibale per il corpo di Klaus che lo induce a prenderne letteralmente il posto nel polmone d’acciaio portando con sé in questo delirio di transfert di identità Rena la quale, attratta dal ragazzo più grande come molte ragazzine,  prenderà il posto suo.

Roma Cinema Spagnolo 09 Tras El CristalStrada facendo alcuni omicidi efferati: l’impiccagione di Griselda (donna virago che Angel riesce a dominare con la sola forza dello sguardo) l’uccisione di due bambini dinanzi Klaus, uno con una iniezione di benzina al cuore, metodo à la Klaus, la seconda con un più classico sgozzamento.

Augusti Villaronga restituisce questa ossessione pedofila e assassina con un gusto figurativo pittorico e una sensualissima sensibilità omoerotica sorprendenti, in una maniera tutt’altro che morbosa, nonostante possa sembrare il contrario, dove il male domina obliquo  sui personaggi seducendoli come seduce il pubblico in sala (anche se, durante la proiezione, qualcuno se n’è andato prima della fine, ma il film è finito alle ore una…).

Tras el Cristal si isnerisce in un discorso letterario riconducibile a Masoch e De Sade, tra fumetto erotico e Edgar Allan Poe lasciando esplodere la fantasia narrativa e figurativa di un regista che non conoscevamo e che ci ha sedotti per sempre.

E infine uscimmo a riveder le stelle…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(9 maggio 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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