L’Arte vista da Emilio Campanella: mostre puntuali alla Casa dei Tre Oci

Altra Cultura

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René Burri 00di Emilio Campanella

 

 

 

 

 

 

 

Alla Casa dei Tre Oci della Giudecca, a Venezia, due nuove interessantissime mostre di fotografia: Utopia, con immagini di René Burri e quelle di Ferdinando Scianna per: “Il Ghetto di Venezia, 500 anni dopo”, che si potranno visitare fino all’8 gennaio 2017.

Poche settimane dopo la chiusura della visitatissima mostra dedicata ad Helmut Newton, ecco una nuova, stimolante, doppia proposta che affianca due grandi, diversissime personalità della fotografia (entrambe legate all’Agenzia Magnum ) e coglie due temi centrali della cultura espositiva veneziana dell’anno e non solo: l’architettura e la ricorrenza della fondazione del primo Ghetto Ebraico del mondo.

Il piano terra ed il primo piano del palazzo sono dedicati allo svizzero René Burri (Zurigo 1933-2014), del quale sono esposte cento fotografie di differenti formati in bianco e nero ed a colori, e si sono scelti vari temi; predominante è l’architettura: quella degli edifici, come quella dei volti degli architetti ritratti, fra i maggiori del novecento, ed ovviamente, anche di questo secolo ancora molto giovane: Le Corbusier, Oscar Niemeier, Mario Botta, Renzo Piano, per fare solo alcuni nomi . Non mancano paesaggi, eventi epocali, esposti in una stimolante alternanza.

Al terzo piano, le cinquanta intense immagini di Ferdinando Scianna dedicate al Ghetto di Venezia: persone, riti, luoghi, oggi come ieri, nelle ritrovate e tramandate tradizioni ebraiche, nei comportamenti, nei luoghi, attraverso i volti dei turisti, dei frequentatori dei ristoranti kosher, dei tradizionali negozi di alimentari, di quelli artigianali. L’architettura, gli abitanti, la vita quotidiana, in un magnifico bianco e nero. Fra queste fotografie, anche qualcuna dedicata all’importantissimo cimitero ebraico del Lido di Venezia, luogo unico e di rara suggestione, già celebrato da Goethe nel suo Viaggio in Italia. Tutte le altre immagini sono nel piccolo e denso perimetro del Ghetto, e ci sono anche delle “pietre d’inciampo”…

Il lavoro di Scianna è recentissimo, è iniziato circa sei mesi fa, ed ha occupato tre mesi di attività e tre viaggi e soggiorni in città di dieci giorni, sotto la guida di Ziva Kraus ( presente in mostra in un bel ritratto), imprescindibile personalità della cultura, in città, ed animatrice dell’importantissima galleria d’arte Ikona Gallery (che in questo momento ospita una mostra fotografica storica intorno a Peggy Guggenheim). Un lavoro alla ricerca dell’umanità dei volti, delle voci delle pietre, delle intonazioni della sacralità, con estrema discrezione, ed un’attenzione a non violare le intimità di chi sta partecipando ad un rito, a rispettare la vita delle persone, lo stupore dei turisti ebrei stranieri, le persone anziane, i bimbi, un signore dall’aria patriarcale che guarda qualcosa fuori campo… bambini in visita al (magnifico!) museo.

Una mostra “piccola”, ma quanto intensa!, corredata da una bella pubblicazione/catalogo edita da Marsilio.

 

 

 

 

 

(29 agosto 2016)

 

 

 

 

 

 

 

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