Festa del Cinema di Roma: “Una” e il maschilismo è servito

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festa-del-cinema-di-roma-2016-25-unadi Alessandro Paesano   twitter@Ale_Paesano

 

 

Una (Gran Bretagna/Stati Uniti/Canada, 2016) di Benedict Andrews intavola un discorso complesso e pericoloso per i  non detti che risiedono non soltanto nell’argomento trattato, la relazione sessuale tra un uomo maturo e una adolescente di 13 anni, ma anche per il mezzo cinematografico scelto per raccontare la storia.

Una è tratto dalla pièce teatrale Blackbird di David Harrower e soffre di tutti i limiti di questa sua origine.
A differenza del teatro dove tutto viene evocato dalla parola o dai movimenti degli attori e delle attrici, nel cinema, a causa della verosimiglianza fotografica,  il versosimile emana non solo dai personaggi ma anche dall’ambiente diegetico nel quale sono immersi.

Il teatro può permettersi di omettere dettagli o mancare in verosimiglianza senza operare una censura perché si basa sull’icasticità del qui e ora del palcoscenico.
Il film rimanda sempre a un altrove nel quale i personaggi vivono pienamente e dove ogni omissione assume la forma di una mancanza o di una censura.

Una affronta un delicatissimo doppio confronto tra Ray,  l’uomo adulto che ha fatto sesso penetrativo con una 13enne, non perché attratto dalle ragazzine di quell’età ma perché interessato a quella ragazzina in particolare, e Una, che vediamo sia ragazzina, allìepoca in cui si svolsero i fatti, sia 15 anni dopo,  giovane donna coinvolta da Ray oggi come allora.

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La fissazione con cui Una cerca Ray 15 anni dopo, così come il sesso occasionale che le vediamo fare in discoteca e poi con un sottoposto di Ray (che ora si fa chiamare Peter) non si capisce se siano il segno di un disagio che ha colpito la ragazzina dopo la relazione con Ray o sia piuttosto la causa di quella relazione.
Non si capisce insomma se Una è una vittima o è una Lolita mangiauomini.

Per cui la lancia che il film sembra spezzare a favore di un giudizio meno moralista e sessuofobo  sui rapporti amorosi e sessuali tra persone con forte differenza d’età (argomento spinosissimo e delicatissimo) è subito gettato alle ortiche maschiliste quando il film mostra simpatia per il personaggio maschile vittima della sessualità femminile acerba.
Il film rimane a metà del guado senza riuscire ad affrontare una storia d’amore, improbabile ma non impossibile, tra una tredicenne e un uomo maturo, ma senza restituire la giusta prospettiva in una relazione sessuale sentimentale con una minore ribadendo con fermezza  che tra un uomo adulto e una tredicenne la persona da difendere, anche come immagine pubblica, è  sempre lei e mai lui.

 

Insopportabile la scelta registica, risibile e al limite della violazione della sospensione dell’incredulità narrativa, che per Una impiega giocoforza due diverse attrici, a seconda dell’età, mentre l’attore che interpreta Ray non solo è sempre lo stesso ma non viene nemmeno invecchiato di un giorno, rimanendo dello stesso aspetto (compresa la foggia dei capelli…) nonostante i 15 anni di differenza tra le due epoche in cui il film si svolge.

 

 

 

(21 ottobre 2016)

 

 

 

 

 

 

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