L’Arte vista da Emilio Campanella: l’Impressionismo di Zandomeneghi

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zandomeneghi-padova-00di Emilio Campanella

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ la mostra dell’anno di Palazzo Zabarella a Padova, che continua a studiare la pittura italiana dell’ottocento, ed in special modo, quella fra otto e novecento. Il titolo dell’esposizione, aperta al pubblico fino al 29 gennaio 2017, risulta volutamente programmatico, la ricorrenza è il centenario della morte dell’artista veneziano, avvenuta a Parigi, dove visse lungamente, nel 1917.

La ricognizione parte dall’inizio della carriera di Zandomeneghi, ma nelle primissime sale, anche da prima, dalla famiglia di scultori; viene sinteticamente tratteggiato l’ambiente artistico circostante, e di pari passo, la carriera del pittore, dall’Accademia a Venezia, a Brera, avendo lasciato la propria città, ancora sotto l’Austria, per Milano già indipendente; l’arrivo in Sicilia, seguendo Garibaldi, poi a Firenze, e nuovamente a Venezia divenuta italiana. Peregrinazioni risorgimentali, sperimentazioni e ricerche artistiche in cui coniugava la sensibilità  veneziana e la tecnica sulla ricerca della luce dei Macchiaioli; come si disse successivamente che la sua pittura francese aveva sempre una sensibilità veneta, nelle luci, nel modo di comporre i gruppi di figure, un calore mediterraneo molto interessante per un artista ad un certo punto quasi assimilato con la pittura parigina a cavallo dei due secoli, a buon diritto e con grande merito e riconoscimento di altri artisti. Più difficile il rapporto con la critica, soprattuto in Italia dove peraltro, inizialmente, ben poco si sapeva del cosiddetto impressionismo, infatti, quando Vittorio Pica, critico ed organizzatore di Biennali, nel 1914 allestì una sua mostra proprio in una di quelle importanti occasioni, la critica non comprese né Zandomeneghi, né la sua pittura francese.

A Parigi il veneziano “rustego” si scontrava amichevolmente con Degas e gli altri trovando come il suo lavoro fosse partito da lontano, facendo un tipo di ricerca non dissimile. Molto più tardi Roberto Longhi (era il 1952), caldeggiò il pittore, e piano piano il collezionismo iniziò a scoprirlo, soprattutto a Milano. Certo, tornando indietro, una personalità  come Diego Martelli (presente in mostra un bel ritratto del 1870, da Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti) lo stimò molto, ed infatti la stagione macchiaiola è molto presente nel percorso espositivo e corrisponde alla seconda delle sei sezioni in cui si suddivide.

Ci sono i temi, le tecniche, le luci, ritratti, paesaggi, talvolta con una certa tentazione bozzettistica.

A Parigi è lo sguardo sulla vita della città, sui riti sociali, le strade, i caffè, e molta attenzione per la figura femminile. Molto interessante la capacità di cogliere movimenti ed atmosfere con al centro ampi gruppi di persone, come ne La Terrasse del 1895, collezione privata, oppure in Matinée musicale, 1895-1900. anche questo di collezione privata. E’ un interno affollato durante un concerto in un salotto, con una qualche distrazione degli ascoltatori. Sembra di vedere M.me Verdurin dardeggiare con sguardi di fuoco, i distratti… Riti sociali, ma anche donne sole nella loro intimità, le loro confidenze, le loro passeggiate, la loro eleganza, il loro fascino, le loro letture: ad esempio Paul De Cock, 1869, ancora collezione privata, in cui due amiche sedute vicine, una che ride beata, nel suo chiaro abito a righe, l’altra, più raccolta, in nero, reagiscono diversamente alla lettura di un autore definito ameno. Peraltro, alcuni decenni dopo, Leopold Bloom porterà  romanzi di questo autore alla moglie Molly, che li apprezzava molto. Siamo nell’Ulisse di Joyce che si svolge nel 1904.

Un piccolo quadro che riassume una situazione coniugale già cristallizzata è Luna di miele, a pesca sulla Senna, 1878 c.a, Gallerie degli Uffizi, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti. Una piccola tela (cm. 16X29 ) dall’inquadratura “fotograficamente” perfetta, giocata sul’orizzontalità spaziale degli argini e del corso d’acqua. La giovane, elegante signora spezza le linee con la sua presenza, seduta su uno sgabello pieghevole, il parasole fra le mani guantate, di lui si vedono appena spuntare, in basso, il cilindro e la canna da pesca. Un matrimonio già  spento.

Questa bella ed ampia esposizione, corredata da un catalogo Marsilio, al solito alto livello qualitativo, sarà  una scoperta per molti, una riscoperta per altri.

 

 

 

 

(30 settembre 2016)

 

 

 

 

 

 

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