A Venezia “Serenissime Trame”, Emilio Campanella le ha viste per voi

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di Emilio Campanella

 

 

 

 

Sino al 23 Luglio prossimo, a Venezia la  Galleria Franchetti alla Ca’ D’oro, Museo Nazionale, propone una mostra estremamente stimolante e colta intitolata: Serenissime Trame, Tappeti della Collezione Zaleski e dipinti del Rinascimento, che si potrà visitare fino al 23 luglio. L’idea nasce dalla collaborazione fra il Polo Museale del Veneto, la bresciana Fondazione Tassara, cui Roman Zaleski ha donato 1.325 tappeti della propria collezione… e non sono tutti.

L’esposizione è curata da Claudia Cremonini, Moshe Tabibnia, Giovanni Valagussa. Con l’occasione verranno restaurati quattrodici tappeti della collezione Franchetti, al momento nei depositi, tre dei quali esposti, e che facevano tutti parte degli allestimenti museali degli anni venti e trenta del Novecento. Questo crea un punto di contatto fra collezionismo privato e pubblico. Quello di accostare tappeti e dipinti è un argomento affrontato già negli studi fra Otto e Novecento, e più recentemente, in maniera molto approfondita, alla mostra bergamasca dedicata a Lorenzo Lotto del 1998: Lorenzo Lotto, Il genio inquieto del Rinascimento, all’Accademia Carrara.

Per quanto riguarda la presenza di tappeti a Venezia, si parla di turchi, anatolici ed anche persiani, per quanto le documentazioni parlino di provenienze turche ed egiziane. Generalmente si trattava di doni ufficiali, specialmente nel caso del Doge Grimani. Venezia era il principale centro d’importazione di tappeti, grazie alla presenza della comunità ebraica, che li prestava alla Serenissima per occasioni ufficiali; venivano poi  resi alle botteghe dove chi desiderava poteva acquistarli. Sono in mostra tappeti molto grandi, sicuramente provenienti da moschee, ma altri, altrettanto sicuramente da chiese transilvane, con un interessante, importante, inaspettato incrocio, sovrapposizione di sacralità. I motivi senza fine, come si sa, si legano all’infinita irrappresentabilità del divino dai mille nomi. La presenza dei tappeti nella pittura italiana s’ inizia dal Duecento, con Giotto, e con la pittura senese di Ambrogio Lorenzetti, ad esempio. Poi nel primo Quattrocento, nel Veneto, a Ferrara, Bellini, e poi man mano di seguito per un utiilzzo decorativo, ma non solo, dei tappeti nelle pale d’altare, sotto i troni delle maestà, nelle stanze, sulle balaustre… Usanza questa che ancora dura in certe zone, durante le processioni.

La bella esposizione è accompagnata da un ottimo, agile catalogo edito da Marsilio. In mostra ventinove tappeti, alcuni della metà del Quattrocento, tutti in uno stato di conservazione praticamente perfetto e sei dipinti antichi( Foppa, Carpaccio, Dosso Dossi, Francesco Beccaruzzi, Gerolamo dal Libri, i prestiti sono da Milano, Pinacoteca di Brera; Bergamo, Accademia Carrara; Firenze, Galleria degli Uffizi; Verona, Museo di Castelvecchio) accostati con grande gusto ed illuminati con molta cura.




(5 aprile 2017)

 

 

 

 

 

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