di Ghita Gradita, twitter@gaiaitaliacom
“Io guardo moltissimi video, non leggo mai. Dovrei leggere, lo so. […] Sono entrata in una libreria ma non sapevo assolutamente cosa fare, ho letto quei riassuntini dietro le copertine dei libri e ho pensato e io dovrei leggere ‘sto coso?” Giulia De Lellis, esperta in tendenze, concorrente al GF Vip 2017.
Guardare il Grande Fratello Vip, o più correttamente il Grande Fratello vorreidiventare/ero/credopropriodiessere Vip potrebbe nuocere alla salute, ma non ci sono avvertenze e, magari è un nostro pregiudizio, non può certo essere più pericoloso di certi format di approfondimento politico. Io lo guardo di notte, quando i concorrenti “sbragano” più liberamente. Si incappa in perle indimenticabili: “Le donne, se le scopi bene, ritornano sempre”; secondo in classifica il “Non tutti i gay vogliono sembrare donne, alcuni sono normali”. Manca solo un “Non tutti i negri sembrano scimmie, alcuni sono Usain Bolt”.
Il fanta-reality ha un suo fascino, uno stile da fiera che da sempre barcolla indeciso tra trash e politicamente corretto; una passerella di deprimenti testimonianze di un’epoca angosciata, una specie di documento pop più veritiero delle ultime sopravvivenze di vita di morti in vita che Andy Warhol era meglio anche quando era già una mummia. Un paio di decenni prima di morire.
Il Grande Fratello vip è la risposta televisiva al perché le cose vanno come vanno. Basta guardarlo e non c’è più nient’altro da capire.
Nell’edizione di quest’anno non si può salvare uno solo dei partecipanti più giovani: i belli e le belle sotto i trent’anni sono cotti a puntino, rovinati. Chi pensa che essi non siano rappresentativi dei ragazzi comuni sbaglia: lo sono, rispecchiano fedelmente una fetta della loro generazione. Contro le peggiori esternazioni, gli splendidi muscoli perennemente in esercizio e contro i tacchi-trampolo certi gruppi con l’eskimo una volta avrebbero tirato uova marce e nei casi estremi perfino molotov, adesso i coetanei di questi esperti [sic] di trucco, palestra e depilazione si limitano a formulare poche critiche e numerose orgasmiche approvazioni sui social. E’ così che passano battute agghiaccianti gravide di sessismo e omofobia: quanta violenza c’è dietro la frase: “”Le donne, se le scopi bene, ritornano sempre”? A noi sembra che manchi solo l’affermazione “Se la violento bene poi si innamora”, che non è escluso non esploda nella testa di certi protagonisti delle cronache delle ultime settimane.
Insomma trasmissioni come il Grande Fratello vip spiegano come mai ai diritti abbiamo sostituito l’omologazione ed il conformismo: quella televisione lì ti dice come devi – dovresti – essere. Il muscolo, il tacco, la battuta sessista, il giudizio sui gay, non sono pregiudizi, sono la normalità. Dice il concorrente del Grande Fratello vip: “Siccome io sono vip, e sto in tivù, sono legittimato – proprio come Floris – a dire le peggiori porcate e se tu non ci fai vuol dire che ci sei. Ed ho ragione io”. Così che in realtà, essendo lo stereotipo del becerume istituzionalizzato dal becerume il gay o la donna apparentemente maltrattati dalle battute sessiste ed omofobe sono in realtà protetti. Perché il gay e il “se la trombi bene” diventano vulgata popolare. Quindi accettazione.
E’ così anche se non vi piace. Se poi volete dei diritti costituzionalmente riconosciuti potete anche andare a quel paese. Comanda il volgo. Perché va in tivù. Ed il popolaccio dei politici li segue. Perché vanno tendenza. O trending topics.
Se poi per voi simili programmi sono rimbecillimenti delle menti a fini politici siete dei pervertiti mentali. Quella è cultura. Quella odierna. Il resto sono affari vostri. Conto del Centro d’Igiene Mentale compreso.
(27 settembre 2017)
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